Totalitarismo

 

 

 

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Totalitarismo

 

IL TOTALITARISMO

 

Totalitarismo è un termine che nasce negli anni 20 con la proclamazione del carattere totalitario del fascismo dato da Mussolini, cioè dall’idea che il regime prendesse potere su tutti gli aspetti della vita pubblica.
Negli anni 50 il totalitarismo diventa oggetto di studio e vengono pubblicati due libri: “le origini del totalitarismo” di Anna Arendt, una filosofa ebrea tedesca che vede il totalitarismo nei suoi aspetti  storico-filosofici e quindi parla della perdita dell’essenza umana; e il libro di due storici Friedrich e Brerzinski “Dittatura e autocrazia”.
Le analisi del totalitarismo hanno valenza scientifica, cioè creano un modello concettuale da applicare a vari casi per capire se si parla o meno di totalitarismo.
Assume però in alcuni casi valenza ideologica, soprattutto durante la guerra fredda, quando serve a debellare la Russia  di Stalin.
Questo secondo aspetto tende a unificare la Germania nazista al regime comunista. Se le democrazie occidentali lottano per contro il nazismo, visto come male radicale, così devono fare contro il comunismo. In questo caso il combattimento non è armato, ma ideologico.
A partire dal 1956, dopo il XX congresso del partito comunista, l’Unione Sovietica è governata da un regime comunista differente da quello di Stalin, ma la Russia è vista ancora come l’impero del male.
Spesso anche il valore scientifico ha risentito di quello ideologico, ma oggi è utilizzato anche da chi non è sospettato di farne un uso strumentale.
Secondo la Arendt il totalitarismo è una forma di dominio di tipo nuovo che non si limita a distruggere le capacità politiche dell’uomo rispetto alla vita pubblica , ma incide sulle relazioni private fino ad arrivare alla privazione dell’io.
Lo scopo del totalitarismo è mutare la natura umana e questo vale sia per chi lo subisce che per chi lo attua perché quest’ultimo non si sente esente dalla possibilità di essere implicato.
Bisogna chiedersi se la disumanizzazione è una finalità o un effetto, se è cioè fatto coscientemente.
Forse nella mente dei dittatori non c’è il concetto filosofico, per cui è un effetto, ma quando il fenomeno tocca punti molto alti, come nei campi di sterminio, c’è volontà e quindi è un fine.
Gli strumenti del totalitarismo sono l’ideologia e il terrore.
Con l’ideologia si spiega io corso degli eventi attraverso il rifiuto di una verifica empirica, si espelle l’esperienza perché questa mostrerebbe la falsità dell’ideologia.
Attraverso l’indottrinamento e il monopolio dei mezzi di comunicazione viene inculcata l’ideologia.
In certi casi l’ideologia monopolizza il campo e reinterpreta l’esperienza come quando negli anni trenta vengono applicate le purghe staliniane ai fedeli comunisti visti come spie dell’occidente.
Nel sistema totalitario l’ideologia è quella situazione che viene portata al massimo livello.
L’ideologia non potrebbe esistere senza l’esistenza del terrore che piega tutti al volere dell’ideologia e serve a mostrare ciò che l’ideologia teorizza.
Il terrore è un elemento particolare dell’ideologia perché colpisce in modo oggettivo, non vengono colpiti cioè gli oppositori, ma coloro che in base alle esigenze del regime sono considerati nemici.
E’ il caso degli ebrei che vengono prima estromessi dai diritti civili e poi eliminati sulla base dell’accusa di essere nemici della razza ariana, senza tenere conto della volontà del singolo.
Questo è evidente in Italia quando dopo le leggi razziali si colpiscono anche quegli ebrei che sono fedeli al regime.
Quello che differenzia un regime totalitario da una dittatura è che nel secondo è possibile interessarsi di politica.
I regimi totalitari hanno caratteristiche simili: un partito unico, polizia segreta, ma non sono monolitici. Questo significa che la volontà scende dall’alto ma non direttamente cioè si passa attraverso centri di potere in lotta fra loro. Il dittatore sceglie chi appoggiare a seconda dell’esigenza politica. Questo è una garanzia per il dittatore che ha sempre una polizia schierata in difesa contro una qualsiasi rivolta militare.
Questo carattere è evidente nel libro di Neumann “Behemoth”. Il titolo si riferisce a un mostro di terra rappresentato da un elefante che è il simbolo della disgregazione della società.
Nel testo dei due storici ci sono analogie e differenze con quello della Arendt.
Si mette in rilievo il monopolio del potere basato sulla tecnologia, radio, stampa che consentono di penetrare nella popolazione: strumenti nuovi usati sapientemente dai regimi totalitari.
Il totalitarismo lavora sull’annullamento della società, tutto diventa politica.
La Arendt lavora sul significato filosofico, sul fine, mentre gli altri sulla descrizione. Nel primo testo si dà importanza al capo carismatico nell’altro no. Inoltre nell’applicazione del concetto di totalitarismo la Arendt è più ristretta mentre gli altri prendono in considerazione anche la Cina e il fascismo.
Negli anni sessanta nasce una critica contro queste analisi del totalitarismo che si basa su tre aspetti: la novità storica, il collegare l’esperienza nazifascista con quella comunista e l’estensione del modello totalitario agli altri regimi comunisti.
Per quanto riguarda la prima critica si portano come esempio alcune situazioni simili a quelle totalitarie come la dittatura a Sparta, ma ci sono caratteri del totalitarismo che sono tipici di un’età moderna.  
La possibilità di mettere insieme i vari regimi ha valenza ideologica. Per molti aspetti il comunismo e il nazismo si assomigliano per altri sono opposti.
L’ideologia comunista è rivoluzionaria e si basa sulla libertà, l’uguaglianza e l’eliminazione delle classi sociali, mentre il nazismo predica una società gerarchica e la presenza di un popolo di signori e di popoli che devono scomparire.
Gli scopi sono opposti, ma la prassi per certi versi è simile.
Per quanto riguarda l’ideologia il nazismo può essere considerato peggiore del comunismo, per la realizzazione pratica no perché il nazismo ha mantenuto le sue promesse, mentre il comunismo ha fatto l’opposto di ciò che aveva promesso.
Ci sono poi differenze nella struttura di classe, nell’organizzazione economica.
Il modello totalitario è la rappresentazione semplificata che contiene regole per capire la realtà.
Più il modello è dettagliato, più si addice a un campo ristretto della realtà, più è generale più si può ampliare il campo.
Questo si in senso diacronico, cioè lungo lo scorrere del tempo, sia in senso sincronico, cioè nelle varie società.
Se si inseriscono caratteristiche sulla struttura sociale, ideologica e economica il modello non può valere contemporaneamente per entrambe le nazioni.
E’ ormai condivisa l’idea che non è possibile vedere la continuazione del totalitarismo staliniano nai regimi comunisti posteriori.
Qualche somiglianza si trova al più con la Cina maoista.

 

Fonte: http://www.webalice.it/forluca/materials/appunti/STORIA.DOC

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