Sonetti di Shakespeare dal 70 al 90 tradotti dall' inglese in italiano

 

 

 

Sonetti di Shakespeare dal 70 al 90 tradotti dall' inglese in italiano

 

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Sonetti di Shakespeare dal 70 al 90 tradotti dall' inglese in italiano

 

Sonetto 70
That thou art blamed shall not be thy defect,
For slander's mark was ever yet the fair;
The ornament of beauty is suspect,
A crow that flies in heaven's sweetest air.

So thou be good, slander doth but approve
Thy worth the greater being wooed of time;
For canker vice the sweetest buds doth love,
And thou present'st a pure unstained prime.

Thou hast passed by the ambush of young days
Either not assailed, or victor being charged;
Yet this thy praise cannot be so thy praise,
To tie up envy, evermore enlarged,

If some suspect of ill masked not thy show,
Then thou alone kingdoms of hearts shouldst owe.

 

 


 

 

Non è tua colpa se sei biasimato,
La calunnia sulla beltà si spande,
Sospetto è quando il bello viene ornato:
Un corvo che si libra in cielo grande.

Se buono sei, calunnia dà risalto
Al merito, ché ambito sei dal tempo,
Ai germogli l’invidia dà l’assalto
E tu dai a essa un fiore, nel frattempo.

Passato sei per la tua verde età
Vittorioso quando fosti assalito,
Ma la virtù, virtuosa a metà,
L’invidia non fermò che t’ha aggredito.

Se il sospetto non ombrasse lo splendore
Il solo re saresti di ogni cuore.

Federico Bianchi III B

 

 

 


Sonetto 71
No longer mourn for me when I am dead
Than you shall hear the surly sullen bell
Give warning to the world that I am fled
From this vile world with vilest worms to dwell:

Nay, if you read this line, remember not
The hand that writ it, for I love you so,
That I in your sweet thoughts would be forgot,
If thinking on me then should make you woe.

O! if, I say, you look upon this verse,
When I perhaps compounded am with clay,
Do not so much as my poor name rehearse;
But let your love even with my life decay;

Lest the wise world should look into your moan,
And mock you with me after I am gone.

 

 


 

 

Se mai io morirò soffoca il pianto
Quando il rintocco della mia campana
Farà sapere al mondo tutto quanto
Di questa ignobile terra mondana.

Se leggerai le righe scorderai
La mano mia, ti voglio tanto bene
Che nei pensieri tuoi non starei mai
Se il mio ricordo desse delle pene.

E se i tuoi occhi cadrai su questi versi
Quand’io sarò confuso con la terra
Non rinnovare il nome che già persi
Ma lascia che il tuo amore cada in guerra:

Per tema che il mondo scruti nel pianto
E del burlare noi si faccia vanto.

Fabio Kerkeni  III B

 

 

 


Sonetto 72
O! lest the world should task you to recite
What merit lived in me, that you should love
After my death,--dear love, forget me quite,
For you in me can nothing worthy prove.

Unless you would devise some virtuous lie,
To do more for me than mine own desert,
And hang more praise upon deceased I
Than niggard truth would willingly impart:

O! lest your true love may seem false in this
That you for love speak well of me untrue,
My name be buried where my body is,
And live no more to shame nor me nor you.

For I am shamed by that which I bring forth,
And so should you, to love things nothing worth.

 


 

 

Per tema il mondo ti costringa a dire
Per che cosa tu debba ancora amarmi,
Scordami amor, quando sto per morire
Perché valori in me non puoi mostrarmi.

A meno che per me tu stia mentendo
Da compensare il riconoscimento
E aggiunga lodi a me che sto morendo
Che del reale più sia il monumento.

Per timore che falso sia il tuo amore
Se parli bene di me così indegno
Il mio nome col corpo senza amore
Sia sepolto e non lasci al mondo segno.

Ciò che scrivo mi sembra infamità
Uguale è per te amare indegnità.

Eleonora Rizzo  II scientifico Santa Marinella


Sonetto 73
That time of year thou mayst in me behold
When yellow leaves, or none, or few, do hang
Upon those boughs which shake against the cold,
Bare ruined choirs where late the sweet birds sang.

In me thou seest the twilight of such day
As after sunset fadeth in the west,
Which by and by black night doth take away,
Death's second self, that seals up all in rest.

In me thou seest the glowing of such fire
That on the ashes of his youth doth lie
As the death-bed whereon it must expire,
Consumed with that which it was nourished by.

This thou perceiv'st, which makes thy love more strong,
To love that well which thou must leave ere long.


La mia immagine associ al duro inverno
quando più non resiste alcuna foglia
sui rami secchi, freddi al loro interno
su cui cantarono uccelli con voglia.

In me tu vedi l’alba di un bel giorno
che al tramonto svanisce ad occidente,
quando la notte poi gli cala intorno
divide l’area dove l’odio è assente.

In me tu vedi spegnere quel fuoco
tra i miei ricordi della giovinezza,
come in un letto in cui diventa fioco
consunto dall’antica contentezza.

In me tu vedi questo e l’amor cresce
così amerai chi dalla tua vita esce.

Francesco Trinetti  V B


Sonetto 74
But be contented when that fell arrest
Without all bail shall carry me away.
My life hath in this line some interest,
Which for memorial still with thee shall stay.

When thou reviewest this, thou dost review
The very part was consecrate to thee.
The earth can have but earth, which is his due;
My spirit is thine, the better part of me.

So then thou hast but lost the dregs of life,
The prey of worms, my body being dead,
The coward conquest of a wretch's knife,
Too base of thee to be remembered.

The worth of that is that which it contains,
And that is this, and this with thee remains.


 

 

Non tormentarti per il tuo rifiuto
perché mi condurrà molto lontano;
per i miei versi sarò conosciuto
e nel ricordo non rimarrà invano.

Quando li leggerai potrai vedere
la parte mia che a te fu consacrata.
Terra avrà terra: questo è il suo potere;
avrai il mio spirto, una dote invidiata.

Perderai, quando non avrò più fiato,
la parte della vita tua peggiore,
la conquista che ha avuto quell’agguato
non potrai ricordare nelle tue ore.

Un corpo vale per ciò che contiene;
quello è qui: solamente da te viene.

Domenico Oliviero V B


Sonetto 75
So are you to my thoughts as food to life,
Or as sweet-season'd showers are to the ground;
And for the peace of you I hold such strife
As 'twixt a miser and his wealth is found.

Now proud as an enjoyer, and anon
Doubting the filching age will steal his treasure;
Now counting best to be with you alone,
Then better'd that the world may see my pleasure:

Sometime all full with feasting on your sight,
And by and by clean starved for a look;
Possessing or pursuing no delight
Save what is had, or must from you be took.

Thus do I pine and surfeit day by day,
Or gluttoning on all, or all away.

 


 

 

Tu sei vitale per i miei pensieri
Come le piogge nelle dolci brezze,
Per la tua pace lotto come ieri
Come l’avaro con le sue ricchezze.

Fiero ora di goderne  e a un tratto ansioso
Il tempo ruberà a te il tuo tesoro.
Di star con te da solo assai gioioso
Felice che si noti che t’adoro.

Sazio di divorarti con la vista
E ansioso di ricevere un tuo sguardo
Altre gioie non ho nella mia lista
Se non le trovo in te, di cui tanto ardo.

Così giorno per giorno m’arrabatto
Quando stringo la cinghia e quando schiatto.

Brizzi Chiara e De Mutiis Patrizia

 

 

 

 


Sonetto 76
Why is my verse so barren of new pride,
So far from variation or quick change?
Why with the time do I not glance aside
To new-found methods, and to compounds strange?

Why write I still all one, ever the same,
And keep invention in a noted weed,
That every word doth almost tell my name,
Showing their birth, and where they did proceed?

O! know sweet love I always write of you,
And you and love are still my argument;
So all my best is dressing old words new,
Spending again what is already spent:

For as the sun is daily new and old,
So is my love still telling what is told.

 

 


 

Perché i miei versi son senza trovate
Di variazioni o capovolgimenti?
Perché col tempo non dirigo occhiate
A inusitate norme o accoppiamenti?

Perché la stessa cosa sempre scrivo
E vesto sempre uguale l’invenzione,
Dice ogni nota il suo nominativo
Mostrandomi la propria direzione.

Perché sempre di te ragiono ancora?
Re e l’amore siete il mio argomento,
Delle parole scritte vivo ognora
Spendendo ancora quello che è già spento.

Come il sole si fa nuovo e passato
L’amore dice ciò che è pronunciato.

Piroli Martina II A

 

 

 


Sonetto 77
Thy glass will show thee how thy beauties wear,
Thy dial how thy precious minutes waste;
The vacant leaves thy mind's imprint will bear,
And of this book, this learning mayst thou taste.

The wrinkles which thy glass will truly show
Of mouthed graves will give thee memory;
Thou by thy dial's shady stealth mayst know
Time's thievish progress to eternity.

Look what thy memory cannot contain,
Commit to these waste blanks, and thou shalt find
Those children nursed, deliver'd from thy brain,
To take a new acquaintance of thy mind.

These offices, so oft as thou wilt look,
Shall profit thee and much enrich thy book.

 

 


 

 

Per lo specchio non sarai come le dee,
E il tempo sarà come un lungo viaggio
I fogli vuoti avranno le tue idee
E dal libro potrai trarre vantaggio.

Le rughe che lo specchio a te riflesse
Inducono il ricordo della morte
Che l’ombra sulla meridiana impresse,
La vecchiaia s’avvicina, è alle porte.

Tutto quello che hai dentro di più bello
Lo scriverai nel libro bravamente,
Quei pensieri arrivati dal cervello
Daranno altro sapere alla tua mente.

Con tal consiglio, quando lo vorrai,
Sarai più saggio e il libro arricchirai.

Vanessa Pazzaglia III B

 

 

 


Sonetto 78
So oft have I invoked thee for my Muse,
And found such fair assistance in my verse
As every alien pen hath got my use
And under thee their poesy disperse.

Thine eyes, that taught the dumb on high to sing
And heavy ignorance aloft to fly,
Have added feathers to the learned's wing
And given grace a double majesty.

Yet be most proud of that which I compile,
Whose influence is thine, and born of thee:
In others' works thou dost but mend the style,
And arts with thy sweet graces graced be;

But thou art all my art, and dost advance
As high as learning my rude ignorance.

 

 


 

 

Sì spesso come musa t’ho invocato,
Un tale aiuto ho trovato nei versi
Che una penna diversa m’ha imitato,
Sott’essa i loro versi son dispersi.

Tua vista fa cantar muti cantanti,
I più noiosi in alto assai volare,
Ha aggiunto piume ad ali assai sapienti,
Grazia e doppia imponenza può donare.

Puoi esser fiero ancor di quel ch’io scrivo,
L’hai influenzato tu, mio caro amante,
Tu di bellezza e grazia non sei privo,
I tuoi ornamenti fan l’arte elegante.

Ma l’arte mia sei tu, la mia ignoranza
Al sommo del saper spedita avanza.

Valentina Capati

 

 

 


Sonetto 79
Whilst I alone did call upon thy aid,
My verse alone had all thy gentle grace;
But now my gracious numbers are decay'd,
And my sick Muse doth give an other place.

I grant, sweet love, thy lovely argument
Deserves the travail of a worthier pen;
Yet what of thee thy poet doth invent
He robs thee of, and pays it thee again.

He lends thee virtue, and he stole that word
From thy behaviour; beauty doth he give,
And found it in thy cheek: he can afford
No praise to thee, but what in thee doth live.

Then thank him not for that which he doth say,
Since what he owes thee, thou thyself dost pay.

 

Finché fui solo a chiedere il tuo aiuto
La mia poesia ebbe il tuo favor gentile,
Ma ora il mio bel verso è decaduto
E lascia il posto a un altro con più stile.

È vero, amore mio, la tua bellezza
Di certo merita ben altra penna;
Se il tuo poeta nei versi t’apprezza
A te la ruba e ti rende la strenna.

Virtù t’ascrive e tolse la parola
A l’onestà; bellezza egli t’accorda
E la trovò sul tuo viso, grazia sola
Che da te viene e da te non discorda.

Non ringraziarlo per il risultato,
Restituisce quanto tu gli hai dato.

Federica Salamone V G

 

Finché io solo cercavo il tuo aiuto
Il mio verso godé d’ogni tua grazia
Ma ora  che il mio bel verso è caduto
La mia musa malata va in disgrazia.

È proprio vero il tuo argomento, amore,
Cose di te lui si deve inventare,
Ma ciò che scrive il tuo valente autore
Prima lo ruba e poi lo fa pagare.

Presta virtù e ruba le parole
La bellezza che dà è nella tua gota,
Non può lodarti perché non lo vuole
Per una cosa che in te già si nota.

Non ringraziarlo, dunque, non c’è nesso,
lo deve a te, ti paghi da te stesso.

Luca Fanciulli, Andrea Chinese II B


Sonetto 80
O! how I faint when I of you do write,
Knowing a better spirit doth use your name,
And in the praise thereof spends all his might,
To make me tongue-tied speaking of your fame.

But since your worth, wide as the ocean is,
The humble as the proudest sail doth bear,
My saucy bark, inferior far to his,
On your broad main doth wilfully appear.

Your shallowest help will hold me up afloat,
Whilst he upon your soundless deep doth ride;
Or, being wrack'd, I am a worthless boat,
He of tall building, and of goodly pride:

Then if he thrive and I be cast away,
The worst was this, my love was my decay.

 

 


 

 

Oh quanto mi disanima sapere
Che miglior penna usa ogni facoltà
Per celebrare il nome tuo e avere
Dunque la lingua, ma in tranquillità.

Ma dato che quel tuo grande valore
Sopporta sia una piccola paranza
Che una gran nave (il mio è peggiore)
Anche il mio scafo arriva a gran distanza.

Il minimo sciacquio mi tiene a galla
Mentre solca del mar la vastità,
Il mio scafo va a fondo se ha una falla
Ma il suo, di gran valore, è dignità.

Perciò se vince lui e io son cacciato
Il peggio è che l’amore ha rovinato.

Erika Biagiotti  II A

 

 

 


Sonetto 81
Or I shall live your epitaph to make,
Or you survive when I in earth am rotten,
From hence your memory death cannot take,
Although in me each part will be forgotten.

Your name from hence immortal life shall have,
Though I, once gone, to all the world must die:
The earth can yield me but a common grave,
When you entombed in men's eyes shall lie.

Your monument shall be my gentle verse,
Which eyes not yet created shall o'er-read;
And tongues to be, your being shall rehearse,
When all the breathers of this world are dead;

You still shall live, such virtue hath my pen,
Where breath most breathes, even in the mouths of men.

 

Che sia io a dettar la tua iscrizione
O a sopravvivere tu alla mia fine
La tua memoria sarà tra le persone
S’anche perdessi il mio ricordo infine.

Da qui il tuo nome avrà vita immortale
Mentr’io dovrò del tutto scomparire,
Fossa comune avrà il corpo mortale
Mentre negli occhi altrui potrai apparire.

Il monumento tuo sarà nei versi
Miei dolci che in futuro leggeranno
E la tua vita, idiomi più diversi,
Tutti ormai estinti, rievocheranno.

Grazie alla penna mia sempre vivrai
E tra gli umani vita eterna avrai.

Smacchia, Rasicci II A

 

Perché fardelli bisogna portare
Magnificando tutte le apparenze
O solide basi per sempre gettare
Più fragili d’ingiurie e di violenze?

Non vidi forse gente vanitosa
Perdere, per aver pagato il prezzo
Di grazia effimera poco gloriosa
Mercenari perduti in falso vezzo?

Fammi vivere in te con devozione,
Prendi l’offerta che viene dal cuore
Non mista a scorie e priva di finzione
Che ti dà fede in cambio dell’amore.

Vattene, delatore, chi è sincero
Fugge da chi l’accusa e ignora il vero.

Eleonora Diottasi  IV B


Sonetto 82
I grant thou wert not married to my Muse,
And therefore mayst without attaint o'erlook
The dedicated words which writers use
Of their fair subject, blessing every book.

Thou art as fair in knowledge as in hue,
Finding thy worth a limit past my praise;
And therefore art enforced to seek anew
Some fresher stamp of the time-bettering days.

And do so, love; yet when they have devis'd,
What strained touches rhetoric can lend,
Thou truly fair, wert truly sympathiz'd
In true plain words, by thy true-telling friend;

And their gross painting might be better usd
Where cheeks need blood; in thee it is abusd.

 

 


 

 

Vero: non hai spostato la mia musa,
Perciò sei liberissimo di leggere
Le dediche che lo scrittore usa
Sul soggetto che tutti vuol proteggere.

Tu sei bello di viso e d’intelletto,
E scopro limitata la mia lode
Perciò devi cercare in ogni assetto
Qualche genere fresco più alle mode.

Fai pure, amore, però quando avranno
Finito gli ornamenti più abusati,
Bellissima vivrai tu senza danno
Nelle parole dei tuoi amici amati.

E quelle tinte forti molto usate
Per guance senza sangue son stonate.

Bertini Nicole  II A

 

 

 


Sonetto 83
I never saw that you did painting need,
And therefore to your fair no painting set;
I found, or thought I found, you did exceed
The barren tender of a poet's debt:

And therefore have I slept in your report,
That you yourself, being extant, well might show
How far a modern quill doth come too short,
Speaking of worth, what worth in you doth grow.

This silence for my sin you did impute,
Which shall be most my glory being dumb;
For I impair not beauty being mute,
When others would give life, and bring a tomb.

There lives more life in one of your fair eyes
Than both your poets can in praise devise.

 

Non mi ero accorto che bisogno avesse
La tua beltà d’esser raffigurata
Pensavo che il tuo genio sopra stesse
Di un poeta all’offerta un po’ annoiata.

Perciò ho dormito nel magnificarti
Affinché tu, con l’esser qui presente
Mostrassi quanto una penna a lodarti
Per le tue qualità sia insufficiente.

Attribuisti il silenzio al mio peccato
Mentre è un pregio: non guasto la bellezza
Se zitto sto: è chi si dedicato
A farla vivere le toglie giovinezza.

Più vivo è un occhio tuo che tutti i canti
D’entrambi i tuoi poeti celebranti.

Sterpa Marika II A

Mai vidi che mancavi di colore,
Non ne aggiunsi perciò  alla tua bellezza,
Per questo che trovai te superiore
Al poeta che ci offre una sciocchezza.

Solo per questo non ti dissi niente
Ed affinché potessi mostrare
Fino a che punto una penna è carente
Per la virtù che vive in te esaltare.

Mi incolpasti di questo mio tacere,
Mentre il silenzio sarà la mia gloria,
La bellezza non vado a sottacere,
Altri vogliono vita e danno scoria.

In un tuo occhio ho visto più vigore
Di quanto ne ha inserito ogni tuo autore.

Andrea Celiberti  V G


Sonetto 84
Who is it that says most, which can say more,
Than this rich praise, that you alone, are you,
In whose confine immured is the store
Which should example where your equal grew?

Lean penury within that pen doth dwell
That to his subject lends not some small glory;
But he that writes of you, if he can tell
That you are you, so dignifies his story.

Let him but copy what in you is writ,
Not making worse what nature made so clear,
And such a counterpart shall fame his wit,
Making his style admired every where.

You to your beauteous blessings add a curse,
Being fond on praise, which makes your praises worse.

 

 


 

Chi dire può di più e far ricordanza
Di ricco elogio in cui tu solo appari;
Dov’è il limite per l’abbondanza
Sarà d’esempio ove s’eleva pari?

Mancanza dentro quella penna stesse
Non poté a suo argomento prestar gloria
Se quel che scrisse di te dire potesse,
Quello sei tu, esalta la sua storia.

Lascia  di lui una copia ch’è in te scritto
Non peggiorando ciò che è dichiarato,
Lo spirito di fama avrà diritto
Facendo che il suo stile sia ammirato.

A tua benedizion biasimo aggiungi
La lode le tue lodi manda lungi.

Valentina Capati II A

Il bello per natura non sciupare

 

 

 


Sonetto 85
My tongue-tied muse in manners holds her still
While comments of your praise, richly compiled,
Reserve their character with golden quill
And precious phrase by all the muses filed.

I think good thoughts whilst other write good words,
And like unlettered clerk still cry `Amen"
To every hymn that able spirit affords
In polished form of well-refined pen.

Hearing you praised I say `'Tis so, 'tis true,"
And to the most of praise add something more;
But that is in my thought, whose love to you,
Though words come hindmost, holds his rank before.

Then others for the breath of words respect,
Me for my dumb thoughts, speaking in effect.


 

Con dignità è silente la mia musa
nel mentre apologie con complimenti
ed eleganza in frasi ben racchiusa
sono serviti dagli dei potenti.

Gente ha belle parole, io bei pensieri
e come un chierico “Amen” ripeto
quando le dedican versi sinceri
con stile raffinato e inconsueto.

Quando ti lodano io sono contento;
alla lode unisco la passione,
ma solo il mio pensiero ha questo intento
pur se nel cuor sei in prima posizione.

Di quel che dicono devi esser grato,
per ogni, a me, pensiero che hai celato.

Francesco Trincetti V B


Sonetto 86
Was it the proud full sail of his great verse
Bound for the prize of all-too-precious you
That did my ripe thoughts in my brain inhearse,
Making their tomb the womb wherein they grew?

Was it his spirit, by spirits taught to write
Above a mortal pitch, that struck me dead?
No, neither he nor his compeers by night
Giving him aid my verse astonished.

He nor that affable familiar ghost
Which nightly gulls him with intelligence,
As victors, of my silence cannot boast;
I was not sick of any fear from thence.

But when your countenance filled up his line,
Then lacked I matter; that enfeebled mine.


 

Fu la vela possente del tuo verso,
spiegata alla conquista imperitura,
che il mio pensiero soffocava, immerso
nell’almo grembo, reso tomba oscura?

Fu il suo spirito, da spirito istruito
a scrivere, che il cuore mi feriva?
Né dei compagni a notte e di lui ardito
i miei canti lo strepito intristiva.

Né lui, con quel suo genio familiare
che di notte lo plagia col sapere,
del mio silenzio si potrà vantare;
non questo m’affliggeva a bene vedere:

L’attenzione elevò la sua poesia,
mi mancò il tema e qui svanì la mia.

Giancarlo Peris


Sonetto 87
Farewell thou art too dear for my possessing,
And like enough thou know'st thy estimate.
The charter of thy worth gives thee releasing;
My bonds in thee are all determinate.

For how do I hold thee but by thy granting,
And for that riches where is my deserving?
The cause of this fair gift in me is wanting,
And so my patent back again is swerving.

Thyself thou gav'st, thy own worth then not knowing,
Or me to whom thou gav'st it else mistaking;
So thy great gift, upon misprision growing,
Comes home again, on better judgement making.

Thus have I had thee as a dream doth flatter:
In sleep a king, but waking no such matter.


 

Sei troppo caro e mai verrai sconfitto,
conosci infatti fin troppo il tuo impegno;
il titolo t’assegna ogni diritto:
di star vicino a te sono ormai indegno.

Ti tengo solo grazie al tuo perdono:
dov’è il mio marito per questo fregio?
Mi manca la ragione di tal dono,
così ritorna a te il mio privilegio.

Tu ti donasti ignorando il valore,
me lo accordasti col tuo sentimento;
così il tuo dono, frutto di un errore,
ritorna a casa sua con pentimento.

T’ho avuto quando volevo sognare;
nel sonno un re, ma niente al risvegliare.

Domenico Oliviero V B


Sonetto 88

When thou shalt be dispos'd to set me light,
And place my merit in the eye of scorn,
Upon thy side, against myself I'll fight,
And prove thee virtuous, though thou art forsworn.

With mine own weakness being best acquainted,
Upon thy part I can set down a story
Of faults concealed, wherein I am attainted;
That thou in losing me shalt win much glory:

And I by this will be a gainer too;
For bending all my loving thoughts on thee,
The injuries that to myself I do,
Doing thee vantage, double-vantage me.

Such is my love, to thee I so belong,
That for thy right, myself will bear all wrong.

 

Quando deciderai di non stimarmi
Vedrai i miei meriti senza disprezzo
Combatterò al tuo fianco con le armi,
Dimostrerò amicizia senza prezzo.

Conosco molto bene i miei difetti
E posso solo con te confidarmi
Sulle colpe commesse per gli affetti
Finché di te possa sempre fidarmi.

Di questo sono tanto emozionato
Perché confido in pensieri d’amore
Sentirmi amato da quando son nato
Io ti darò per sempre tutto il cuore.

In grazia del tuo amore io t’appartengo,
Anche se sbagli a te io sempre tengo.

Federica Mazzio IV B

Quando in futuro tu vorrai evitarmi,
Ai miei meriti guardare con disprezzo,
Pur se falso, con te vorrei schierarmi
Perché me stesso al meglio non apprezzo.

La debolezza mia sapendo intanto
Potrei mettere insieme in una storia
Qualche brutto segreto che ho in un canto
Così, perdendomi, ne avresti gloria.

Ma anch’io ne avrei guadagno, i miei pensieri
D’amore son su te sì ripiegati
Che quando infliggo a me colpi sì fieri,
Giovando a te io ho doppi risultati.

Tanto io t’amo e tanto a te m’arrendo
Che tutti i torti tuoi su di me prendo.

Gabriele Guzzone


Sonetto 89
Say that thou didst forsake me for some fault,
And I will comment upon that offence;
Speak of my lameness, and I straight will halt,
Against thy reasons making no defence.

Thou canst not, love, disgrace me half so ill,
To set a form upon desired change,
As I'll myself disgrace, knowing thy will.
I will acquaintance strangle and look strange,

Be absent from thy walks, and in my tongue
Thy sweet beloved name no more shall dwell,
Lest I, too much profane, should do it wrong,
And haply of our old acquaintance tell.

For thee, against myself I'll vow debate;
For I must ne'er love him whom thou dost hate.


 

 

Inventati un difetto per lasciarmi
ed io lo renderò subito vero,
dimmi la colpa che dovrò affibbiarmi
pur se il motivo non sarà sincero.

Tu altro non farai che denigrarmi
per dimostrar così il tuo cambiamento
più di quanto a me piace non amarmi
e un forestiero diverrò elemento.

Cercherò di evitare di seguirti,
non ti nominerà più la mia bocca
e il nome eviterà di sminuirti
pur se la nostra storia il cuor mi tocca.

Contro me stesso andrò, anche se mi duole,
non posso amar chi star con me non vuole.

Francesco Trinetti V B


Sonetto 90
Then hate me when thou wilt, if ever, now,
Now while the world is bent my deeds to cross,
Join with the spite of fortune, make me bow,
And do not drop in for an after-loss.

Ah do not, when my heart hath scaped this sorrow,
Come in the rearward of a conquered woe;
Give not a windy night a rainy morrow
To linger out a purposed overthrow.

If thou wilt leave me, do not leave me last,
When other petty griefs have done their spite,
But in the onset come; so shall I taste
At first the very worst of fortune's might,

And other strains of woe, which now seem woe,
Compared with loss of thee will not seem so.


 

Odiami quanto vuoi, anche se adesso
il mondo vuole sbarrarmi la strada.
Segui il tuo fato e piegami ad esso,
fa’ che il flagello su di me non cada.

Se il mio cuore scampasse a questa pena
non venir dopo un torto superato,
alle mie notti non devi dar lena
per prolungare un dolore scontato.

Se vuoi lasciarmi fallo nel momento
in cui i dolori non mi avranno ucciso;
lasciami adesso, senza pentimento;
la sorte non farà più a me buon viso.

Ogni altra pena che mi appar fatale
senza di te non sarà mai più tale.

Domenico Oliviero  V B

 

Fonte: http://www.istitutobaccelli.it/documenti/Sonetti%20di%20Shakespeare.rtf

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