Alessandro Manzoni appunti

 

 

 

Alessandro Manzoni appunti

 

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Alessandro Manzoni appunti

 

MANZONI

(appunti condotti sulla lettura di C. Salinari)

Milano 1785. Studia a Merate e Lurago presso i somaschi e a Milano presso i Barnabiti.
Prima formazione : illuministica .
Opere:

  • Trionfo della libertà
  • Adda
  • Sermoni

Significative:

  • Carme in morte di Carlo Imbonati (1805) => (Prima enunciazione della poetica del vero)
  • Urania (1809)

Parigi 1805- 1810 - Prende contatti con gli ideologues, fautori di una considerazione  più  realistica  dei  principi illuministici- rivoluzionari. Importante l'incontro con Fauriel (influenzò l'amore per la storia del Manzoni e lo scrupolo per l'indagine storiografica).

Sposa nel 1808 Enrichetta Blondel, calvinista, spirito autenticamente religioso.
Matura la sua conversione che avviene dopo un lungo e maturato processo nel 1810. Momento importante questo, ma non vi è però tra il prima e il dopo una frattura, una soluzione di continuità.
Illuminismo e fede religiosa in Manzoni trovano il modo di convivere, trovano significative corrispondenze.
Il cristianesimo di Manzoni fu fortemente segnato dal carattere evangelico
Valori:

  • fede
  • speranza degli umili;
  • autenticità nelle manifestazioni della fede;
  • redenzione.

Nessun ripensamento-rifiuto degli ideali illuministici, anzi fondazione più sicura (assoluta) dei principi di libertà, uguaglianza, fraternità, su di un elemento universale.
Novità : Cattolicesimo democratico. In questo quadro ideale va inserita la grande produzione manzoniana, quella che si riferisce al suo periodo creativo (1812- 1827).

1812 Inizia la composizione degli Inni Sacri:

  • La Resurrezione
  • Il nome di Maria
  • Il Natale
  • La Passione
  • La Pentecoste (1815- 1822)

LA PENTECOSTE

[21 giugno-2 ottobre 1817]

 

           


Madre de' Santi, immagine
Della città superna,
Del sangue incorruttibile
Conservatrice eterna;
5          Tu che, da tanti secoli,
Soffri, combatti e preghi,
Che le tue tende spieghi
Dall'uno all'altro mar;
Campo di quei che sperano;
10        Chiesa del Dio vivente,
Dov'eri mai? qual angolo
Ti raccogliea nascente,
Quando il tuo Re, dai perfidi
Tratto a morir sul colle,
15        Imporporò le zolle
Del suo sublime altar?
E allor che dalle tenebre
La diva spoglia uscita,
Mise il potente anelito
20        Della seconda vita;
E quando, in man recandosi
Il prezzo del perdono,
Da questa polve al trono
Del Genitor salì;
25                    Compagna del suo gemito,
Conscia de' suoi misteri,
Tu, della sua vittoria
Figlia immortal, dov'eri?
In tuo terror sol vigile,
30        Sol nell'obblio secura,
Stavi in riposte mura,
Fino a quel sacro dì,
Quando su te lo Spirito
Rinnovator discese
35        E l'inconsunta fiaccola
Nella tua destra accese;
Quando, segnal de' popoli,
Ti collocò sul monte,
E ne' tuoi labbri il fonte
40        Della parola aprì.
Come la luce rapida
Piove di cosa in cosa,
E i color vari suscita
Dovunque si riposa;
45        Tal risonò moltiplice
La voce dello Spiro:
L'Arabo, il Parto, il Siro
In suo sermon l'udì.
Adorator degl'idoli,
50        Sparso per ogni lido,
Volgi lo sguardo a Solima,
Odi quel santo grido:
Stanca del vile ossequio,
La terra a Lui ritorni:
55        E voi che aprite i giorni
Di più felice età,
Spose, che desta il subito
Balzar del pondo ascoso;
Voi già vicine a sciogliere
60        Il grembo doloroso;
Alla bugiarda pronuba
Non sollevate il canto
Cresce serbato al Santo
Quel che nel sen vi sta.
65                    Perché, baciando i pargoli,
La schiava ancor sospira?
E il sen che nutre i liberi
Invidiando mira?
Non sa che al regno i miseri
70        Seco il Signor solleva?
Che a tutti i figli d'Eva
Nel suo dolor pensò?
Nova franchigia annunziano
I cieli, e genti nove;
75        Nove conquiste, e gloria
Vinta in più belle prove;
Nova, ai terrori immobile
E alle lusinghe infide,
Pace, che il mondo irride,
80        Ma che rapir non può.
O Spirto! supplichevoli
A' tuoi solenni altari,
Soli per selve inospite,
Vaghi in deserti mari,
85        Dall'Ande algenti al Libano,
D'Erina all'irta Haiti,
Sparsi per tutti i liti,
Uni per Te di cor,
Noi T'imploriam! Placabile
90        Spirto, discendi ancora,
A' tuoi cultor propizio,
Propizio a chi T'ignora;
Scendi e ricrea; rianima
I cor nel dubbio estinti;
95        E sia divina ai vinti
Mercede il vincitor.
Discendi Amor; negli animi
L'ire superbe attuta:
Dona i pensier che il memore
100      Ultimo dì non muta;
I doni tuoi benefica
Nutra la tua virtude;
Siccome il sol che schiude
Dal pigro germe il fior;
105                  Che lento poi sull'umili
Erbe morrà non còlto,
Né sorgerà coi fulgidi
Color del lembo sciolto,
Se fuso a lui nell'etere
110      Non tornerà quel mite
Lume, dator di vite,
E infaticato altor.
Noi T'imploriam! Ne' languidi
Pensier dell'infelice
115      Scendi piacevol alito,
Aura consolatrice:
Scendi bufera ai tumidi
Pensier del violento;
Vi spira uno sgomento
120      Che insegni la pietà.
Per Te sollevi il povero
Al ciel, ch'è suo, le ciglia;
Volga i lamenti in giubilo,
Pensando a Cui somiglia;
125      Cui fu donato in copia,
Doni con volto amico,
Con quel tacer pudico,
Che accetto il don ti fa.
Spira de' nostri bamboli
130      Nell'ineffabil riso;
Spargi la casta porpora
Alle donzelle in viso;
Manda alle ascose vergini
Le pure gioie ascose;
135      Consacra delle spose
Il verecondo amor.
Tempra de' baldi giovani
Il confidente ingegno;
Reggi il viril proposito
140      Ad infallibil segno;
Adorna le canizie
Di liete voglie sante;
Brilla nel guardo errante
Di chi sperando muor.



 

 

Composizione del Conte di Carmagnola (1815- 1820);
stesura dell' Adelchi (1820- 1822);
composizione delle Odi politiche (1821)

  • 5 Maggio
  • Marzo 1821

Opere di riflessione teorica

  • Lettera a Monsieur Chauvet
  • Lettera sul Romanticismo
  • Osservazioni sulla morale cattolica
  • Discorso su alcuni punti della Storia Longobardica in Italia.

1827 Parabola discendente della sua vena poetica. Conversione alla storia (essa ci dà il vero, la poesia è dunque non necessaria).

Opere storiche:

  • Storia della colonna infame;
  • Saggio comparativo sulla rivoluzione francese del 1789 e la rivoluzione italiana del 1859.

Della storia è importante il rilievo al valore della personalità umana.
Importante è sottolineare la distinzione dei due periodi della sua produzione per evitare che l'aridità umana, la pedanteria culturale, il moderatismo paternalistico del secondo periodo determini una svalutazione ed un'erronea comprensione del primo nel quale Manzoni si pose come punta più avanzata della borghesia italiana (quella lombarda).

  • Quindi ideali di
  • democrazia;
  • libertà;
  • giustizia.

 

Visione della storia come prodotto di un'azione corale il cui  protagonista principale è il popolo.
Cristianesimo e illuminismo fusi in un pensiero che porta il Manzoni ad assumere il punto di vista e le aspirazioni delle masse oppresse, a proporre un'azione di emancipazione non violenta improntata al rinnovamento spirituale. Di qui il realismo e la fiducia nel riscatto storico degli umili.

LA  POETICA
Importanza delle Osservazioni.

Superiorità morale cattolica. Il male deriva dal fatto di non conoscerla. In essa vi è una unificazione concettuale tendente a spiegare i principi della fede; a spiegare i comportamenti umani; a tracciare una concezione morale una impronta di sé: "I promessi sposi" e i cui tratti essenziali sono:

  • cattolicesimo come concezione democratica/liberale.
  • Condanna, oppressione e violenza
  • Condanna, divisione fra i popoli e corruzione della chiesa.
  • Insomma i valori MANZONIANI

 

  • Inoltre CULTO del VERO: adesione alla versione realistica del romanticismo (di cui accetta le parti negative e rigetta l'aspetto mitologico e gli arbìtri della fantasia)

Sentimenti chiave:
rapporto storia/poesia
tendenza al vero
Compiti del poeta:- non inventare i fatti- interpretazione di quelli veramente accaduti per cui la storia ci pone di fronte agli eventi ma li guarda un po’ dall'esterno.
La poesia ci fa scendere nel segreto dell'animo degli uomini(che in fondo sono gli autori della storia).
La poesia dunque completa la storia.Su questa base si manifesta la polemica nei confronti della poetica aristotelica.
Riepilogo:-
poesia ha come scopo il vero
esso si trova nella storia
non nella storia tradizionale fatta di celebrazioni di gesta grandi di personalità famose
esso va ricercato nelle classi oppresse dalle quali si trae anche il vero dei valori morali.

Arte
ha per soggetto il vero
per mezzo l'interessante
come fine l’utile Della poetica

Consegue lo stile e questione della lingua problema questo che gli si presentò come fondamentale quando intraprese la stesura del romanzo. Inventò una prosa narrativa le cui peculiarità sono
abolizione distruzione tra lingua letteraria e lingua parlata
principio che si fonda sulla convinzione che ogni lingua è governata è regolata esclusivamente dall'uso.

LA POESIA

a)LE LIRICHE
versi brutti; struttura poetica incerta, ma quando vengono meno gli aspetti dottrinali, la rievocazione dei miti religiosi viene fuori una lirica nuova, liberale e oggettiva. In questi frangenti anche lo stile é inconsueto soprattutto per il senso di sottolineatura morale, che assume il complesso dell'oggettivazione. L'acme è raggiunto nella Pentecoste  (vv. 65- 80/114- fine) da cui emerge il grandioso quadro della Chiesa primitiva militante, l'esaltazione della libertà, uguaglianza, giustizia, epilogo finale in cui nella preghiera- inno si fondano passioni e angoscie degli uomini.

b)LE ODI
Sono sullo stesso piano della Pentecoste.
In MARZO 1821 c'è la rivendicazioni dei diritti dell'Italia in nome di una giustizia superiore. L'iscrizione della vicenda Napoleonica nella cornice dell'eternità (5 MAGGIO).
Il coro del CARMAGNOLA. Condanna delle guerre Nel primo coro dell'Adelchi l'affermazione che i popoli debbano conquistare la libertà di propria iniziativa. Nel secondo dominante la figura di ERMENGARDA che, figlia di oppressori, condivide la sorte degli oppressi.


MARZO 1821

ODE

Alla illustre memoria
di
TEODORO KOERNER
poeta e soldato
della indipendenza germanica
morto sul campo di Lipsia
il giorno XVIII d'Ottobre MDCCCXIII
nome caro a tutti i popoli
che combattono per difendere
o per riconquistare
una patria.

[marzo 1821]


                        Soffermati sull'arida sponda,
Vòlti i guardi al varcato Ticino,
Tutti assorti nel novo destino,
Certi in cor dell'antica virtù,
5          Han giurato: Non fia che quest'onda
Scorra più tra due rive straniere;
Non fia loco ove sorgan barriere
Tra l'Italia e l'Italia, mai più!
L'han giurato: altri forti a quel giuro
10        Rispondean da fraterne contrade,
Affilando nell'ombra le spade
Che or levate scintillano al sol.
Già le destre hanno stretto le destre;
Già le sacre parole son porte:
15        O compagni sul letto di morte,
O fratelli su libero suol.
Chi potrà della gemina Dora,
Della Bormida al Tanaro sposa,
Del Ticino e dell'Orba selvosa
20        Scerner l'onde confuse nel Po;
Chi stornargli del rapido Mella
E dell'Oglio le miste correnti,
Chi ritogliergli i mille torrenti
Che la foce dell'Adda versò,
25                    Quello ancora una gente risorta
Potrà scindere in volghi spregiati,
E a ritroso degli anni e dei fati,
Risospingerla ai prischi dolor:
Una gente che libera tutta,
30        O fia serva tra l'Alpe ed il mare;
Una d'arme, di lingua, d'altare,
Di memorie, di sangue e di cor.
Con quel volto sfidato e dimesso,
Con quel guardo atterrato ed incerto,
35        Con che stassi un mendico sofferto
Per mercede nel suolo stranier,
Star doveva in sua terra il Lombardo;
L'altrui voglia era legge per lui;
Il suo fato, un segreto d'altrui;
40        La sua parte, servire e tacer.
O stranieri, nel proprio retaggio
Torna Italia, e il suo suolo riprende;
O stranieri, strappate le tende
Da una terra che madre non v'è.
45        Non vedete che tutta si scote,
Dal Cenisio alla balza di Scilla?
Non sentite che infida vacilla
Sotto il peso de' barbari piè?
O stranieri! sui vostri stendardi
50        Sta l'obbrobrio d'un giuro tradito;
Un giudizio da voi proferito
V'accompagna all'iniqua tenzon;
Voi che a stormo gridaste in quei giorni:
Dio rigetta la forza straniera;
55        Ogni gente sia libera, e pera
Della spada l'iniqua ragion.
Se la terra ove oppressi gemeste
Preme i corpi de' vostri oppressori,
Se la faccia d'estranei signori
60        Tanto amara vi parve in quei dì;
Chi v'ha detto che sterile, eterno
Saria il lutto dell'itale genti?
Chi v'ha detto che ai nostri lamenti
Saria sordo quel Dio che v'udì?
65                    Sì, quel Dio che nell'onda vermiglia
Chiuse il rio che inseguiva Israele,
Quel che in pugno alla maschia Giaele
Pose il maglio, ed il colpo guidò;
Quel che è Padre di tutte le genti,
70        Che non disse al Germano giammai:
Va’, raccogli ove arato non hai;
Spiega l'ugne; l'Italia ti do.
Cara Italia! dovunque il dolente
Grido uscì del tuo lungo servaggio;
75        Dove ancor dell'umano lignaggio
Ogni speme deserta non è;
Dove già libertade è fiorita,
Dove ancor nel segreto matura,
Dove ha lacrime un'alta sventura,
80        Non c'è cor che non batta per te.
Quante volte sull'Alpe spiasti
L'apparir d'un amico stendardo!
Quante volte intendesti lo sguardo
Ne' deserti del duplice mar!
85        Ecco alfin dal tuo seno sboccati,
Stretti intorno a' tuoi santi colori,
Forti, armati de' propri dolori,
I tuoi figli son sorti a pugnar.
Oggi, o forti, sui volti baleni
90        Il furor delle menti segrete:
Per l'Italia si pugna, vincete!
Il suo fato sui brandi vi sta.
O risorta per voi la vedremo
Al convito de' popoli assisa,
95        O più serva, più vil, più derisa
Sotto l'orrida verga starà.
Oh giornate del nostro riscatto!
Oh dolente per sempre colui
Che da lunge, dal labbro d'altrui,
100      Come un uomo straniero, le udrà!
Che a' suoi figli narrandole un giorno,
Dovrà dir sospirando: io non c'era;
Che la santa vittrice bandiera
Salutata quel dì non avrà.


 

 

I PROMESSI SPOSI
Nuova dimensione introdotta da "I Promessi Sposi" rispetto all'Adelchi: qui gli umili non sono una massa amorfa, destinati a subire il torto, ma rivelano una capacità di resistenza. Qui ha modo di affermarsi in termini positivi la passione ugualitaria del Manzoni (passione ugualitaria le cui fonti sono:-  illuminismo -  credo/religioso evangelicamente vissuto
Altri motivi:

  • senso della storia
  • mito del popolo- 
  • speranza di riscatto
  • religione quale conforto degli umili e criterio di giudizio per misurare l'ingiustizie.
  • I giusti, anche quando fanno parte della classe dei potenti si, schierano con gli umili.

Aspetti di novità
forza narrativa fondata su una assoluta semplicità
nessun romanzo precedente aveva avuto il coraggio di affidare a due popolani il ruolo di protagonisti e di subordinare coloro che sono potenti agli umili. Manzoni scrivendo il suo romanzo s'inserisce in quella corrente letteraria del "Romanzo storico" che aveva avuto inizio con Walter Scott. Ma M. ha un rapporto ancora più profondo originale e serio verso la storia di quanto non sia quello dell'inglese
scrupolo storico (indagine documenti);
nuova concezione della storia di derivazione francese (dalla storia dinastica e dei grandi personaggi a quella dei popoli); I promessi sposi come l'epopea del terzo stato.

I problemi della critica

si suole periodicamente imputare M.l'intenzione di edificazione della religione cattolica.
si continua a tessere un rapporto tra M. e i grandi romanzieri realistici dell'800, francesi e russi.

Rispetto al secondo punto è evidente un errore storico- cronologico. Quando M. scrive il suo romanzo egli aveva nessun modello da seguire e/o con cui confrontarsi (egli ebbe predecessori e contemporanei troppo modesti da un punto di vista letterario).
Da solo
1) ha cositutito e inventato il perso,naggio moderno;
2) ha superato i limiti del sogno lirico, l'autobiografismo;
3) ha delineato il carattere personale- individuale dei personaggi inserendoli però nella storia e mostrando la connessione che esiste tra questa e l'individuo. Ha insistito sul tema della responsabilità morale Cose che lo
4) hanno  portato ad affinare i mezzi di una spregiudicata analisi psicologica;
5) ha legittimato, artisticamente, i personaggi negativi.

IL CONTE DI CARMAGNOLA (1816- 1819)Oggetto: vicenda del capitano di ventura che dopo aver militato nei Visconti passa al servizio di Venezia e sconfigge i milanesi a Maclodio.E' clemente contro i vinti - -  sospetto del senato di Venezia - - giudicato traditore è condannato a morte. Manzoni crede all'innocenza del condottiero.
Vicenda: dura sette anni (anti aristotelismo) Fedeltà alla vicenda storica, ma compaiono personaggi di fantasia
Atti I,II: Venezia decide di muovere la guerra ai milanesi e di affidare il comando al Carmagnola (I). Preparativi cui si riferisce il coro.
Atto III: avvenimenti immediatamente successivi alla battaglia.
Atto IV: Contrasto tra Marino (convinto della colpevolezza del conte) membro consiglio dei dieci e Marco, senatore sostenitore della innocenza del condottiero che per mostrare la sua fedeltà a Venezia è costretto ad allontanarsi dal Carmagnola e a nascondere i veri motivi per cui è richiamato in Venezia.
Atto V: audizione del Carmagnola presso il consiglio dei dieci; sua condanna a morte.

ADELCHI (1820- 1822) Guerra franco- longobarda (772- 774)

ATTO I: Ermengarda è ripudiata da Carlo Magno. Desiderio espone ad Adelchi il suo proposito di vendicarsi facendo incoronare da Papa i figli di Carlomanno. Adelchi cerca di dissuaderlo. Ermengarda giunta a corte chiede di ritirarsi in convento. L'ambasciatore di Carlo Magno dichiara guerra ai Longobardi che si rifiutano di restituire le terre da loro sottratte al Papa. Alcuni Longobardi meditano il tradimento.
ATTO II: campo dei Franchi. Il legato Pontificio tenta di convincere i Franchi a non valicare le Alpi. Giunge il diacono Martino che riferisce di aver scoperto un passaggio agevole per superare i monti e aggirare le chiuse.
ATTO III: Adelchi è tormentato, giunge notizia nel campo Longobardo che i Franchi stanno sopraggiungendo. Vana resistenza. I traditori Longobardi sialleano con i Franchi. Rotta dei Longobardi - - coro- -
ATTO IV: Convento di Brescia. Ermengarda straziata dal dolore è morente.(Carlo Magno è passato a nuove nozze) - - Coro- - Pavia: Svarto, il traditore consegna la città a Carlo M.
ATTO V: Verona: Adelchi saputa la resa di Pavia è incerto se affrontare i nemici e cercare deliberatamente la morte o riparare a Bisanzio per organizzare una controffensiva più preparata. Siamo nel campo franco sotto le mura di Verona. Desiderio prega Carlo Magno di risparmiare il figlio Adelchi, in tanto giunge la notizia della resa della città e del ferimento di Adelchi. Entra in scena Adelchi morente che prega Carlo Magno di riservare una prigionia dignitosa a Desiedrio, quindi muore affidando la propria anima a Dio.  

Annotazioni su TESTI
"In Morte di Carlo Imbonati"
Ascra: villaggio alle pendici dell'Elicona Il valore della poesia tutto affidato alla dignità del poeta che sente la responsabilità del suo ruolo. Quindi la sua ricompensa: l'onore sarcasmo nei confronti dei poetuculi. Fierezza del Manzoni. Chiede di essere guidato. Imbonati gli illustra le coordinate da seguire. Sentimento,(partecipazione- empatia), riflessione, passionalità, costanza, onestà, disinteresse, sentimento di giustizia, professare la verità, indipendenza di giudizio.

LETTERA AL CHAUVET
(storia e poesia) Sulla fedeltà ai principi aristocratici Rifiuto poesia come pura invenzione. Il vero contenuto della poesia è il VERO in quanto tale. Ma a ciò non basta la storia? No perchè la storia ci restituisce i fatti estrinsecamente: la poesia ha il compito di illuminare i motivi di tali fatti che sono: sentimenti complessi degli uomini. Il poeta deve rappresentare e comprendere ciò che vi è misterioso nella volontà umana; di profondo e religioso nella sventura. Il fine della poesia. Artificio della tragedia di comprimere in un momento il carico di passioni umane. Inefficacia del sentimento passionale che provoca. Le vere emozioni devono essere affidate al racconto della verità mediante il quale il poeta può far partecipare in modo spontaneo il lettore al mondo ricco di passione che egli racconta.

"LETTERA SUL ROMANTICISMO". (indirizzata a Cesare D'Azeglio)
Contro la mitologia. Passaggio in rassegna di alcuni temi della polemica classici/romantici. Il mito -  (se non è sentito è falso anche poeticamente) Le allegorie il discorso figurato -  quando vengono meno le ragioni del linguaggio figurato   le cose devono essere espresse quali esse sono. L'uso della favola, della mitologia è idolatria. (avversione quindi non solo estetico anche morale). Adorazione nel mito delle cose terrene che è un tarlo morale che può   persistere anche nel cristiano se non è avvertito. Di questo tipo di idolatria, insito nella mitologia, è prova la stessa   argomentazione che ne sostiene la necessità: rappresentare dal vivo rendere interessante le passioni, le virtù e ciò veniva perseguito immaginando la presenza di dei in ogni cosa, fingendo di credere in cose che sono manifestazioni false. Con ciò si fa rivivere il clima culturale e morale antecedente il Cristianesimo, come se la novità del Cristianesimo non fosse accaduta.

CORO ATTO III ADELCHI  

Dagli atrii muscosi, dai fori cadenti,
Dai boschi, dall'arse fucine stridenti,
Dai solchi bagnati di servo sudor,
Un volgo disperso repente si desta;
Intende l'orecchio, solleva la testa
Percosso da novo crescente romor.
Dai guardi dubbiosi, dai pavidi volti,
Qual raggio di sole da nuvoli folti,
Traluce de' padri la fiera virtù:
Ne' guardi, ne' volti, confuso ed incerto
Si mesce e discorda lo spregio sofferto
Col misero orgoglio d'un tempo che fu.
S'aduna voglioso, si sperde tremante,
Per torti sentieri, con passo vagante,
Fra tema e desire, s'avanza e ristà;
E adocchia e rimira scorata e confusa
De' crudi signori la turba diffusa,
Che fugge dai brandi, che sosta non ha.
Ansanti li vede, quai trepide fere,
Irsuti per tema le fulve criniere,
Le note latebre del covo cercar;
E quivi, deposta l'usata minaccia,
Le donne superbe, con pallida faccia,
I figli pensosi pensose guatar.
E sopra i fuggenti, con avido brando,
Quai cani disciolti, correndo, frugando,
Da ritta, da manca, guerrieri venir:
Li vede, e rapito d'ignoto contento,
Con l'agile speme precorre l'evento,
E sogna la fine del duro servir.
Udite! Quei forti che tengono il campo,
Che ai vostri tiranni precludon lo scampo,
Son giunti da lunge, per aspri sentier:
Sospeser le gioie dei prandi festosi,
Assursero in fretta dai blandi riposi,
Chiamati repente da squillo guerrier.
Lasciar nelle sale del tetto natio
Le donne accorate, tornanti all'addio,
A preghi e consigli che il pianto troncò:
Han carca la fronte de' pesti cimieri,
Han poste le selle sui bruni corsieri,
Volaron sul ponte che cupo sonò.
A torme, di terra passarono in terra,
Cantando giulive canzoni di guerra,
Ma i dolci castelli pensando nel cor:
Per valli petrose, per balzi dirotti,
Vegliaron nell'arme le gelide notti,
Membrando i fidati colloqui d'amor.
Gli oscuri perigli di stanze incresciose,
Per greppi senz'orma le corse affannose,
Il rigido impero, le fami durâr;
Si vider le lance calate sui petti,
A canto agli scudi, rasente agli elmetti,
Udiron le frecce fischiando volar.
E il premio sperato, promesso a quei forti,
Sarebbe, o delusi, rivolger le sorti,
D'un volgo straniero por fine al dolor?
Tornate alle vostre superbe ruine,
All'opere imbelli dell'arse officine,
Ai solchi bagnati di servo sudor.
Il forte si mesce col vinto nemico,
Col novo signore rimane l'antico;
L'un popolo e l'altro sul collo vi sta.
Dividono i servi, dividon gli armenti;
Si posano insieme sui campi cruenti
D'un volgo disperso che nome non ha.

 

LA LIRICA PATTRIOTTICA

MARZO 1821
(pubblicazione 1848 dopo le 5 giornate a cura del governo provvisorio)
E' la più importante lirica patriottica del Manzoni per:
a) il complesso del componimento
b) per individuazione e definizione di concetti fondamentali come:
1) concetto di nazioni (vv 31- 32)  
2) libertà come sacrificio e conquista (vv 81- 87)  
3) iscrizione del tema nazionale in un ambito supernazionale (dedica)
Di qui il tema dell'ode che non è inno di guerra ma un richiamo a tutte le nazioni civili che si realizza nella convinzione radicale che la comune sorte degli uomini -  tutti figli di Dio -  li unisce in un vincolo di fraternità e di solidarietà.

5 MAGGIO
Di poco posteriore al Marzo 1821, composta di getto alla notizia della morte di Napoleone. La morte di Napoleone sentita come una scossa che colpisce il mondo intero   come se venisse improvvisamente a moderare qualcosa di essenziale: grandiosità dell'impianto. Tagli cinematografici con cui vengono visti tutti i momenti essenziali della epoca napoleonica -  sono l'effetto di una smania di parlare dell'avvenimento Lo stile metrico: l'utilizzazione dello sdrucciolo che dà una cadenza irresistibile all'argomentazione. L'interpretazione dell'epos napoleonico è attuata attraverso una visione eterna/religiosa mediante la quale Manzoni cerca di cogliere l’elemento di connessione tra l'azione di Napoleone e il disegno divino/provvidenziale

 

Fonte: http://materialefossati.altervista.org/download/MANZONI.doc

Sito web da visitare: http://materialefossati.altervista.org

Autore del testo: non indicato nel documento di origine

Parola chiave google : Alessandro Manzoni appunti tipo file : doc

 

 

 

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Alessandro Manzoni appunti

 

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