Origini della letteratura italiana

 

 

 

Origini della letteratura italiana

 

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Origini della letteratura italiana

 

 


La nascita del volgare

La lingua italiana ha origine in un periodo durato oltre cinque secoli, che va dal crollo dell'Impero romano (476 d.C.) all'anno 1000.
In questo lungo periodo il latino, parlato da tutte le genti romanizzate, si trasforma di continuo perché entra in contatto prima con i dialetti germanici, poi con il greco (lingua ufficiale dell'Impero bizantino), infine con l'arabo (diffuso dal VII sec. in tutto il bacino del Mediterraneo.
Nascono progressivamente le nuove lingue d'Europa, parlate dalla gente, dal volgo, e perciò dette "volgari". Si contrappongono al latino, che continua ad essere la lingua ufficiale del potere e della cultura.

 

I primi documenti scritti in volgare

In Italia i primi documenti scritti in volgare compaiono nel IX secolo. In essi è molto evidente la derivazione della nuova lingua dal latino. Uno dei più antichi è un indovinello sulla scrittura:

Se pareba boves
Alba pratalia araba
Albo versorio teneba
Negro semen seminaba 
 

Spingeva innanzi i buoi (le dita)
Arava un bianco prato (il foglio, la carta)
Teneva un bianco aratro (la penna)
Seminava nero seme (l'inchiostro)

Traduzione:
Fino al XIII-XIV sec. il volgare rimane soprattutto la lingua usata dal popolo nella vita quotidiana perché solo molto di rado viene usato in documenti di una certa importanza, per redigere i quali si preferisce ancora la dotta lingua latina.
Ma perché la nuova lingua diventa importante proprio nel Duecento e nel Trecento?
Perché in quei secoli fioriscono le città e i comuni, si sviluppano le attività economiche, gli scambi commerciali crescono e si sviluppano anche le relazioni politiche e culturali tra gli stati.
Si diffonde perciò il bisogno di una lingua che superi le differenze dialettali e che possa essere capita in tutta la penisola. I mercanti ad esempio adottano il volgare come lingua commerciale. L'uso della stessa lingua facilita i contatti e le trattative, così come il fiorino, la moneta d'oro coniata a Firenze nel 1252 e accettata in tutti gli stati, rende più facile il cambio della valuta.
Anche le fiere, i mercati,e i pellegrinaggi in diversi luoghi di culto contribuiscono alla creazione di una lingua comune comprensibile a tutti. Il volgare rimane di fatto soltanto una lingua parlata fino al XIII-XIV secolo, quando si diffonde il suo uso scritto tra molti autori di opere in prosa o in versi. Nasce così una nuova lingua letteraria.
Le prime opere letterarie scritte in lingua italiana sono poesie di argomento religioso; sono in genere laudi, cioè componimenti in lode di Dio o dei santi.
Nel Medioevo tutta l'Europa è pervasa da un profondo sentimento religioso, i grandi papi come Gregorio Magno, i monasteri, la conversione al Cristianesimo dei popoli barbari suscitano una forte tensione spirituale di cui sono testimonianze ancor oggi le grandi cattedrali gotiche.
La cultura medievale ebbe le sue sedi principali di elaborazione e trasmissione nei monasteri, nelle scuole istituite presso le sedi vescovili e, a partire dal secolo XI, nelle università e anche in scuole indipendenti istituite privatamente da singoli maestri. In questi centri si elaborò una precisa organizzazione didattica, che scandiva la giornata dello studente, e un piano di studi articolato nelle "7 arti": Grammatica, Logica, Retorica, Dialettica, Filosofia, Medicina, Poesia.

 

I destinatari dei poemi cavallereschi

Durante tutto il Medioevo l'analfabetismo era diffusissimo. Prima dell'anno 1000 era la norma. Il grande Carlo Magno sapeva a malapena fare la propria firma.
Dopo il 1000 la situazione cominciò a migliorare, ma ancora nel XI secolo la maggior parte dei nobili non sapeva scrivere mentre per trovare mercanti e borghesi in grado di scrivere correttamente bisogna giungere almeno alla fine del XII secolo.
I primi romanzi e poemi medievali vengono ancora scritti dai membri dell'unico corpo sociale: il clero. Il pubblico era la nobiltà, feudale, costituita da principi, cavalieri, dame.
Tutti i libri erano letti ad alta voce. Della diffusione della lettura in comune durante il Medioevo ci resta una bellissima descrizione in un famoso passo della Divina commedia. Dante e Virgilio nel loro viaggio nell'oltretomba sono giunti nel girone dei lussuriosi, coloro che hanno peccato per amore. Qui incontrano Le anime di Francesca e Paolo, due nobili romagnoli vissuti nel XIII secolo. Paolo si era innamorato di Francesca, moglie di suo fratello Giangiotto, signore di Rimini. Sorpresi insieme, i due saranno uccisi.
È Francesca a narrare a Dante come era nato il loro amore tra lei e Paolo.
 

      «Noi leggiavamo un giorno per diletto
      di Lancialotto come amor lo strinse:
 129  soli eravamo e sanza alcun sospetto.
               

Noi leggevamo un giorno per diletto la storia di Lancillotto del Lago, nel punto in cui egli s'innamora della regina Ginevra, moglie di re Artù. Eravamo soli, e senza alcun sospetto di ciò che sarebbe in seguito accaduto.

(Francesca, figlia di Guido da Polenta, Signore di Ravenna, fu costretta a sposare, per motivi politici, il deforme, zoppo Cianciotto Malatesta, poi, innamoratasi del cognato Paolo, fu trucidata assieme all'amante).

      Per più fïate li occhi ci sospinse
      quella lettura, e scolorocci il viso;
 132  ma solo un punto fu quel che ci vinse.
               

Più volte quella lettura ci spinse a guardarci negli occhi e ci fece impallidire. Ma solo un punto fu che ci sospinse a rivelare l'un all'altro il nostro reciproco amore.

      Quando leggemmo il disïato riso
      esser basciato da cotanto amante,
 135  questi, che mai da me non fia diviso,
               

Quando leggemmo che Lancillottto baciava la bocca sorridente di Ginevra, allora costui, che da me mai sarà diviso...

      la bocca mi basciò tutto tremante.
      Galeotto fu 'l libro e chi lo scrisse:
 138  quel giorno più non vi leggemmo avante».
               

la bocca mi baciò tutto tremante. Galeotto fu il libro e chi lo scrisse e da quel giorno smettemmo la lettura».

Il passo è significante perché ci offre diverse informazioni.
1) la situazione come è descritta nella prima terzina sembra assolutamente usuale per l'epoca. Evidentemente era normale che due giovani parenti si trovassero a leggere insieme.
2) Insieme i due leggono "di Lancillotto" come amor lo strinse. Leggono cioè proprio un romanzo o un poema epico del ciclo della tavola rotonda in cui si narravano le vicende di Lancillotto del Lago, in particolare un pezzo in cui si narra dello sbocciare dell'amore tra Ginevra, moglie di re Artù e Lancillotto..

 

Dante Alighieri (1265/1321)

La sua vita è un documento in cui, sia pure deformate dalla passione, si trovano tutte le vicende di Firenze e dell'Italia.
Era nato nel 1265. cinque anni dopo la battaglia di Montaperti, quando i Ghibellini avevano ripreso il comando a Firenze. Dante era un guelfo.
Dante aveva un carattere ombroso, chiuso e malinconico. Di tutta la sua infanzia conosciamo un solo episodio importante: l'incontro con Beatrice.
Gli storici hanno discusso molto sulla realtà di questo personaggio, ormai però è opinione comune che si trattasse della figlia di Folco Portinari, banchiere molto stimato a Firenze. Era quasi coetanea di Dante e andò in sposa a Simone de' Bardi. Morì nel 1280 di parto. Dante colloca il suo incontro con lei nel 1274, a una festa di bambini, quando entrambi avevano nove anni, ma su queste date bisogna stare attenti perché Dante aveva un debole per il numero nove, come multiplo del tre, da lui considerato numero perfetto. Lo si vede anche nella Divina commedia, con i suoi versi in terzine, le sue tre cantiche divise ognuna in 33 canti, i nove gironi dell'inferno, i nove balzi del Purgatorio.
Nella Vita nova, la sua prima opera, egli racconta che, trovandosi accanto a quella bambina vestita di bianco, rimase folgorato e non riuscì a dimenticarla, tanto da farla diventare la sua guida in "Paradiso".
Scolasticamente Dante fu seguito da un maestro: Benedetto Latini. Era un buon cittadino e funzionario, capace e integro. Solo la vita privata lasciava a desiderare per la sua imparzialità verso i due sessi.
Il fatto che Dante, incontrandolo più tardi nell'Inferno, dove lo aveva collocato appunto per quel vizio, chiami affettuosamente Brunetto suo "maestro" ha fatto credere a molti che Dante sia andato materialmente a lezione da lui. Da lui apprese la tecnica del Dolce stil novo.

 

Storia del Dolce stil novo

La poesia italiana non era che una succursale di quella provenzale, nata in Francia un paio di secoli prima. La Francia era stata il primo Paese a riconoscere una vera dignità di lingua a quella che veniva parlata dal "volgo", una mescolanza del latino importatovi dai Romani, del celtico e del germanico.
Il primo vagito letterario di queste arcaiche lingue francesi era stata la "canzone di gesta", epica, religiosa e guerriera, nata al tempo della Cavalleria e delle Crociate. Intorno all'anno 1100, però, le tante avventure in Terra santa portarono a conoscere un mondo nuovo più libertino: il mondo arabo. Così in Italia presero piede i trovatori, poeti che ??? poesie leggere con l'invenzione della "sestina", una complicata sequenza di sei stanze, ognuna di sei versi che Dante ammirò e studiò molto (la sestina fu inventata da Arnoldo Daniello).
La nuova poesia era molto più esportabile della "canzone di gesta". i temi erano convenzionali e prestabiliti. L'amore coniugale, essendo severamente bandito perché troppo banale per essere oggetto di galanteria, colei che ispirava il poeta doveva restare senza nome.
Così i trovatori della Francia ben presto arrivarono in Italia. Il primo trovatore fu un certo Sordello da Goito.
La differenza tra la poesia 1) provenzale e 2) del Dolce stil novo è:
1) L'amre dei Provenzali era stato estetico e sensuale ma anonimo. L'identità di colei che lo aveva suscitato veniva nascosta, anche perché i trovatori vivevano sopiti di grandi famiglie e le loro poesie erano dedicate proprio alla padrona di casa: il prestigio coniugale doveva essere salvato.
2) Gli Stilnovisti fecero il contrario. Tolsero all'amore ogni contenuto carnale e lo resero inoffensivo. La donna non è più una donna, ma diventa il simbolo della perfezione, uno strumento della elevazione a Dio. Dante si avvicinò molto a questo stile.
Vita nova = amore poetico (romanzo poetico) di un vero poeta stilnovista dedicato a Beatrice.
Convivio = è uno zibaldone che, in 15 trattati doveva sviscerare tutto lo scibile del tempo.
Divina commedia = Meraviglioso viaggio nell'oltretomba diviso in tre cantiche. Ogni canto è diviso in terzine di endecasillabi fra loro legate. Il primo verso fa rima con il terzo, il secondo col primo della terzina successiva.
La Commedia non è un'opera originale, come genere letterario. Tutto il Medioevo era pieno di racconti - derivati soprattutto dalla favolistica araba - di viaggi nell'oltretomba. Dante vi attinse, ma aggiungendovi qualcosa che solo lui aveva: la poesia.
Dopo essersi schierato con i Guelfi bianchi e in seguito alla loro sconfitta sarà esiliato da Firenze nel 1302.
Dante morirà esule, a Verona, nel 1321.

 

Fonte: http://www.clownterapia.it/dircom/italiano/risorse/origini%20della%20letteratura%20italiana%20-%20materiali%20prof.doc

Autore del testo: non indicato nel documento di origine

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LA LETTERATURA ITALIANA

 

Per convenzione si fissa la nascita della Letteratura Italiana intorno al 1200, quando si comincia scrivere nel dialetto locale, con uno stile però più raffinato. Si decide che nasce adulta perché ancora prima ne esisteva un'altra, quella latina. La forma in cui è scritta si rivolge ad un pubblico ben definito, ristretto. La letteratura italiana è nazionale, una sua caratteristica fondamentale; inoltre è scritta in lingua volgare. La lingua si modifica nel tempo e nello spazio, diacronicamente, quindi in periodi molto ampi e sincronicamente, ovvero in periodi di tempo particolarmente limitati. L'altro fenomeno importante è di carattere storico: dopo la disgregazione dell'impero Romano, a causa delle invasioni barbariche, in tutte le ex province romane si affermò un tipo di volgare, diverso da provincia a provincia.
Il Chierico è una persona dotta e colta, che conosce anche il latino classico.
Nel 1924 nella biblioteca di Verona viene portato alla luce il più antico documento scritto, che attesta la nascita della Letteratura Italiana.
Quattro placidi cassinenzi: i primi documenti giudiziari, documenti ufficiali del tempo, riguardanti alcune terre confiscate.
Le persone colte, come gli scienziati e i mistici, usano il latino.
A partire dal 568 assistiamo all’avvicendarsi di diversi popoli nomadi in Italia. Ricordiamo le invasioni arabe e Normanne.

SUBSTRATO: periodo di scomparsa della vecchia lingua, che, comunque, influenza la nuova lingua che prevale.

ADSTRATO: periodo di convivenza tra le due lingue, vecchia e nuova.

SUPERSTRATO: periodo in cui prevale nettamente la nuova lingua.

 

Lingua d’OC                                    occitanica, nasce in Provenza, in Francia
Lingua d’OIL                        oitanica, nasce nella Francia settentrionale

Nascono i versi in prosa e quelli propriamente in versi.
Dai romanzi cortesi si sviluppano i poemi epici, didattici e satirici.

     CHANSON de GESTE

         
Carlo Magno                                                              LAIS                    Lamento
Materia Carolingia                                                                                        
(versi)                                                                   FABLIAUX                Satirico (Roman
Lingua d’OIL                                                             de la Rose)

Materia di Bretagna
Re Artù
(prosa-versi)               SI

 

POSSIAMO QUINDI CAPIRE QUANTO SIANO COMPLESSE LE ORIGINI DELLA LETTERATURA ITALIANA
NASCITA                      a partire dall’VII secolo, appena si diffondono i primi testi in volgare.

SERMO VULGARIS       lingua del popolo, ovvero il latino volgare.

FRAMMENTAZIONE LINGUISTICA                 dopo l’anno Mille il volgare si differenzia da zona a zona.

GIURAMENTO DI STRASBURGO                    attestazione dell’esistenza di più volgari, sottoscritto nell’842 da Carlo il Calvo e Federico il Germanico.

                                                                                                                            
LA LETTERATURA POPOLARE E GIULLARESCA

 

La letteratura popolare e giullaresca costituisce il gradino più basso, anche se entra in  contatto con la letteratura di alto livello.
Lo scopo principale è quello di divertire il pubblico e di intrattenere le persone. Ha quindi una struttura basata sull'intreccio e il suo autore è spesso anonimo, ma ciò non significa che non abbia una certa cultura.

Gli stili principali sono:

  • Contrasti;
  • Canzoni a ballo;
  • Ballate;
  • Frottole;
  • Canti Carnascialeschi.

 

I temi principali sono:

  • La serenata;
  • L’alba;
  • La malmaritata.

 

A volte i temi trattati toccano argomenti politici, come le guerre ed il contrasto tra Guelfi e Ghibellini, e dispute religiose, che riguardano principalmente la contrapposizione dei due ordini religiosi più famosi del tempo, ossia l’ordine dei Domenicani e quello dei Francescani.
Una figura importante è il giullare: è un artista che si ritrova ad allietare le corti e i signori. Può essere paragonato come un veicolo di idee ed è infatti una figura influente, dinamica. Un genere usato dai giullari era la “pastorella”, un genere colto e impegnato, consistente nel dialogo tra un cavaliere errante, ozioso, che vaga nei campi, ed una pastorella. E’ molto raffinato ed elegante sotto il profilo estetico. Trova quindi molto gradimento sia nella corti di signori, sia fra la gente comune. La struttura è basata sul “botta e risposta”.
Come già detto, tutta la produzione popolare è in genere anonima. I manoscritti ci hanno conservato solo tre nomi di autori: Cielo d’Alcamo, a cui è attribuito il genere della pastorella, Ruggieri Apugliese e Matazone da Caligano.


LA LETTERATURA RELIGIOSA

 

Tutta quanta la nostra letteratura, sin dalle origini, si può definire religiosa; infatti è modellata su dei principi etico-morali. Nasce in un’età definita “era comunale”, dove emergono nuove strutture politiche, sociali ed economiche. Il ruolo che l’uomo svolgeva all'interno della società era legato ai due pilastri principali, che erano il papato e l'impero. La letteratura religiosa ha come fine la preghiera. Per quanto riguarda la nascita degli ordini mendicanti, ovvero dell’ordine dei  francescani e dei domenicani, questi erano tipici dell'Italia centro settentrionale e principalmente, del Umbria.

Nel 1233 in Umbria si afferma un movimento religioso, chiamato Alleluia, che poi si diffonderà nell’Italia centro-settentrionale.

Nel 1260/1 i flagellanti, o disciplinati, riprendono i movimenti precedenti, pellegrinando per le città recitando delle preghiere e dei canti, per poi dare luogo a delle manifestazioni pubbliche per espiare i loro peccati.

Lauda: scritto rivolto a celebrare la Madonna e i santi. La sua origine coincide con i salmi recitati dai flagellanti durante il loro pellegrinaggio (che durava 33 giorni e mezzo).
La metrica delle lauda è uguale a quella della ballata.

San Francesco d’Assisi, nato nel 1181/2, presenta uno stile di vita completamente nuovo.

Il Cantico dei Santi, uno dei primi testi della letteratura italiana, si può definire come una prosa ritmata scritta in volgare umbro, dove si celebra tutto il “Creato”, ovvero tutto ciò creato dal Signore.

 

Fonte: http://utenti.multimania.it/adry9986/La%20Letteratura%20Italiana.doc

Autore del testo: non indicato nel documento di origine

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