Colonialismo e imperialismo

 

 

 

Colonialismo e imperialismo

 

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Colonialismo e imperialismo

 

Il colonialismo

Gli stati impegnati nella creazione di colonie sono in tutto una decina e le fasi in cui avviene la colonizzazione sono tre:

  • il ‘400-‘500 –  motivazioni: costruzione di imperi coloniali e di basi commerciali in seguito alle nuove scoperte geografiche
  • il ‘600-‘700 –  motivazioni: iniziative commerciali (Compagnie commerciali privilegiate); fuga da persecuzioni religiose (es. i Puritani)
  • l’800-‘900 – motivazioni: 1) la politica di potenza, cioè nazionalistica e imperialistica, dei singoli Stati europei, per i quali avere un impero coloniale è un fattore di prestigio (si esalta la propria nazione a scapito degli altri popoli,  che perciò si ritiene di avere il diritto di assoggettare in un impero coloniale );  2) lo sviluppo capitalistico dovuto alla rivoluzione industriale, che impone la ricerca di materie prime e di mercati. La spartizione dell’Africa in sfere di influenza tra le grandi potenze europee venne stabilita nel Congresso di Berlino del 1884, convocato dal cancelliere tedesco Bismarck.

 

Epoca

 

 

Modalità prevalente

America

Africa

Asia

 

1400-500

Spagna

Imperi coloniali

  • Florida

 

  • Filippine

 

Portogallo

Basi commerciali sulla costa

  • Brasile
  • Angola
  • Mozambico
  • Macao (Cina)
  • Timor

 

1600-1700

Francia

Compagnie commerciali privilegiate

  • Nord America
  • Direzione dall’Atlantico al Mar Rosso  (porto di Gibuti) nell’Africa del nord à scontro con l’Inghilterra a Fascioda, in Sudan (1898)
  • Indocina

 

Inghilterra

Compagnie commerciali privilegiate

  • Nord America
  • Direzione dal Capo al Cairo à scontro con la Francia a Fascioda, in Sudan (1898)
  • Guerra anglo-boera in Sud Africa
  • Hong Kong (Cina)
  • India

 

Olanda

Compagnie commerciali privilegiate

  • Nord America
  • Sud Africa

 

 

1800-1900

Italia

Acquisto della Baia di Assab

 

Guerre di conquista

 

  • Eritrea
  • Somalia
  • Libia, Rodi e il Dodecaneso
  • Etiopia
  • Albania

 

 

Germania

 

 

  • Togo
  • Camerun
  • Namibia
  • Africa orientale tedesca (Deutsch-Ostafrika) = Burundi, Ruanda, Tanzania
  • Oceano pacifico (Papua Nuova Guinea, Isole Bismarck, coste della Cina)

 

Russia

 

 

 

  • Siberia
  • Caucaso

 

Giappone

 

 

 

  • Manciuria (Manciukuò)

 

Belgio

 

 

  • Congo

 

 

La colonizzazione può assumere varie forme, che vanno dalla totale dipendenza del territorio coloniale dalla metropoli a modalità di colonizzazione più attenuate o mascherate:

  • colonia o dipendenza - le colonie costituiscono delle forme di vera e propria “dipendenza” (e forse sarebbe meglio usare questo termine invece di colonia) tra la colonia e la sua metropoli, dipendenza perché alla colonia non è riconosciuta un’esistenza come soggetto politico, non ha né libertà né sovranità, ma viene considerata un puro oggetto d’azione politica, che deve subire le decisioni della metropoli,
  • protettorato - al contrario, il protettorato (forma di colonizzazione attenuata, ma non tra le più diffuse) viene in parte riconosciuto come soggetto politico, subisce un grado di dipendenza minore rispetto alla colonia, conserva il simulacro di uno Stato; viene in genere applicato a paesi che un tempo erano degli Stati che avevano unità politica e relazioni internazionali, es. i francesi nel Marocco, l’Indocina,
  • formula del trattato iniquo – è una forma di colonizzazione in cui la sovranità della colonia sussiste in modo fittizio, la cui indipendenza è rispettata nominalmente, ma cui l’Europa impone condizioni discriminatorie attraverso la firma del trattato iniquo, es. Cina; “trattato iniquo” è un ossimoro, si tratta di un vero e proprio diktat di una nazione ai danni di un’altra. Esempi di questa formula oltre alla Cina sono il Giappone, l’Impero ottomano e l’Egitto
  • emigrazione – esportazione di uomini europei nelle sue colonie; anche questa può essere vista come una forma di colonizzazione.
  • penetrazione commerciale: come nella Russia dell’800

 

 

La politica di potenze

 

  1. L’Europa delle grandi potenze (1850-1890)
  2. I nuovi mondi: Stati Uniti e Giappone
  3. Imperialismo e colonialismo
  4. L’Italia liberale

 

Schema riassuntivo: Imperialismo e colonialismo

 

Negli ultimi decenni dell’800 si accelera la corsa alla conquista delle colonie, soprattutto per due ragioni:

  1. economiche (materie prime a basso costo; sbocchi commerciali) 
  2. volontà di estendere missione civilizzatrice dell’uomo occidentale.

 

Aspetti negativi e  positivi della dominazione coloniale:

negativi

  1. sfruttamento
  2. cancellazione di antiche culture

positivi

  1. modernizzazione
  2. nascita di nazionalismi locali

 

L’imperialismo in Asia:

  1. In India, il tentativo di ribellarsi alla modernizzazione imposta dagli inglesi determina una rivolta e la trasformazione del Paese in un possedimento sotto la diretta amministrazione della corona
  2. Apertura del canale di Suez (1869) e nuova penetrazione degli europei in Asia: Indocina (Francia)
  3. Espansionismo russo verso l’Asia centrale (Siberia) e contrasto con l’Inghilterra.
  4. Il Giappone, dopo la guerra con la Cina (1894) le strappa vari territori. Rivolta dei boxers in Cina per la restaurazione delle antiche tradizioni imperiali (1900).

 

L’imperialismo in Africa:

  1. Africa: nel giro di pochi decenni, tutto il continente finisce sotto il controllo europeo.

Prosegue la doppia direzione di conquista: quella inglese, che va dal Capo al Cairo; quella francese, dall’Atlantico all’Oceano Indiano.

La Francia occupa così la Tunisia (1881), l’Inghilterra l’Egitto (1882). Verso la fine dell’800, si verificò l’Incidente di Fascioda (Sudan) tra Francia e Inghilerra, che mostrò quali rischi comportasse in termini di conflitti internazionali la corsa alle colonie.

Nel 1884 si ebbe la Conferenza di Berlino per il Congo che stabiliva i principio della spartizione dell’Africa e riconosceva il possesso di vari territori a Belgio, Francia, Germania e Inghilterra..

  1. La guerra anglo-boera è un caso particolare, sia perché è dovuta ad un impulso espansionistico interno e non proveniente dalla madrepatria, sia perché provocò un inedito conflitto tra due popoli bianchi e cristiani.

Popolato da coloni olandesi (boeri), il sud Africa era finito sotto il controllo inglese al tempo di Napoleone, costringendo i boeri a spostarsi nell’Orange e nel Transvaal. Ora gli inglesi, attirati dai diamanti, volevano estendere il loro controllo anche a queste due zone. Ne derivò un sanguinoso conflitto che si concluse con la vittoria inglese.

 

 

Unita’ 2 – L’Europa e il mondo alla vigilia della guerra

 

L’Europa tra i due secoli

 

  1. I paesi extraeuropei tra i due secoli
  2. L’Italia giolittiana

 

Tema centrale del modulo. Sul piano delle relazioni internazionali a fine Ottocento notiamo due grandi ordini di fatti:

  1. Tra la metà ‘dell’800 e la fine della  Seconda Guerra Mondiale, comincia un processo di lungo periodo che vede la fine della supremazia mondiale dell’Europa e l’emergere di due nuove potenze: il Giappone e gli Usa (cap.2).
  2. A partire dal 1890 – l’anno delle dimissioni di Bismarck – i rapporti tra le grandi potenze che dominavano la politica europea e mondiale subirono radicali mutamenti. Gli equilibri internazionali, rimasti bloccati negli anni precedenti in una trama di alleanze che faceva perno sulla Germania di Bismarck, si ruppero, dando luogo a un assetto bipolare fondato sulla contrapposizione fra due blocchi di potenze: Francia e Inghilterra ,da una parte, e Germania, Austria e Italia, dall’altra (Triplice alleanza). Si tratta dei due blocchi che si contrapporranno nella prima guerra mondiale (cap.1).

Sul piano delle situazioni interne dei singoli stati europei, sarebbe tuttavia sbagliato leggere quest’epoca, la “belle époque” come una società tutta protesa verso l’inevitabile scontro finale. Fu in realtà un periodo di crescita complessiva (miglioramenti nelle condizioni di vita delle classi popolari, spinte alla democratizzazione) della società europea, ma anche di forti contrasti politici e di grandi conflitti sociali. E se in alcuni paesi le tendenze alla democratizzazione incontrarono la resistenza ostinata dei gruppi conservatori, ma finirono per prevalere più o meno largamente (Francia, Gran Bretagna, Italia), altrove furono duramente represse, come in Russia, o bloccate, come in Germania e nell’Impero asburgico, entro le vecchie strutture autoritarie (cap.1).

L’ultimo capitolo del modulo è dedicato ad un approfondimento della situazione politca italiana, dove la cosiddetta “crisi di fine secolo” (dalla sconfitta di Adua, nel 1896 all’assassinio di Umberto I, nel 1900) si conclude, come negli altri paesi occidentali già analizzati: Francia e Inghilterra) con la vittoria delle forze progressiste (cap.3).

 

 

2_I PAESI EXTRAEUROPEI TRA I DUE SECOLI

 

Tra la metà ‘dell’800 e la fine della  Seconda Guerra Mondiale, comincia un processo di lungo periodo che vede la fine della supremazia mondiale dell’Europa e l’emergere di due nuove potenze: il Giappone e gli Usa

 

1) l’emergere del Giappone:  

  1. il contrasto con la Russia per impadronirsi della Manciuria (regione del decadente Celeste Impero) e vittoria giapponese nel 1904, nella guerra russo- giapponese; ciò avrà varie conseguenze:
  2. ne deriva la rivoluzione russa del 1905. La sconfitta fu bruciante per la Russia (per la prima volta un impero europeo venne sconfitto da un popolo non europeo) ed accentuò le tensioni interne che sfociarono nella rivoluzione del 1905.
  3. La vittoria giapponese diede un poderoso impulso alle lotte nazionali e anticoloniali dei popoli asiatici: nascono vari movimenti anticoloniali contro gli Europei in Indocina  francese, Indonesia occidentale, Filippine
  4. Ma le lotte nazionali ebbero impulso soprattutto in Cina, dove si accentuò la decadenza dell’impero cinese e ne nacque la repubblica nel 1911, cui seguirà una lunga serie di guerre civili

 

2) l’emergere degli USA:

  1. questo stato, che è avviato a diventare una delle massime potenze mondiali, fino al 1914, inizio della Grande Guerra, rivolge la propria attenzione ed impone la propria potenza all’America centrale: crisi di Panama con la Colombia
  2. è governato da Th. Roosevel fino al 1912, repubblicano, autore di una politica di riforme sociali
  3. nel 1912 viene eletto il democratico Wilson

 

Situazione in America Latina:

  1. sviluppo economico, ma dipendenza dalle esportazioni nei paesi occidentali (monocoltura)
  2. uniche novità:
  3. la vittoria dei radicali in Argentina
  4. rivoluzione messicana tra il 1910 e il 1921, che si conclude con la vittoria delle forze democratiche

 

L’età dei totalitarismi

 

  1. Economia e società negli anni '30 (la crisi del 1929)
  2. L'età dei totalitarismi
  3. L'Italia fascista
  4. Il tramonto del colonialismo: L'Asia e l'America Latina

 

 

 

Nel periodo del primo dopoguerra, oltre al consolidarsi dei totalitarismi, si assiste anche all’avvio del processo di decolonizzazione in America Latina ed Asia.

 

 

L’avvio della decolonizzazione. Il primo dopoguerra è anche il momento storico in cui si avvia la decolonizzazione. Ovvero quel processo che porta le colonie ad emanciparsi dalla tutela dei paesi occidentali. In ciò furono determinanti:

  1. il contributo dato dalle colonie alle loro madri patrie durante la guerra (in cambio del quale esse si aspettavano l’indipendenza),
  2. l’esempio della rivoluzione russa, assunta come modello di trionfo contro l’imperialismo nella sua forma coloniale
  3. l’ideologia wilsoniana (autodeterminazione dei popoli).

I principali cambiamenti si hanno in:

  1. Medio Oriente (problemi derivanti dalla spartizione tra Francia e Inghilterra, e dalla nascita della Palestina);
  2. Turchia (nascita della repubblica con Ataturk);
  3. Egitto (si emancipa dalla Gran Bretagna, che crea il Commonwealth);
  4. l’India di Gandhi, dove la Gran Bretagna alterna interventi repressivi a concessioni di autonomia;
  5. la Cina, che negli anni fra le due guerre fu teatro di una lunga guerra civile tra comunisti e nazionalisti.

Il Giappone conobbe negli anni Venti una spinta imperialistica, mentre in America Latina la grande crisi ebbe conseguenze fortemente negative che sul piano politico si tradussero nell’affermazione di governi più o meno autoritari.

 

Fonte: http://digidownload.libero.it/davide.cantoni/Filosofia%20e%20storia/Storia%20CONTEMPORANEA.zip

Autore del testo: non indicato nel documento di origine

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Colonialismo e imperialismo

IL COLONIALISMO

La spartizione dell’Africa

Prima del 1870 solo un decimo del territorio africano era stato colonizzato: la Gran Bretagna possedeva la Colonia del Capo, la Francia l’Algeria e il Senegal, il Portogallo occupava l’Angola e il Mozambico mentre l’Inghilterra si spingeva lungo l’asse nord-sud, partendo dall’Egitto. Le antiche civiltà locali furono sostituite dalle colonie e dai protettorati i cui confini venivano tracciati seguendo meridiani e paralleli. La Tunisia e l’Egitto, furono l’epicentro dell’espansione imperialista (1881-1882) i quali entrambi appartenevano all’Impero turco, ma erano amministrati da governi locali indipendenti. L’Egitto però, in confronto alla Tunisia, rappresentava una meta coloniale tra le più ambiziose in quanto, in seguito all’apertura del canale di Suez, rappresentava la via principale per l’oriente. A partire dal 1870 Tunisia ed Egitto avevano tentato la via della modernizzazione, ma le scarse risorse e l’amministrazione corrotta avevano causato il rischio della bancarotta. Nel 1881 un incidente accaduto alla frontiera dell’Algeria fornì il pretesto per l’occupazione militare francese della Tunisia che si trasformò in protettorato. Nel 1882 il governo britannico inviò un contingente militare e prese il controllo dell’Egitto. Contemporaneamente, anche le truppe sudanesi del Mahdi si lanciarono in una guerra contro gli Anglo-Egiziani: nel 1885 riuscirono a conquistare Khartum e a fondare uno Stato indipendente che solo nel 1898 gli Inglesi riuscirono a sconfiggere. Tutto ciò, diede inizio ad una corsa alla conquista dell’Africa. Si ricorda la questione del Congo, dove il Belgio dal 1876 aveva importanti interessi economici, a causa della scoperta di ricchi giacimenti minerari nel Katanga che spinse il re Leopoldo II a rafforzare il suo dominio fino ad estenderlo all’Atlantico. Il Portogallo però, che controllava la confinante Angola, riteneva quella zona di sua competenza: ne nacque così una controversia internazionale, dibattuta e risolta (con la spartizione delle zone conghesi ed adiacenti, più precisamente: a Leopoldo del Belgio fu riconosciuta la sovranità personale sullo Stato Libero del Congo, la Francia ebbe i territori sulla riva destra, la Germania il protettorato del Togo e Camerun, e l’Inghilterra il territorio dell’attuale Nigeria) alla Conferenza di Berlino (1884-1885). Per quanto concerne l’Africa sud-orientale, il progetto della Gran Bretagna prevedeva l’unione dei territori della regione del Nilo e i possedimenti dell’Africa sud-orientale. Per questa ragione, tra il 1885 ed il 1895, gli inglesi partirono dalla Colonia del Capo, risalirono il bacino dello Zambesi e al Lago Niassa ed occuparono il Kenia e l’Uganda. In cambio dell’isola di Zanzibar, la Gran Bretagna riconobbe la presenza tedesca in Africa Orientale. Ma le truppe britanniche si scontrarono anche con i francesi, nel 1898 nella fortezza di Fashoda. Si sfiorò la guerra, ma la consapevolezza sia inglese che francese di dover far fronte comune per contenere l’aggressiva espansione tedesca prese il sopravvento. Più a sud troviamo i discendenti degli olandesi, i Boeri: essi avevano fondato le due repubbliche indipendenti dell’Orange e del Transvaal. Queste zone, ricche di fiorenti giacimenti minerari, fecero da sfondo al conflitto anglo-boero (1889-1902) conclusosi poi con la vittoria della Gran Bretagna. Nel 1910 furono uniti alla Colonia del Capo le repubbliche conquistate, formando così l’Unione Sudafricana.


La spartizione dell’Asia

Analogamente allo scenario africano, in Asia troviamo potenze come la Francia (penisola indocinese), la Gran Bretagna (India, Ceylon, Hong Kong e Singapore), l’Olanda (arcipelago indonesiano), il Portogallo (Macao, Goa e parte dell’isola di Timor) la Spagna (Filippine) ed infine la Russia (Siberia e parte dell’Asia centrale). Colonia britannica del Settecento, per un centinaio di anni l’India fu governata dalla Compagnia delle Indie. La politica della Compagnia delle Indie mirava alla modernizzazione dell’India con la diffusione della legislazione e della civiltà occidentale. Ma le trasformazioni avevano causato malcontento tra la popolazione (ricordiamo nel 1857 la rivolta dei Sepoys). Successivamente il governo britannico decise di sciogliere la Compagnia e di assumere direttamente il controllo tramite un vicerè: burocrazia ed esercito furono ristrutturati in modo da affiancare funzionari indiani ad elementi britannici. Nel 1876 la regina Vittoria assunse il titolo di “imperatrice dell’India”. Nel 1885 nacque il Congresso Nazionale Indiano a causa della cattiva amministrazione britannica che provocò qualche malcontento tra la popolazione (soprattutto in campo agricolo). Il congresso non venne però preso del tutto sul serio dagli inglesi: questo porto alla creazione di una corrente estremista la quale rivendicava il diritto dell’India all’autogoverno. Spostandoci sempre più verso l’entroterra asiatico, troviamo la Cina, luogo d’interesse per Stati Uniti, Giappone, e diverse potenze europee. A metà del XIXsec l’Impero cinese era il paese più popolato al mondo (come lo è ancora oggi). Dotata di enormi potenzialità economiche, la Cina mostrava tuttavia i sintomi della decadenza: all’immenso territorio dell’Impero non corrispondeva una reale forza politica ed amministrativa. Il malcontento verso i Manciù portò tra il 1849 ed il 1868 a numerose rivolte contadine. Il governo cinese era di strette vedute riguardo all’esportazione dei proprio prodotti: solo pochissime nazioni potevano commerciare con la Cina, con severe regole nel commercio. Questo portò alle guerre dell’oppio (prima: 1842, seconda: 1856-60), così chiamate perché determinate dal rifiuto cinese di importare l’oppio. La prima fu vinta dalla Gran Bretagna che ottenne la città di Hong Kong come premio. La seconda fu il colpo di grazia per l’Impero cinese, costretto ad aprirsi al commercio straniero e a stabilire relazioni diplomatiche con gli Stati occidentali. Questo dimostrò enormi falle sulla gestione cinese del proprio Impero, che aprì le porte all’intervento di altre potenze le quali: la Russia, che fondò la città di Vladivostok, la Gran Bretagna che occupò la Birmania e la Francia che occupò l’Indocina. Quest’ultima intraprese un’espansione a base cattolica, che fomentò diverse persecuzioni verso i missionari. Proprio queste persecuzioni fornirono il pretesto ai Francesi di occupare nel 1862 la Cocincina ed imporre, nel 1863, il protettorato alla Cambogia. Il Giappone era invece interessato alla Corea e alla Manciuria. Nel 1894 tra Cina e Giappone scoppiò un conflitto che si risolse con la sconfitta cinese. La Cina rinunciò alla Corea, e fu inoltre costretta ad aprire quattro porti al commercio giapponese. Il malcontento cinese trovò la sua espressione armata nella società segreta detta dei boxers che, nel 1900, attaccarono le sedi delle missioni occidentali, uccidendo centinaia di stranierei e di Cinesi convertiti al cristianesimo, fino a sfociare in un conflitto che richiese l’intervento di un contingente internazionale (parteciparono tedeschi, giapponesi, francesi, inglesi, russi, americani, italiani ed austriaci). Per i Cinesi questo fu l’ennesimo smacco: l’imperatrice fuggì, i rivoltosi furono arrestati e processati e la Cina dovette risarcire i danni agli occidentali.


 

Fonte: http://www.pr0t3ck.altervista.org/scuola/sto-nialismo.docx

Sito web da visitare: http://www.pr0t3ck.altervista.org/

Autore del testo: A.Greco

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