Cosmogonia e astronomia nell’antica Grecia

 

 

 

Cosmogonia e astronomia nell’antica Grecia

 

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Cosmogonia e astronomia nell’antica Grecia

 

Occorre notare che nel bacino del mediterraneo la Grecia si trova proprio al centro del bacino e proprio per questo sarà un punto di diffusione del sapere. La struttura del territorio era insulare quindi con grande capacità di diffusione prima verso l’Asia poi verso l’Italia.

I punti che verranno affrontati in questa lezione sono:

 

  1. La razionalizzazione dei dati della percezione (cioè la prima sistemazione armonica di ciò che si percepisce in natura)
  2. I moti stellari e i moti planetari
  3. Il concetto greco di Cosmo
  4. Platone e la cosmologia del Timeo
  5. La produzione del mondo come produzione artigiana
  6. Idee e materia
  7. Il demiurgo

 

Il problema della percezione dei dati del mondo nasce come prima esigenza della persona, di qualsiasi osservatore terrestre. Uno dei primi elementi che vengono ad un osservatore è la razionalizzazione dei dati della percezione. I dati non debbono rimanere come dati non correlati, come dati dispersi, ma devono essere organizzati e forniti di ragione. Uno dei primi elementi dei dati della percezione è lo spettacolo, del cielo e del cosmo che un civiltà agraria di quel tempo aveva a stretto contatto, era priva cioè di tutte le conoscenze e di tutti quegli elementi strutturali (edifici, fabbriche ecc.) tipici del mondo moderno che ci allontanano dalla percezione del cosmo e della natura. Nella civiltà aurorale dove gli elementi della tecnica non interferivano tra uomo e natura il primo spettacolo da percepire era la sfera stellare. La prima percezione riguarda la rotazione delle stelle (immagine 1). Osservando le stelle ora dopo ora si scopre che le stelle hanno una rotazione continua: è il primo elemento di razionalizzazione e di aggregazione dei dati. In questo ruotare di stelle si nota che questa rotazione avviene attorno ad un punto centrale, il polo e che mantengo costantemente la loro distanza relativa. Per una prima spiegazione razionale si pensa che deve esistere qualcosa che porta su di se questi punti perché non possono esistere dei corpi sospesi nell’aria mantenendo un moto continuo ed uniforme. Si stabilisce quindi che la volta celeste sia una specie di cupola ed i punti luminosi vi sono infissi. Osservando attentamente si scopre che mentre le stelle hanno un movimento circolare uniforme in un senso, vi sono sette puntini luminosi che hanno un comportamento molto diverso: in primo luogo non mantengono tra di loro le stesse distanze relative, cioè ognuno ha un moto diverso dall’altro e quindi spostandosi assumo tra di loro posizioni via, via variabili; in secondo luogo osservati durante l’anno il loro movimento annuo è retrogrado (si muovono cioè al contrario) rispetto alle stelle. In mezzo a quelle che saranno chiamate le stelle fisse  in quanto infisse nella sfera stellata, esistono dei pianeti (in greco significa errante), cioè delle stelle che errano rispetto ad altre che osservano un moto regolare. A questo punto viene da pensare che se la sfera delle stelle fisse presuppone una sfera su cui tutte queste sono infisse, il fatto che questi altri sette punti luminosi hanno un moto differente, bisogna ritenere che ognuno di loro è trasportato a sua volta da una sfera apposita. Si viene, attraverso questa forma di razionalizzazione dei dati, creando l’idea che il cielo è un cielo strutturato in modo uniforme, che questi pianeti e le stelle sono trasportati da qualcosa di trasparente che li porta continuamente intorno al centro e che il centro da cui noi osserviamo sia effettivamente il centro del mondo. Questa concezione si dice geocentrica e rimarrà valida fino all’età di Copernico.

I moti stellari sono quindi quelli regolari della sfera celeste che hanno un moto di direzione giornaliero da est ad ovest (immagine 2) ed i  moti planetari che invece hanno un moto inverso annuo da ovest ad est. Due sistemi quindi che ruotano l’uno all’interno dell’altro.

Per poter spiegare tutto ciò bisogna parlare del concetto greco di cosmo. Cosmo in greco significa bello, (oggi si parla di cosmetica per esempio), in realtà il suo significato è  mondo, armonia, perché in primo luogo il cosmo deve essere un tutto unitario e definito. Nell’immagine 3 si vede un pezzo di marmo indefinito che ancora non ha una forma quindi da un caos informe bisogna prima limitarlo con una figura, una statua o, nel caso della geometria una forma perfetta come una sfera che cinge in modo.. Il cosmo quindi per essere bello deve essere concluso e chiuso. Il caso appunto della statua o della sfera dice la stessa cosa dal punto del cosmo: il cosmo è animato come un corpo ed il corpo è armonico e perfetto come il cosmo. Allo stesso modo in cui un territorio informe non è ancora nulla finche non si operi un delimitazione dello spazio. Delimitando uno spazio è la condizione primitiva perché questo si organizzi (immagine 5), così come delimitando una massa informe è la condizione per organizzarla al proprio interno ed abbia una sua armonia. Il concetto di cosmo greco presuppone la chiusura, il limite come condizione della perfezione. L’illimitato per i greci è un concetto imperfetto.

Chi interpretò per primo questo concetto del cosmo e della sua perfezione è Platone, vissuto tra la prima metà del V e la prima metà del IV (dal 427 al 347 a.C.) che scrisse un testo fondamentale il Timeo. Si tratta di un dialogo in cui Platone affronta il problema dell’origine del cosmo. Si può affrontare il problema del cosmo in due modi, o parlare della sua origine, di come si è formato, quale sia l’origine della natura (questo è il concetto della cosmogoniagonia sta per generazione) o dal punto di vista cosmologico, cioè quello della sistemazione del cosmo. Due autori del tempo Platone e Aristotele ebbero due approcci diversi: il primo pensa che il mondo richiede una spiegazione per quanto si è generato, sia nella sua generalità sia per i suoi aspetti più specifici come i moti stellari, i piani, l’eclittica ecc. per il secondo invece, Aristotele, il mondo è sempre esistito così come lo vediamo; da un lato quindi una genesi del mondo(Platone) dall’altro invece l’eternità del mondo (Aristotele).

Platone nel Timeo affronta quindi la genesi del mondo ritenendo che il mondo si sia generato. Sono queste considerazioni che diventeranno celebri in tutto il mondo occidentale fino a congiungersi con quelle che saranno le idee cristiani quando la produzione del mondo, diventeranno insieme alla genesi, una produzione artigiana e saranno quindi un principio fondamentale (testuali parole del Prof.).

La produzione del mondo di Platone è una produzione artigiana. E’ una concezione fondamentale dell’antica Grecia che arriva fino al 1600, ciò che è fatto, cioè il manufatto, è fatto con la mano dell’uomo. L’esempio tipico è quello del vasaio (immagine 06). La creta informe richiede l’opera del vasaio (in greco vasaio si dice demiurgo) che con le mani dà forma all’argilla. L’artigiano prima di avere la forma della argilla in vaso nelle mani ha l’idea della forma nella testa. L’artigiano quindi pensa la forma e trasferisce nella materia l’idea. L’idea viene dall’alto a dare forma alla materia che viene dal basso. Le cosmogonie antiche prime della cosmogonia cristiana hanno un concetto fondamentale comune, la materia è precostituita al demiurgo e il dio è precostituito alla materia, sono due entità opposte che si congiungono attraverso il demiurgo. Platone dice appunto che la creazione del mondo presuppone un artefice ed un modello. Questo modello è nella mente divina ma il creatore, questo dio che nel mondo greco non ha gli attributi del dio cristiano-giudaico, ha un po’ il concetto di una potenza eternamente beata e ferma in se stessa e buona e che volle che nella sua bontà tutto nascesse somigliante a lui. Il creatore ha bisogno di proiettarsi fuori di se e di esprimersi come un artigiano che realizza una propria idea. Secondo Platone un dio realizza parte di se, non tutto perché il mondo per essere materiale (secondo Platone) deve allontanarsi dalla perfezione del creatore. Platone pensa che del mondo il demiurgo costruisca le parti primitive fondamentali. Il modo (immagine 07) è costituito da una sfera stellata al cui interno ci sono altre sfere tra cui ci sono le sfere del sole e dei pianeti e la linea dell’eclittica (immagine 08) che è diversa e spostata di 23° dalla linea dell’orizzonte che è perennemente regolare rispetto all’asse terrestre. Il moto delle stelle avviene attraverso il moto dell’orizzonte quello dei pianeti invece è spostato lungo l’eclittica. Quindi due moti fondamentali, quello regolare delle sfere delle stelle fisse che gira omogenea ogni 24 ore e il giro dei pianeti che è lento e retrogrado rispetto alle stelle fisse ed è sfalsato di 23°. Quindi Platone cerca di spiegasi il perché di questa diversità di comportamento di stelle e di Pianeti. Dice che il mondo essendo animato per essere così deve avere la proprio interno un’anima che è rappresentata così: il demiurgo, così come il demiurgo plasma l’argilla, lavorò una striscia di materia mista dei quattro elementi fondamentali, tagliandola in due parti (immagine 10) le incrocia poi al centro (immagine 11) poi le piega in cerchio unendone le estremità al punto opposto alla loro intersezione (immagine 12-13-14) fino al ottenere due cerchi fondamentali (immagine 15) che sono i due cerchi fondamentali del movimento dell’universo, l’orizzonte e l’eclittica che si muove in senso inverso. Platone chiamerà l’orizzonte il movimento dell’identico perché è quello regolare del cielo e delle stelle fisse, l’eclittica è il movimento del diverso perché i pianeti hanno tempi e spostamenti diversi tra loro. Platone in questo modo la totalità viene provvista di corpo, anima e intelligenza: il mondo nasce come vivente dotato di intelligenza grazie alla provvidenza divina. Queste due strisce sono le strisce con cui l’anima del mondo viene mosso. Il mondo nella cosmologia antica è considerato animato, tutto ciò che si muove, pianeti, stelle ecc. non si può spiegare come un moto attribuito temporaneamente dalla spinta di qualcosa, ma è considerato come moto inerente ad un corpo che ha una propria anima. L’animazione delle sfere, e dei pianeti sono una proiezione dell’uomo sul mondo così come l’uomo si spiega nei suoi movimenti in quanto dotato di un’anima e di una capacità di agire. Al cosmo è attribuita l’anima mundi che è un’energia capace di organizzare. Per Platone l’orizzonte e l’eclittica sono i due elementi che organizzano e armonizzano i moti del mondo. Il moto della sfera celeste (immagine 16) è costituito dal moto rotatorio regolare della linea dell’orizzonte e dalla linea dell’eclittica (immagine 17).

La sfera stellata cattura tutte le stelle e le fa girare al livello più alto. E’ considerato il cielo più vicino al mondo dell’eternità perché circola in eterno senza irregolarità. Il moto interno dell’eclittica è quello dei pianeti, un moto irregolare. Il mondo, o il cosmo, è un insieme di ideale regolarità al proprio esterno, al proprio confine, e di intrinseca variazione e diversificazione. E se si considera che con il girare del sole si hanno le variazioni delle stagioni sulla terra si capisce come vengono attribuite ai pianeti le variazioni del tempo , quindi le generazioni e le corruzioni, quindi la graduale concezione per cui l’alto del cielo, quella delle costellazioni è quella che orienta l’identico e l’eterno, le sfere dei pianeti sono quelle che governano le variazioni e le irregolarità.

Platone quindi dice “...e diede loro un moto rotatorio uniforme su se stesse, e formò due cerchi, l’uno esterno e l’altro interno...”. Fissandolo su uno schema rotatorio sul piano (immagine 18-19) avremo la terra al centro, i pianeti e il sole attorno e le stelle al livello più alto.

E’ questo l’assetto geocentrico della cosmologia antica a cui Platone ha dato questa spiegazione di tipo cosmogonico, il mondo è nato come un contrasto interno tra perennità-eternità del cielo delle stelle (che si muove con moto regolare) e il moto della variazione interno. Per Platone ciò che non è nel mondo iperuranio (al dì la del cielo delle stelle fisse, il mondo dell’eternità) nel mondo creato dal demiurgo c’è la variazione. Per Platone la variazione è il succedersi della materia che cambia continuamente stato, il variare delle forme, il nascere e morire delle cose. Diversamente dal cielo delle stelle e dei pianeti la terra è la sfera centrale e conosce l’insieme delle variazioni e corruzioni determinate dall’insieme dei pianeti.

La creazione dei pianeti e dei loro moti, per Platone e così via fino a Copernico, significherà moto delle stagioni, della generazione e della corruzione.

In qualche modo si è fisiocizzata la struttura (immagine 20) del cosmo come è concepito da un greco nel V-IV sec. a.C. per cui i cieli sono incastonati dentro di loro come se fossero una cipolla. Non si concepisce spazio vuoto, il mondo antico è uno spazio pieno. Una serie di sfere concentriche con al centro la terra. Uno degli assiomi fondamentali della cosmogonia e cosmologia antica è che il mondo sia perfetto come una sfera che le sfere planetaria siano sfere perfette e che quindi essendo i pianeti incastrati in ciascuna sfera non possono che avere moti rotatori perfetti. A velocità diversa hanno anche moti uniformi. Questi sono due postulati dell’astronomia antica fondamentali. E’ l’idea di perfezione del mondo celeste greco.

Questi postulati entrarono poi in crisi man mano che le osservazioni successive scoprirono la difformità rispetto a questo sistema. Uno per esempio è la scoperta delle orbite ellittiche. Queste scoperte misero in grave difficoltà il modo greco di interpretazione del cielo.

Il cosmo è bello perché perfetto come una sfera, è chiuso perché è delimitato e non ha nulla oltre di sé ed è animato da un’anima propria (l’eclittica che porta i pianeti e l’orizzonte che trascina il cielo delle stelle fisse sono i due moti opposti da cui l’animazione del mondo prende origine.

Questa immagine del mondo (immagine 20) è una concezione dello spazio, del cosmo sotto un aspetto gerarchico. Un mondo apparentemente perfetto ma che comporta delle difficoltà.

Si osservi questo movimento (immagine 21) che riguarda il movimento di un pianeta visto dalla terra. Il problema che si pone è che osservato lungo la sua traiettoria per anni (nel caso di Saturno, o meno nel caso degli altri), il comportamento di un pianeta invece di essere perfettamente circolare, come ci si aspetterebbe, per quanto riguarda una sfera perfetta ha un movimento innaturale, cioè ha un movimento di progressione, poi di stazione (come dicevano i greci), poi di retrogradazione (arretramento) e poi di ripresa. Tutto ciò, rispetto ai presupposti della razionalizzazione della percezione, l’astronomo via, via che osserva il comportamento del pianeta, scopre che il pianeta non rispetta alcune norme della teoria. Questa è una delle maggiori anomalie che Platone riscontra e Platone dirà agli astronomi di “salvare le apparenze”, cioè chiederà agli astronomi (e questo sarà un problema che ci si porterà dietro fino alle origini della cosmologia moderna, fino cioè a Copernico), come spiegarci in termini di astronomia perfettamente sferica e di moto perfettamente uniforme queste anomalie. Tutto lo sforzo dell’astronomia antica da Ipparco a Tolomeo in poi sarà quello di studiare dei meccanismi per giustificare le apparenze e le anomalie riportandole alla norma. L’anomalia che non torna rispetto alla legge, non mutando il paradigma va riportata comunque alla legge.

Ogni struttura che sembra definitivamente organizzata e perfetta nasconde sempre in sé un elemento di irregolarità da cui poi esploderanno tutte le ragioni per una revisione del problema. Di ciò si parlerà a proposito di Tolomeo.

 

Fonte: http://www.liceopertini.net/servizi/appunti/appunti_scienze/appunti_scienza_tecnica/scienza_tecnica.zip

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