Impero Carolingio riassunto e sintesi

 


 

Impero Carolingio riassunto e sintesi

 

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Impero Carolingio riassunto e sintesi

 

L’Impero Caroligio (34)

L’Impero Carolingio visse per 43 anni (dall’800 all’843 d.C.) (cartina pag. 563)
Il suo fondatore fu Carlo Magno, re dei franchi, e comprende Francia, Germania e Italia centrosettentrionale e viene anche chiamato Sacro Romano Impero.
Nell’843 si divide in tre regni (francia, Germania, Italia) e si ricompone poi nel 962, ma riunificando solo Germania e Italia del nord (la Francia rimarrà per sempre fuori).
Viene abbattuto solo nel 1806 da Napoleone.
La Svizzera ne faceva parte e nel 1803 fu imposto l’atto di mediazione che rese il Ticino uno stato indipendente, una repubblica sovrana.

Storia del regno franco (34.2)

Era un regno romano – germanico e dunque gli abitanti erano seminomadi e guerrieri, a capo di questo popolo c’era un re eletto.
Il re che guida alla conquista i Franchi tra il 481 e il 511 è Clodoveo e cominciò dal nord della gallia. La città più importante era Lutezia, l’attuale Parigi.
La prima particolartià del regno è la precocissima conversione dei Franchi al Cristianesimo, dato che subito dopo la conquista il loro re si converte a questa dottrina, risolvendo così l problema della convivenza di unpopolo pagano e uno cristiano. I Franchi mantengono l’amministrazione romana e la stessa struttura giudiziaria (i due diritti sono parificati) e un diritto scritto.
Vi è però un problema per la monarchia: la successione. La monarchia è elettiva, quindi non è solida perchè dipende troppo dalla volontà dell’esercito. Clodoveo introduce così il sistema di monarchia ereditaria, lasciando il potere ai figli che se lo dividono, col problema che se non vanno daccordo il regno i divide. Questa divisione viene chiamata concezione patrimoniale del regno.
Alla morte di Clodoveo ben quattro figli gli succedono e vi saranno battaglie interne a causa del disaccordo fraterno. I figli però continuano a conquistare verso sud quindi il regno si espande, ma la monarchia si indebolisce e fa emergere altre autorità amministrative. Questi capi dell’amministrazione, chiamati maggiordomi, si affermano e in particolare uno di questi, Carlo Martello (a capo dell’amministrazione della Neustria) riesce a ricacciare gli arabi nella battaglia di Poitiers nel 732 d.C..
I re Merovingi (cioà della stirpe di Clodoveo) venivano chiamati “i re fannulloni”.

L’ascesa dei Carolingi (34.3)

Il figlio di Calro Martello, Pipino il breve, eredita il titolo del padre e fa cadere l’ultimo re Merovingio, proclamandosi re e sostituendo la dinastia merovingia con quella carolingia. Ma ciò che ha fatto non è legale e quindi necessita del rionoscimento ufficiale del s uo titolo di re, che gli viene concesso dal Papa Stefano II.
Stefano II si reca a parigi per consacrarlo addirittura di persona, perchè ha bisogno di un alleato politico e militare contro i Bizantini e i Longobardi in Italia.
La consacrazione avviene nel 754.

 

Fonte: http://www.myskarlet.altervista.org/Scuola/Impero%20Carolingio.doc

Autore del testo: non indicato nel documento di origine

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La fine dell’impero carolingio e la nuova ondata di invasioni

 

Alla morte di Carlo Magno l’impero viene ereditato dall’unico figlio rimasto, Ludovico il Pio e alla morte di questi, venne diviso tra i suoi tre figli Carlo il Calvo (gran parte dell’attuale Francia), Lotario (parte della Francia, parte della Germania, Italia del nord) e Ludovico il Germanico (gran parte della Germania). Dalla dissoluzione dell’impero carolingio nasceranno i primi embrioni di quelle nazioni che diverranno gli Stati nazionali protagonisti della storia moderna: Francia e Inghilterra. Germania e Italia resteranno a lungo divise (raggiungeranno l’unificazione solo nella seconda metà dell’800).
Varie le cause della dissoluzione dell’impero: concezione patrimoniale; presenza del vassallaggio; nuove minacce ai confini (saraceni, ungari e normanni). I normanni conquisteranno Inghilterra ed Italia meridionale. Nel periodo delle invasioni si accentua il fenomeno dell’autodifesa spontanea consistente nella costruzione di castelli.
Dopo la dissoluzione dell’impero carolingio, Lotario aveva ereditato il titolo di sacro romano imperatore. In Germania l’idea di Sacro Romano Impero conservò salde radici e qui si spostò il baricentro politico dell’Europa, anche perché in Germania si era formata una forte aristocrazia militare, per la necessità di presidiare i confini orientali dell’Europa. E’ in questo contesto che la dinastia di Sassonia divenne artefice della rinascita dell’Impero e l’imperatore Ottone cercherà di ottenere anche il controllo sulla Chiesa (Privilegium Othonis). Nel frattempo la Chiesa, già tre anni dopo la morte di Ottone III cercò di liberarsi del controllo imperiale. Venne abolito il Privilegium Othonis: ci si avviava così a una clamorosa e profonda frattura tra papato e impero.

 

  • La fine dell’impero carolingio

La spartizione dell’impero. Morte di Carlo: impero all’unico figlio rimasto, Ludovico il Pio. Morte di Ludovico: impero diviso tra Carlo il Calvo, Lotario e Ludovico il Germanico, che lotteranno tra loro. – 842: alleanza tra Carlo e Ludovico contro Lotario, giuramento di Strasburgo, redatto in nelle due nuove lingue parlate (francese e tedesco) che si stavano sviluppando. – 843: Lotario riconosce la spartizione dell’impero, pur conservando il titolo imperiale. 887: l’ultimo dei carolingi Carlo il Grosso, riesce per una fortunata serie di circostanze a riunificare l’impero, ma viene subito deposto dai suoi feudatari e l’impero si sfalda subito.
Alla deposizione dell’imperatore, il Regno d’Italia che apparteneva all’Impero, venne disputato tra i feudatari. Riuscì in un primo momento a spuntarla Berngario, marchese del Friuli, che però non riuscì a organizzare un potere forte. Ci provò poi Ugo di Provenza che cercò anche di controllare Roma, cosa che gli avrebbe procurato un grande prestigio politico in tutto il mondo cristiano. Ma Ugo non riuscì a domare la riottosa aristocrazia romana e fallì nel suo proposito. In conclusione, il Regno d’Italia esisteva solo nominalmente e presto sarebbe stato annesso all’impero di nazione germanica che nel frattempo stava prendendo forma.

La dissoluzione del potere centrale. In conclusione, possiamo dire che la crisi del Sacro Romano Impero aveva radici profonde. I fattori che portarono alla sua dissoluzione sono i seguenti:

  • la presenza di istituzioni come il vassallaggio, che finirono per diventare potenti forze disgregatrici
  • l’appropriarsi da parte dei signori locali di compiti amministrativi spettanti al re
  • la concezione patrimoniale dell’impero che portava i carolingi a suddividerselo come fosse un bene di famiglia
  • le nuove incursioni del IX secolo, che diedero il colpo di grazia a un organismo già debole e disgregato.
  • Nuove invasioni

Le nuove invasioni: Saraceni, Ungari, Normanni.

I saraceni. Sono gli arabi che dominano come pirati nel Mediterraneo e che costruiscono teste di ponte sulle coste ponte sulle coste per effettuare scorrerie all’interno. – Il caso del Freinet in Provenza, roccaforte imprendibile da cui i musulmani si spinsero fino in Svizzera, che fu battuta dall’intervento congiunto del marchese del Piemonte e del conte di Provenza.
Gli arabi in Spagna e nell’Italia meridionale.Tali incursioni nel cuore dell’impero non costituirono un reale pericolo perché avevano come scopo la sola razzìa; al contrario, lungo i confini meridionali dell’impero, vi furono due aree – l’Italia meridionale e la Spagna – in cui gli arabi tentarono una vera espansione territoriale. La maggior parte della Spagna cadde sotto il dominio arabo, che vi diedero vita al califfato omayyade di Cordova; la Sicilia venne conquistata nell’827.

Gli ungari (o magiari). Erano nomadi che si stanziarono nella zona del Danubio e da lì partirono per incursioni in Europa, che risultarono tanto più gravi perché si univano a quelle saracene e normanne. Nel 955 vennero sconfitti dall’imperatore Ottone I nella battaglia di Lechfeld, che divenne una data simbolica della cacciata degli ungari. Tuttavia, la loro sconfitta definitiva si deve probabilmente soprattuto all’istituzione di due marche (territori strutturati per la difesa dei confini), una delle quali, quella orientale (Oest, est) darà origine all’Austria (Oesterreich). Ripiegati in Pannonia, gli Ungari vi si insediarono definitivamente, convertendosi al cristianesimo ed entrando a far parte definitivamente del sistema politico europeo. Segno di una rinata vitalità del sistema politico della nuova europa che si stava plasmando. Ma la capacità dell’Europa medievale di assimilare i propri nemici trova la sua più notevole espressione nel caso dei vichinghi.

  • I Normanni

Chi erano i Normanni? Non sono ben chiari i motivi del loro spostamento (avventura, nomadismo, razzia). – Le loro incursioni si estendono su un’area più ampia di quelle di saraceni e ungari e hanno conseguenze più rilevanti: a una fase di devastazioni e razzie (caso del monastero di Noirmoutier) seguono veri e propri tentativi di conquista.
Tre grandi gruppi.

  1. I norvegesi si insediano in Islanda e Groenlandia e si spingono fino in America, che chiamano Vinland.
  2. Gli svedesi (vareghi) si dirigono come mercanti verso sud-est (zone slave, Bisanzio) e col tempo si impadroniscono di numerose città creando dei principart come Kiev, da cui avrà origine il Regno di Rus, da cui prende il nome l’attuale Russia.
  3. I danesi, infine, si mossero prevalentemente verso l’Inghilterra e la Francia: arrivano come razziatori, poi cominciano a svernare più volte nella stessa zona e si stabilizzano, infine vengono talvolta riconosciuti come vassalli dai sovrani (Rollone riceve in beneficio i territori della bassa Senna, per difenderli; poi diventerà duca di Normandia). Convertitisi al cristianesimo e assimilata la cultura francese, i Normanni si mossero alla conquista dell’Inghilterra e dell’Italia meridionale.

Verso l’Inghilterra. Guglielmo il Conquistatore sconfigge gli anglosassoni nella battaglia di Hastings (1066). Dona in feudo ai suoi uomini le terre inglesi, ma crea anche vincoli di forte sottomissione dei feudatari, ed evita quei processi degenerativi che avevano caratterizzato il feudalesimio post-carolingio. Si crea così una compagine statale ben organizzata (Domesday Book, censimento di tutti i beni). Uno dei successori di Guglielmo, Enrico II Plantageneto, sposerà Eleonora d’Aquitania, unificando il regno d’Inghilterra, il ducato di Normandia e il ducato di Aquitania. Ne derivò una situazione particolare che sarà fonte di conflitti nei secoli successivi: Enrico e i suoi successori erano insieme sovrani d’Inghilterra e vassalli del re di Francia (perché i due ducati francesi erano stati dati loro dal re di Francia).

Verso l’Italia meridionale . Entrano in Italia come mercenari, nel quadro dei conflitti tra arabi e bizantini. I più intraprendenti riescono a conquistare piccoli domini indipendenti: gli Altavilla, con Guglielmo detto Braccio di Ferro, ottennero la contea di Melfi; un altro Altavilla, Roberto il Guiscardo, tentò di espandersi verso nord e si scontrò con la Chiesa. Si arrivò ad un accordo: i normanni si riconobbero vassalli del papa per i domini dell’Italia meridionale, in cambio il pontefice riconosceva le conquiste normanne, concedendo a Roberto il titolo di duca di Calabria, Sicilia e quello di futuro duca di Sicilia. Abile mossa per indirizzare i Normanni verso la Sicilia, per liberarla dagli arabi, cosa che di fatti avvenne nel 1071. Tolta ai bizantini quello che restava dei loro territori in Italia meridionale, nacque un nuovo stato, ben organizzato nelle mani dei Normanni. 

  • L’incastellamento

Nel periodo delle invasioni si accentua il fenomeno dell’autodifesa spontanea consistente nella costruzione di castelli. Questi non furono solo il risultato delle invasioni perché già in età precedente lo stesso potere regio sollecitava la costruzione di fortificazioni in zone poco protette, che vedivano affidate a dei custodi. Analogamente ai feudi, queste poi tendevano a diventare ereditarie accentuando la frammentazione del potere e l’anarchia politica. I signori dei castelli approfittavano del loro potere per vessare i più deboli, requisendo raccolti o imponendo tributi (vedi il diploma di Berengario contro i “mali christiani”, i nobili prepotenti dei castelli). Attraverso politiche matrimoniali e l’ottenimento di nuove concessioni da parte dei signori, i castelli si espansero fino a costituire dei principati all’interno dello Stato. Ne sono esempi il ducato di Normandia e quello di Aquitania.

  • La dinastia di Sassonia

Il baricentro del potere politico si andava ormai spostando verso la Germania, dove l’idea di Sacro Romano Impero conservava salde radici e dove si era formata una forte aristocrazia militare, anche per la necessità di presidiare i confini orientali dell’Europa.

La dinastia di Sassonia. Dopo la fine dell’impero carolingio in Germania si erano formate cinque grandi ducati ai quali spettava il diritto di eleggere il re. Nel 919 fu eletto re Enrico di Sassonia, vincitore sugli ungari, che fu il fondatore della nuova dinastia imperiale. Alla morte di Enrico, salì sul trono il figlio Ottone I, che continuò la politica del padre e inflisse agli ungari la sconfitta di Lechfeld. Egli cercò anche di rafforzare il proprio controllo dei feudatari utilizzando per il governo vescovi e abati, che alla loro morte dovevano restituire i feudi avuti in beneficio. Rafforzato il proprio potere in Germania, il tentativo di restaurare l’impero passava anche attraverso il controllo dell’Italia e del Mediterraneo, cosa che comportava l’unificazione della penisola, comprese le zone rimaste ai longobardi e ai bizantini: a questo scopo Ottone fece sposare suo figlio con una principessa bizantina e poi discese più volte in Italia con lo scopo di porre sotto controllo la corona regia (disputata dalle grandi famiglie aristocratiche) e il papato (Privilegium Othonis). Ottone II non regnò a lungo e i suoi tentativi di dominare sull’Italia ebbero scarso successo.

La restaurazione dell’impero con Ottone III. Fu Ottone III che riuscì a restaurare l’impero. Educato dalla madre bizantina e da Gerberto d’Aurillac, disprezzava i rozzi costumi sassoni e apprezzava la cultura bizantina. Infatti si propose come il nuovo Costantino e salito al trono fece papa Gerberto col nome di Silvestro II (Silvestro I era il papa che aveva battezzato Costantino e fatto la famosa donazione, con la quale l’imperatore cedeva alla Chiesa l’autorità su Roma e l’Italia). Il disegno di Ottone suscitò le reazioni negative dell’aristocrazia tedesca (secondo la quale Ottone privilegiava l’Italia alla Germania) e di quella italiana, abituata ad essere autonoma e a controllare l’elezione del papa. Alla sua morte il regno d’Italia passò per breve tempo a un feudatario (Arduino d’Ivrea), che si rivelò incapace di contrastare gli altri feudatari, abbandonò la lotta e si ritirò in convento.

  • La dinastia di Franconia

A Ottone III intanto era succeduto Enrico II, imparentato con gli Ottoni, alla morte del quale si esaurì la dinastia sassone. Gli successe Corrado II, esponente di una nuova dinastia, detta di Franconia o Salica. Corrado dovette affrontare in Germania la pressione dei polacchi e degli ungari alle frontiere, e in Italia l’ostilità dei feudatari cui si intrecciavano le lotte dovute allo sviluppo di nuovi ceti cittadini (sono le lotte tra aristocrazia maggiore, aristocrazia minore e i ceti cittadini che si collegano ai primi albori della formazione dei comuni). Per garantirsi un partito che lo sostenesse in Italia, Corrado II concesse all’aristocrazia minore (che stava prevalendo nelle lotte) la Constitutio de feudis (1037) con la quale sanciva l’eredità dei feudi minori. Il successore di Corrado II, Enrico III affrontò le lotte che infuriavano attorno al papato e si fece incoronare imperatore.  Alla sua morte lasciò il trono a un bambino, Enrico IV, che cresciuto dovette faticare non poco per ricondurre il potere nelle sue mani e sottrarlo ai vescovi che nel frattempo se ne erano appropriati.
Nel frattempo la Chiesa, già tre anni dopo la morte di Ottone III e probabilmente approfittando anche del difficile momento che l’impero stava attraversando, cercò di liberarsi del controllo imperiale. Venne abolito il Privilegium Othonis: ci si avviava così a una clamorosa e profonda frattura tra papato e impero.

  • La teoria dei tre “ordini”

Tra i secoli IX e XI gli uomini di cultura vengono elaborando una visione della società tripartita (risalente alla preistoria secondo Dumézil). Per volere stesso di Dio, la società, al vertice della quale si trova il re, si presentava divisa in tre classi, che interagiscono armonicamente: oratores, bellatores, laboratores.
Questa visione delle cose non corrisponde alla realtà, che si stava articolando in modo più complesso (sviluppo delle campagne e di nuovi ceti sociali). Essa perciò va vista come il tentativo di restaurare una visione della società in cui era legittimato il potere imperiale e la diseguaglianza tra i ceti (contro la quale si scagliavano movimenti eretici di riforma religiosa e sociale).

 

Fonte: http://www.webalice.it/leone.guaragna/scuola-scuola-scuola/Alba%20di%20un%20mondo%20nuovo.doc

Autore del testo: non indicato nel documento di origine

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