Storia romana riassunto

 


 

Storia romana riassunto

 

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Storia romana riassunto

 

Lezione 1: Fonti romane

Le fonti utilizzate per ricostruire la storia romana sono:

  • Fonti letterarie: opere degli storici antichi; di nessun autore abbiamo un'intera opera letteraria sia a causa delle distruzioni d biblioteche (come quella di Alessandria distrutta nel 47 a.C. e nel 640 d.C.) sia perchè un tempo le opere più riprodotte erano quelle di utilità scolastica ovvero opere di eccellenza formale, non di contenuti. A causa di ciò molte opere di Ovidio sono andate perdute poiché non era un grande scrittore; si sono invece salvati molti epitomi (riassunti, breviari) della tarda antichità.
  • Fonti annalistiche: vi era l'usanza secondo cui il pontefice massimo esponeva una tavola dealvata (bianca) su cui nel corso dell'anno venivano inseriti eventi significativi; a fine anno veniva archiviata e sostituita con un'altra; dal III secolo a.C. viene usata come documentazione storica attraverso una narrazione anno per anno.
  • Fonti poetiche epico-gentilizie: documenti poetici che celebravano personaggi delle famiglie più importanti senza obiettività; queste foti vengono accettate dai primi storici che erano aristocratici, queste fonti sono caratterizzate da un orgoglio nazionale (ingrandisce le vittorie di Roma e sminuisce le sconfitte) e da un orgoglio gentilizio (esaltazione della gens di origine dello storico).
  • Fonti epigrafiche: iscrizioni su pietra e bronzo che ci forniscono certi particolari che non erano stati scritti nelle opere letterarie del tempo poiché di comune conoscenza; assumono particolare importanza dal 1863 in cui vengono riconosciute da uno storico che scrive il “Corpus iscritione latine” che comprende diversi volumi, il primo libro contiene tutte le iscrizioni fino a Cesare, il secondo quelle dell'età imperiale gli altri 14 ordinati per regione o tematica. In seguito verranno raccolte le diecimila iscrizioni più significative. Le iscrizioni ci forniscono i cursus honorum, la composizione degli eserciti, cariche locali, le reti stradali, nomi di oggetti.
  • Fonti papirologiche: geograficamente limitate (Egitto, Mesopotamia) ma che descrivono anche economicamente la vita quotidiana; vi sono raccolte di papiri che prendono il nome dalla località in cui sono stati trovati o dalla località in cui sono stati studiati e catalogati.
  • Fonti numismatiche: moneta creata dall'autorità giuridica, ci dà fonti economiche e politiche essendo un mezzo di scambio (peso, diffusione geografica); la coniazione è espressione di autonomia e di autorità. Sul recto della moneta c'era il volto del monarca o dell'imperatore e la data, il verso aveva immagini di propaganda con proclamazioni di felicità per far credere che il proprio regno era il migliore. Vi sono monete commemorative (contornati) che non vengono utilizzate per lo scambio ma probabilmente come gettoni per accedere a spettacoli pubblici. Spesso riflettono l'atteggiamento degli imperatori nei confronti degli altri dei (Vespasiano ammira Iside, Aureliano il dio Sole).
  • Fonti archeologiche: ci danno la storia della civiltà; possono avere un rapporto diretto (monumenti destinati a ricordare avvenimenti storici) come la colonna traiana e gli archi di trionfo; oppure possono avere un rapporto indiretto (la sola presenza ci dà informazioni anche se lo scopo originario era diverso) come i rilievi tombali e i mosaici. Ci sono fonti archeologiche anche non artistiche (cultura materiale); le anfore ad esempio ci danno la storia dell'approvvigionamento di Roma, con l'analisi dell'argilla si arriva al luogo della fabbricazione.

Caratteristiche della storiografia romana. Il carattere scientifico dell'opera non era necessario, la forma era molto importante; non c'era obiettività, lo storico poteva attingere da fonti di altri storici senza citarne l'autore, a meno che l'autore fosse in disaccordo in qualche punto, non si rischiava l'accusa di plagio, vi era massima libertà di far propria l'opera altrui. La storia deve emozionare e colpire i lettori così gli autori inventano descrizioni e discorsi verosimili ma non veri. Lo storico antico celebra un personaggio o un evento in modo da esaltare Roma. Amplificazioni degli eventi con falsificazione della storia. Indifferenza per i dati economici e sociali, soltanto storiografia politica-militare, per gli altri dati si ricorre agli epistolari e alle lettere private.

Lezione 2: Italia preromana

Inizialmente lo studio delle popolazioni italiche era romano-centrico: la storia era stata scritta dai romani che facevano credere di aver civilizzato le popolazioni assoggettate; in realtà i popoli italici avevano raggiunto un livello culturale notevole da cui i romani avevano attinto con la romanizzazione caratterizzata da una funzione unificatrice e livellatrice.
Le origini della letteratura latina sono italiche (Ennio, Livio Andronico) con elementi greci ed etruschi.

Prime popolazioni. Tra il XVIII e il IX secolo a.C. (dall'età del bronzo medio all'età del ferro) si formano civiltà più elevate soprattutto lungo gli appennini; erano popolazioni nomadi che vivevano in grotte e praticavano l'agricoltura solo come complemento alla pastorizia di transumanza. Celti al Nord, popoli italici tra Pianura Padana e Appennini, colonie greche nel Tirreno e nello Ionio; civiltà nuragica in Sardegna.
Cultura delle terramare: tra il XVIII e il XII secolo nell'area emiliana; insediamenti su palafitte per una difesa naturale dagli attacchi degli animali selvatici. Il nome deriva da “terramarina”: indica una terra grassa. I villaggi hanno una forma trapezoidale al cui interno ci sono due strade tra loro perpendicolari. Agricoltura e pesca.
Dal 1500 a.C. giungono popoli dall'Europa centrale che si spostano in Italia (per i terreni fertili e i metalli) tra cui:

  • Liguri: pre indo-europei, popolo molto antico con caratteristiche celtiche;
  • Veneti: popolo indo-europeo, agricoltori e pescatori; autonomi, con un ricco ceto aristocratico che aveva rapporti con gli Etruschi e con i centri commerciali di Adria e Spina;
  • Proto-latini: indo-europei che si stanziano nel Lazio; formati da Latini e Falisci;
  • Siculi, Sicani: popoli della Sicilia con una lingua simile al latino;
  • Procelti o cultura di Golasecca: nell'area di Varese;
  • Cultura di Villanova: in Emilia; villaggi veri e propri, urne con le ceneri dei defunti, tombe a pozzo con ceramiche greche che testimoniano i contatti commerciali. Sono gli antenati degli Etruschi.
  • Italici: tribù nomadi del VIII-V secolo a.C. stanziatesi poi tra il Lazio, l'Abruzzo e l'Umbria. Rituale della primavera sacra: una generazione veniva consacrata alla divinità e fatta emigrare in cerca di altre terre con un totem sacro da venerare;
  • Umbri: dal fiume Ombrone; Uthur magistrato con funzioni religiose.

Etruschi. Migrazione dell'Asia minore oppure una popolazione autoctona (locale) che ha origine tra il VII e il VI sec a.C. Non hanno mai creato un vero stato unitario; i sovrani erano chiamati lucumoni e i magistrati zilath. Formarono una lega di 12 città che si incontravano annualmente con un magistrato comune che le rappresentava. Battuta d'arresto nel 530 in una battaglia navale con i Focei vicino alla Corsica nella lotta per l'egemonia sul Mar Tirreno; si alleano con i Cartaginesi. Nel 504 vengono sconfitti da una coalizione di Latini e Greci a Cuma; nel 474 vengono sconfitti dai Greci di Siracusa; nello stesso periodo gli Etruschi perdono Velio e i possedimenti nella Pianura Padana a opera dei Celti.
La struttura sociale degli Etruschi si basava su una società chiusa; la base del potere politico era il latifondo; vi erano servi nelle miniere e nelle campagne ma c'erano anche classi di semi-liberi sotto la giurisdizione di uno zilath. La donna era privilegiata rispetto alle popolazioni italiche aveva molta più libertà. Vi era un commercio intenso con le culture orientali e greche. Cura della ritualità religiosa; tecnica della ruspicina: tecnica dell'analisi delle interiora degli animali sacrificati; libri tagetici come “bibbia”; divinità antropomorfe simile a quelle greche.
Culto dell'oltretomba, tombe con i coniugi semisdraiati sorridenti, affrescate e imponenti; spesso sormontate da montagnole di terra → necropoli. Vi erano testi col nome del defunto in un alfabeto simile a quello greco.

Lezione 3: Italia preromana; origini di Roma

Altri popoli preromani. Sanniti: popolazione italica del V secolo che dall'Abruzzo si spostano a sud durante la crisi degli Etruschi in Campagnia prendendo il nome di Osci o Osco-Sanniti a danno dei Greci. La loro unità politica è il pagus (da qui il nome di pagani) che indicava un distretto rurale semi-indipendente poco più grande di un villaggio; più pagi formano il touto (tribù). L'autorità amministrativa più importante era un magistrato con poteri giudiziari, politici e militari detto meddix. In guerra le tribù si federavano.
Lucani: indo-europei dell'appennino meridionale (Basilicata) in lotta con le colonie greche della Magna Grecia; si espandono fino a conquistare Poseidonia; non hanno una presenza unitaria.
Bretti o Bruzzi: pastori nomadi guerrieri in Calabria; sottomettono alcune città greche; nessun insediamento stabile ma diversi villaggi disseminati nel territorio. Nell'oppidum (centro) si svolgevano le assemblee.
Fenici o Cartaginesi: la colonizzazione fenicia in Italia si basa su alcuni punti di appoggio per creare basi commerciali; estesa presenza in Sardegna per un commercio più intenso con la penisola iberica; frequenti alleanze con gli Etruschi contro i Greci ma anche solo per il commercio.

Presenza greca in Italia. Prima colonizzazione greca in Italia nell' VIII-VII a.C. senza insediamenti stabili ma con contatti continui con le popolazione locali: commerci in pelli, metalli, schiavi e ossidiana. Vasta rete di commerci con i Focei; fu una presenza massiccia che influenzò i culti e gli usi dei popoli italici. Con l'incremento demografico delle popolazioni italiche si riduce l'espansione greca (città sulla difensiva). A Siracusa dal 405 al 377 c'è il tiranno Dionisi che cerca la lotta con i Cartaginesi.

Origini di Roma. Fin dall'età del bronzo un gruppo indoeuropeo occupa il Lazio, chiamato da loro latus (= ampio, pianeggiante) da qui i Latini. Era una zona di paludi e acquitrini, le popolazioni vivevano sule alture e iniziarono a bonificare delle zone per poterle mettere a coltura. Nel X secolo il villaggio di Albalonga aveva un primato sugli altri, seconda la leggenda fu proprio un loro re albano a fondare Roma nel 753 a.C., anche se i colli di Roma erano abitati già intorno al 2000 a.C., uno studioso greco collocava la fondazione di Roma nel 814 (insieme a Cartagine).
L'area tra il Tevere e i tre colli più vicini (Palatino, Campidoglio, Aventino) era un luogo di grande frequentazione detto Foro Boario, in prossimità di un tratto guadabile del Tevere. Qui sorgeva un altare dedicato a Ercole (molto simile ad una divinità fenicia) e convergevano strade e vie trasversali nei cui incroci sorgevano aree di culto e santuari (tra i quali l'ara maxima); in particolare passavano due vie molto importanti per il commercio: la via Salaria e quella Campana. Era una zona privilegiata per il commercio di sale, bestiame e prodotti agricoli. Si hanno testimonianze di pastori che nel XIV-XII secolo svernavano il bestiame in questa zona e prendevano scorte di sale.
I vari colli che si innalzano sulle paludi non favorivano certo un insediamento unitario, gli abitanti del Palatino però effettuano un sinecismo: unione di più villaggi con un legame federativo intorno alla comunità più importante (Palatino). L'agricoltura e la pastorizia erano le attività prevalenti per questi popoli.
La leggenda è nata da due racconti: 1) di ambito greco → Roma nasce da Enea scappato dalla guerra di Troia (si voleva far passare Roma per una città greca); 2) di ambito locale → Romolo fondatore della città a cui ha dato il nome, personaggio leggendario locale. Erano due tradizioni indipendenti che bisognava conciliare: Enea arrivato in Italia sposa Lavinia, la figlia del re locale, il figlio Ascanio fonda Albalonga dove regnano 30 re finchè il fratello minore di un re convince la Rea Silvia a farsi vestale per non procreare figli che sarebbero saliti sul trono; Marte però le fece partorire due gemelli: Romolo e Remo. Remo viene ucciso dal fratello poiché non ha rispettato le leggi religiose e Romolo col Ratto delle Sabine unisce il popolo dei Latini con quello dei Sabini per dare donne ai suoi uomini. In seguito traccia il limite sacro dei confini di Roma (pomerio) con il rito iniziale della coppia di buoi attaccati ad un aratro usato per la fondazione di un nuovo villaggio latino o etrusco; in seguito c'è la formazione di un fossato e di una palizzata (ager) al di qua della quale nasceva l'area cittadina. In scavi archeologici recenti è stata trovata una palizzata del VIII sec a.C. che potrebbe essere l'originario solco di confine della leggenda (muro di Romolo).
In realtà fu la città di Roma a battezzare Romolo (chiamato così in quanto re di Roma); il nome della città deriva da due possibili termini: 1) rumo (termine che indica il gorgogliare delle acque del Tevere); 2) ruma (mammella nel senso di collina).
Le altre città inglobate festeggiano il septimonzium (= monti cintati o sette monti) che ricorda la fase in cui non esisteva una sola città ma più agglomerati.
Già gli storici romani sapevano che c'erano elementi mitologici nelle origini di Roma. Gli scavi archeologici hanno mostrato insediamenti di due secoli precedenti al 753; l'archeologo Gyerstad ha fissato intorno al 570 la fondazione di Roma come prodotto della fusione dei diversi popoli dei colli in un organismo unitario; Yuller-Karpe ha una visione diversa, Roma non nasce con un evento epocale ma si forma gradualmente nella valle del Foro, punto di incontro delle varie popolazioni. L'ipotesi più condivisa è che all'inizio dell'età del ferro (830) si sarebbe avuta l'unione tra i popoli del Palatino e di Veia in 250-300 ettari di dimensione.

Lezione 4: Ordinamenti sociali della Roma monarchica

Le prime istituzioni. Gli abitanti erano organizzati in gruppi di famiglie nelle quali il pater famlias aveva un ruolo fondamentale (potere su tutti: schiavi, famigliari e clienti). Cliente: colui che obbedisce al pater familias, il rapporto di clientela nasce quando un pater familias, detto patrono, accetta di accogliere in fidem un cliente; il cliente deve servire nell'esercito gentilizio della  famiglia, deve dare sostegno nella vita politica del patrono, aiutarlo in caso di problemi economici e riscattarlo nel caso finisse prigioniero; il patrono gli fornisce protezione e assistenza economica e giuridica.
Tute le famiglie che riconoscevano di avere un'origine comune formavano una gens, organizzata politicamente e religiosamente, che era endogamico (ci si sposava solo all'interno di una stessa gens). Il matrimonio al di fuori della gens e un eventuale abbandono della gens di appartenenza doveva essere autorizzato con una serie di procedimenti. La gens, che era concentrata in un certo territorio, organizzava la propria difesa (uccisione dei Fabi, 477).
Solo due reati erano perseguiti dall'autorità statale: il perduellio (delitto di alto tradimento nei confronti dello stato) e il parricidium (uccisione dei congiunti o di qualunque uomo libero); gli altri reati erano lasciati alla gens.

La tradizione dei 7 re. La durata del periodo di monarchia a Roma va dal 753 al 509, ma dovrebbero esserci molti più re in quanto se ce ne fossero stati davvero sette ognuno di loro avrebbe dovuto governare per almeno 35 anni cosa impossibile visto l'età media molto ridotta del tempo. Vi sono però dei fatti e delle figure della Roma repubblicana che confermano questo periodo di monarchia. Innanzitutto la figura dell'interrex: nel periodo repubblicano veniva nominato alla morte dei consoli per il periodo antecedente alle nuove elezioni, nell'età monarchica probabilmente veniva eletto tra due re; veniva nominato dai senatori e presiedeva le elezioni dei nuovi consoli. È stato dimostrato che la mnarchia era di carattere elettivo, non c'era un criterio dinastico. Il re era l'espressione dei patres (capi delle famiglie, i senatori); il consiglio dei patres eleggeva il re. L'imperium del re era assoluto (come per i consoli) e veniva dato dalla comunità attraverso la lex curiate de imperium (il popolo riunito dà potere al re).
L'altra figura che conferma il periodo monarchico è il rex sacrorum: massima autorità religiosa durante la Repubblica che presiedeva ai comizi curiati, chiaro rimando al fatto che il re aveva il ruolo di supremo sacerdote.
Senatori: chiamati così perchè formati da anziani (da senex); è un organismo consultivo che ha il potere limitato nell'elezione del re; inizialmente era formato da 100 membri, in seguito da 300. Col tempo i senatori perdono il carattere dell'anzianità e diventano a tutti gli effetti i rappresentanti dell'aristocrazia.
La gens è rappresentata dalle curie: divisione su base territoriale o gentilizia (da coviria = riunione di uomini) che comprendeva tutti gli abitanti di quel territorio esclusi gli schiavi; ogni curia aveva un curio maximus. Le 4 curie più vecchie (veteres) avevano la sede sul Palatino. Il curio maximus aveva il compito di fissare il giorno e il luogo per celebrare due festività che convocavano annualmente le gentes (in modo da contarsi): le fornacalia (festività della raccolta del farro che veniva macinato a febbraio) e le fordicidia (sacrificio di vacche sul Campidoglio alla presenza del rex sacrorum). I comizi curiati (da comitium = raccolta di cittadini), presieduti dal rex sacrorum, ratificavano vari documenti tra i quali gli atti di testamento. Vi erano 30 curie, 10 curie formavano la tribù; ogni curia doveva dare 100 fanti e ogni tribù doveva dare 100 cavalieri. Le tre tribù erano: tities (Sabini), ramnes (Latini) e luceres (Etruschi), di tipo gentilizio e non territoriale.
Vi era inoltre la divisione tra patrizi e plebei: i patrizi derivano dai patres dei senatori, tutti gli altri erano i plebei (da plenus = moltitudine). I plebei erano o clienti dei patrizi o artigiani o semplicemente persone inferiori politicamente.
Sicuramente dei 7 re delle tradizione sappiamo che Romolo non è mai esistito; Numa Pompilio era di origine sabina, si attribuisce a lui la sistemazione religiosa; Tullio Ostilio nella metà del VII secolo sconfigge Albalonga; Anco Marcio era plebeo, estende il dominio di Roma fino al mare. Con Tarquinio Prisco inizia la dinastia etrusca che durerà circa un secolo con la parentesi di Servio Tullio. La presenza etrusca si spiega con una lenta immigrazione di uomini etruschi negli ordinamenti romani fino a diventarne re. Roma viene inserita tra le più importanti città del Lazio Tarquinia, Chiusi e Vulgi. Gli Etruschi non conquistano Roma ma ne vengono integrati portando un notevole rafforzamento delle istituzioni. Servio Tullio era stato un compagno fedele di un generale etrusco, era entrato nelle grazie del re di cui aveva sposato una figlia e aveva preso il potere alla sua morte; quella di Servio è una parentesi anti-monarchica poiché non era appoggiato dall'aristocrazia cerca di limitarne i poteri con una serie di riforme democratiche. Con Tarquinio il Superbo la tensione con il patriziato è alle stelle; egli viene considerato un tiranno e verrà cacciato da una congiura di Publio Valerio (detto “amico del popolo”) dando spazio alla repubblica.

Lezione 5: Monarchia etrusca; fine della monarchia

Riforme etrusche. Bonifiche della valle del Foro con la costruzione della cloaca maxima, abitazioni sostituite da costruzioni in muratura, tempio della triade, città difese da mura poderose, costruzione dell'edificio sede del re (regia). Tra il VII e il VI secolo viene creato il comitium: dove si riuniva il popolo, sede della vita politica.
Viene introdotto l'ordinamento centuriato: diverse classi in base censitaria divise in unità più piccole (centurie). Vi sono due grossi raggruppamenti: 1) classis: formata dall'esercito e da coloro che potevano permettersi un'armatura pesante; 2) infraclassem: formata da chi poteva permettersi soltanto un armatura leggera. In seguito verranno create 5 classi più la cavalleria divise in seniores (uomini di più di 47 anni) e in iuniores (in servizio attivo). In tutto saranno 193 centurie suddivise in 18 di cavalieri, 80 della prima classe, 90 delle classi dalla seconda alla quinta, 4 centurie di ausiliari (fabbri, suonatori di trombe, ecc) e 1 di uomini senza armi (proletari). Nelle votazioni non contava il voto individuale ma l'unità di voto delle centurie; cavalieri e prima classe avevano già la maggioranza di voti. Con l'aumento della popolazione anche i membri delle centurie aumentano. L'ordinamento centuriato non era chiuso come quello gentilizio, i ceti più abbienti avevano più peso politico indipendentemente dalle origini della famiglia. Servio Tullio crea le tribù territoriali (distretti): le prime 4 erano a Roma (urbane) le altre arrivarono ad un massimo di 31 (nel 241) ed erano dette rustiche.
Nelle città iniziano i primi censimenti, proliferano le officine degli artigiani, circola una moneta rudimentale di bronzo (aes signatum); trasferimento in massa degli Etruschi, c'era un loro quartiere. Un'iscrizione (lapis niger) ci attesta che la lingua ufficiale era il latino.

Primi conflitti e fine della monarchia. Roma cerca di imporsi sui popoli confinanti; Servio Tullio fonda un tempio di Diana vicino ad Aricia. Il popolo romano, stanco dei soprusi degli Etruschi, insorge dopo che un figlio di Tarquinio il Superbo violenta la moglie di un importante romano, Lucrezia, che poi si suicida per la vergogna; sotto la guida del marito il popolo proclama la repubblica e caccia il re. La fine della monarchia romana coincide con il declino della potenza etrusca in Campania e sul controllo del Tirreno. Tarquinio cerca aiuto dal re di Chiusi Porsenna che lo aiuta a riprendersi Roma ma poi acquisisce lui stesso il potere della città. A questo punto Tarquinio chiede aiuto alle città confinanti che insieme ai Greci di Cuma sconfiggono Porsenna ad Aricia. La lega dei popoli latini tenta l'attacco a Roma (aizzati dal genero di Tarquinio che voleva ristabilire la monarchia del suocero); Roma riesce a sconfiggere la Lega nel 496; Tarquinio esce di scena e viene stipulata una pace con un trattato tra Roma e la Lega della durata di 150 anni: il foedus cassianum.
La data della fine della monarchia è convenzionalmente stabilita nel 509 a.C. per diversi motivi: 1) c'è una coincidenza col crollo del tiranno Ippia ad Atene, figlio di Pisistrato; 2) Livio ci ricorda una legge promulgata alla fine della monarchia in caratteri arcaici che prescriveva che il massimo magistrato dovesse infliggere ogni anno un chiodo sul tempio di Giove del Campidoglio (con la datazione dei chiodi si giunge alla data del 509); 3) la regia a fine del IV secolo cambia improvvisamente forma diventando simile ad un tempio (ciò viene spiegato con l'ascesa del rex sacrorum al posto del re). Altre fonti, soprattutto di carattere archeologico, indicano come data finale il 470-450 a.C. anni in cui vengono interrotti i contatti con il popolo etrusco in seguito alla cacciata di Tarquinio.

Istituzioni dopo la monarchia e guerra di Veio. Vi era una magistratura collegiale annuale i cui membri inizialmente sono detti praetores poi successivamente chiamati consoli (da consulere = decidere insieme) → maggior valore al carattere collegiale delle decisioni. Alla fine della monarchia Roma si estendeva dal Tevere fino alla regione pontina a circa 90 km di distanza da Roma, con una netta prevalenza del Lazio centro-meridionale. Nel 508 primo trattato romano-cartaginese: i Cartaginesi già temevano la potenza di Roma e volevano mantenere un rapporto di amicizia; si impegnano così a non attaccare le città sotto il dominio di Roma.
Tra la fine del VI secolo e l'inizio del V molte città latine si affrancano dal dominio di Roma e creano la Lega latina che si basa su 3 diritti riconosciuti ai popoli della lega:

  • ius connubii: era lecito il matrimonio con altre comunità;
  • ius commercii: erano leciti contratti di valore legale con le altre comunità;
  • ius migrationis: diritto di migrazione, pieni diritti civici acquisiti in qualsiasi delle altre comunità prendendo la residenza.

Con il foedus cassianum Roma entra a far parte della lega latina e riconosce i tre diritti.
Roma inizia le guerre con le popolazioni a lei ostili (Sabini, Equi, Volsci) alleata con gli Ernici; ma i contrasti più grandi nascevano con la la città etrusca di Veio che le contendeva il controllo sul Tevere e sui traffici commerciali. Roma intraprende così tre conflitti, nell'ultimo (405-396) riesce con un assedio decennale a far crollare la città (con uno stratagemma di gallerie sotterranee).
Solo qualche anno più tardi i Celti, che avevano varcato le Alpi nell'VIII sec e si erano stanziati a Nord e a Sud del Po, travolgono l'esercito della lega e saccheggiano Roma (18 luglio 390); i Romani ingigantiscono il fatto e i Galli diventano il nemico peggiore di Roma che nello stesso periodo doveva fare i conti con le mire espansionistiche del tiranno di Siracusa Dionisio che attacca Pyrgi e Caere. La lega latina, preoccupata dell'egemonia di Roma e vedendo nelle mire dei Celti e dei Siracusani un momento a loro favorevole, attacca Roma ma viene sconfitta. Roma così ricostituisce il suo dominio ampliandolo incorporando le città degli ex alleati e conquista un primato indiscusso.
Nel 348 secondo trattato con i Cartaginesi che riconoscono il primato di Roma nel Lazio.

Lotte tra patrizi e plebei. Contrasti tra i due ceti dalla nascita della Repubblica fino al 207. Nel 494 si arriva alo scontro diretto: i plebei lasciano la città priva di forza lavoro e indifesa con la secessione (ritiro sull'Aventino). Qui i plebei fondano un tempio con le loro divinità (Cerere, Libero e Libera). Il senatore Agrippa ottiene un negoziato: i plebei rientrano a Roma a patto di avere un'assemblea propria → concilium plebis tributa. I plebisciti erano le deliberazioni della plebe e il tributi della plebe erano coloro che mettevano in pratica la volontà della plebe (erano da 2 a 10).

Lezione 6: Tavole delle leggi; cariche pubbliche; sacerdozi; assemblee

Le tavole delle leggi e le vittorie delle plebe. In seguito alla prima secessioni dei plebei (e alla nascita del tribunato delle plebe) si ottiene la stesura di un codice di leggi scritto in modo da superare l'arbitrio dei depositari della conoscenza del diritto (consoli e pontefice); nella metà del V secolo si avvia uno studio sulla costituzione di Solone. Nel 451 si decide di sospendere tutte le istituzioni tradizionali (consoli, tribuni, ecc) e si fanno convergere tutti i poteri nelle mani del decemvirato (gruppo di 10 uomini) che ha il compito di emanare un codice di leggi su tavole di bronzo da esporre a tutta la popolazione nel Foro. Vengono prodotte così 10 tavole di leggi. Nel 450 viene iterato il compito a membri solo patrizi che, guidati da Appio Claudio, promulgano altre due tavole dette “inique” (ingiuste) che affermavano il primato dei patrizi sui plebei (viene per esempio proibito il matrimonio tra patrizi e plebei).
Nel 490, in seguito allo stupro di Virginia da parte di Appio Claudio, la plebe insorge e con una seconda secessione ottiene il ripristino del consolato e la promulgazione delle leggi valerie-orazie nelle quali si riconosce il potere delle plebe, la sacrosantitas dei tribuni delle plebe e i plebisciti vincolanti per tutta la civiltà. Nel 495 viene tolta la legge che vietava il matrimonio tra patrizi e plebei; restava tuttavia in vigore la schiavitù per debiti, la legge del taglione il diritto di vita e di morte che il pater familias esercitava sui membri della famiglia.
Intanto la guerra coi popoli vicini continuava e ci si rese conto che due soli magistrati erano pochi così dal 444 alcuni ufficiali dell'esercito collaborano con i consoli per il governo in posizione inferiore; i comizi curiati eleggevano così 3,4,5 o 6 tribuni consolari a seconda delle necessità. Dal 400 anche i plebei possono diventare tribuni consolari e dopo un anno di carica potevano entrare a far parte del senato, formula patres et conscripti (senatori patrizi e non). Inizia così una serie di vittorie per i plebei:

  • 377 anche i plebei possono diventare consoli;
  • vengono ridotti i debiti;
  • ridotto il possesso dei patrizi dell'ager publicus (terreno sottratto ai nemici in battaglia);
  • 326 con la lex petelia papiria viene abolita la schiavitù per debiti;
  • 302 possibilità per i plebei di rivestire le cariche supreme sacerdotali;
  • 287 con un'ultima secessione approvata la lex hortensia con la quale i plebisciti sono validi per tutto il corpo civico.

Nasce così la nobilitas: la nuova aristocrazia patrizio-plebea costituita da tutti coloro che avevano rivestito la carica di console o che discendevano da uno di essi. Era molto esclusiva e le cariche venivano spartite tra queste famiglie nobili; i pochi che riuscivano a diventare consoli senza essere nobili venivano chiamati homines novi.

Cariche pubbliche. Tutte le cariche sono: gerarchizzate, specializzate, collegiali, annuali, elettive.

Lezione 7

Guerre sannitiche. Nella metà del IV secolo i romani tendono a espandersi verso sud dove ci sono i Sanniti; nel 354 stipulano un patto che segna il limite delle sfere di egemonia; i Sanniti avevano più territorio negli Appennini. Nel 343 i Sanniti attaccano i Sidicini nella città di Teano, quest'ultimi chiedono aiuto a Roma, che già da tempo voleva conquistare quel territorio campano fertile. La prima guerra (343-341) finisce con una parziale vittoria romana a Capua e con un rinnovo del patto. Nello stesso periodo vi è un rovesciamento di alleanze i Latini i Volsci e i Sidicini si schierano contro Roma che si allea con i Sanniti dando origine alla guerra latina (341-338) Roma e i Sanniti vincono, Roma scioglie la lega latina e ingloba le città nel suo territorio. La seconda guerra sannitica (328-304) scoppia a causa dei romani che avevano fondato una colonia in territorio sannitico, occupano molte città ma vengono sconfitti alle Forche Caudine, così dividono l'esercito in 30 manipoli indipendenti l'uno dagli altri in modo da aggirare all'esterno il territorio dei Sanniti; nel 304 pace che riconosce la supremazia di Roma.
Nel 306 terzo trattato tra romani e cartaginesi.
Quando i Sanniti attaccano i Lucani scoppia la terza guerra sannitica (298-295) detta grande guerra italica poiché coinvolge anche una coalizione a nord fra Galli, Etruschi e Sabini contro Roma. Alla fine della guerra Roma estende i suoi territori dalle Marche fino al Sannio venendo a contatto con le città della Magna Grecia.

Guerra di Taranto. Taranto fa un trattato con Roma impedendole di entrare con le navi nel golfo. Quando la città di Turi attaccata da Taranto chiede aiuto a Roma i romani vedono un'occasione per espandere i propri domini. Taranto chiede aiuto a Pirro, re dell'Epiro, che nel 280 intraprende una sorta di crociata in difesa dei greci d'occidente; Pirro voleva infatti estendere il proprio dominio alla Sicilia per due motivazioni: 1) essendo imparentato con Alessandro Magno voleva portare a termine il suo desiderio di espandersi ad ovest (interrotto per la morte prematura); 2) aveva sposato la figlia di Agatocle (tiranno di Siracusa morto nel 289) e voleva impossessarsi dei suoi territori. Pirro vince ad Eraclea grazie agli elefanti (6000 morti romani; 4000 morti epiroti) e in Puglia ad Ascoli (279). Cartagine impone a Roma il rinnovo del trattato per difendersi dal piano di Pirro che sbarcato in Sicilia a Marsala tenta di spostare la guerra in Africa ma fallisce. Nel frattempo i romani riconquistano posizioni e vincono definitivamente a Maleventum, rinominata poi Benevento determinando la fine dell'avventura di Pirro (272).

Espansione romana. Roma estende il suo territorio fino a Reggio (27000 km quadrati) e incorpora città o con la piena annessione, o con la federazione, o lasciando una certa autonomia. I cittadini delle città inglobate diventano cittadini di Roma ma con una civitas sine suffragio: semi-cittadinanza senza diritto di voto e di cariche politiche; diversa dalla civitas optime iure: la cittadinanza piena con diritto di voto. Fondano così municipi: nome che ottengono le comunità locali quando ottengono la cittadinanza, essi partecipano ai diritti e agli obblighi ma hanno un'amministrazione civica autonoma. È il destino di numerose città della ex lega latina che inoltre potevano tenere rapporti solo con Roma e non tra di loro. Per garantire inoltre sicurezza al territorio Roma fonda colonie lungo le coste: sono presidi militari (piccole riproduzioni di Roma) con leggi romane; in queste colonie si trasferivano numerose colonie che decidevano di non essere pieni cittadini in cambio dell'assegnazione di terre. I tre diritti della ex lega vengono estesi ad alcune città conquistate. Vi erano anche gli alleati: patti che vincolavano la controparte a prestazioni (per esempio le città della Magna Grecia in cambio dell'autonomia dovevano fornire contingenti militari e navi a Roma) senza però avere contatti con gli altri alleati di Roma.
Durante le guerre di Pirro Roma dovette affrontare la minaccia del Celti e creano una serie di province a nord (Rimini, Senigallia, Fermo) per contenere la potenza dei Celti. Nel 225 vengono massacrati i Galli che si erano spinti in Toscana e nel 222 Roma conquista Piacenza e Cremona. Viene creata la Via Flaminia (da Gaio Flaminio) che collegava Rimini e Roma.

Prima guerra punica. Ultimo trattato con Cartagine, che possedeva Sicilia settentrionale, Corsica, Sardegna e penisola iberica, nel 278. Nel 274 degli ex mercenari di Agatocle, i momertini, si impadroniscono di Messina dedicandosi alla pirateria e al saccheggio; nel 270 vengono attaccati da un altro tiranno e chiedono l'aiuto di Cartagine che però conquistano loro stessi Messina con un presidio. I momertini chiamano allora i romani che accettano (politica di conquista delle masse popolari). Inizia così la prima guerra punica (264-241): conquistano Messina e, alleati con Siracusa, sconfiggono i cartaginesi a Milazzo (260). Attilio Regolo tenta di portare la guerra in Africa senza successo. Nel 241 decisiva vittoria romana sulle Egadi; Cartagine deve abbandonare la Sicilia occidentale, la Sardegna e la Corsica: le prime tre province di Roma.
Provincia: termine che inizialmente indicava l'area di influenza dei pretori; vengono poi istituiti due nuovi pretori.
Cartagine però rimane ancora una potenza del Mediterraneo e si sposta in Spagna stipulando il trattato dell'Ebro con Roma (confine invalicabile dalle due parti).
Nell'Atlantico intanto Roma stipula trattati di protezione dai pirati con alcune città come Corcira; inizio delle tensioni con la Macedonia.

Seconda guerra punica. Alla morte di Asdrubale, Annibale fu eletto capo delle truppe in Spagna e nel 219 occupa Sagunto, alleata di Roma. Roma interviene diplomaticamente ma la città viene distrutta, inizia l'intervento militare. I due consoli si dividono l'esercito: Sempronio in Africa e Cornelio Scipione in Spagna. Nel 218 Annibale riesce a attraversare le Alpi e a portare la guerra in Italia spezzando tutte le alleanze con Roma e i vari popoli; Sempronio è costretto a tornare in Italia. Dopo una serie di sconfitte per Roma si avvia la dittatura di Fabio Massimo affiancato da Minucio Rufo. Nel 216 avviene la sconfitta più dura per i romani a Canne. Continuano le defezioni degli alleati di Roma, Annibale si allea con Filippo V re di Macedonia. Soltanto in Spagna la campagna militare andava bene Cornelio Scipione decise di bloccare i rifornimenti ad Annibale reclutando anche schiavi come soldati. Inizia una lenta ripresa di Roma che caccia definitivamente i Cartaginesi dalla Spagna. Scipione a questo punto decide di portare la guerra in Africa appoggiato da Massinissa e contro il re di Numidia. La Numidia viene sconfitta (Massinissa nuovo re) e a Zama nel 202 Annibale e i Cartaginesi vengono duramente sconfitti. La pace stipula severe sanzioni per Cartagine: no guerre fuori dall'Africa, consegna di gran parte della flotta e degli elefanti, prigionieri e 10.000 talenti.
Vengono create le due province di Spagna: Spagna Citeriore e Spagna Ulteriore.

Terza guerra punica. Annibale fugge presso Antioco in Siria; nel frattempo Massinissa allargava sempre più il suo territorio a danno dei Cartaginesi; Cartagine senza aspettare il consenso di Roma attacca il re numida. Nel 149 Roma attacca Cartagine, assedia Cartagine e nel 146 grazie a Cornelio Scipione Emiliano la città viene distrutta.

Guerre illiriche. Gli Illiri si erano costituiti in un regno che si fondava sulla pirateria con a capo la regina Teuta appoggiata dalla Macedonia. Essi si spingono fino a Corcira. In seguito a assassini di mercanti italici Roma interviene costringendo Teuta alla resa nel 228. viene posto sul trono Demetrio che ribellatosi al controllo romano verrà sconfitto nel 219.

Prima guerra macedonica. Filippo V alleatosi con Annibale si inserisce nel conflitto per strappare a Roma le coste illiriche; Roma scoperta l'alleanza inizia la guerra vincendo presso Apollonia. In seguito si allea con la Lega Etolica con un trattato che dava agli Etoli tutte le città conquistate e metà del bottino; all'alleanza si uniscono Pergamo e Sparta. Nel 205 si stipula la pace con la Macedonia che perde i territori illirici.

Seconda guerra macedonica. Siria e Macedonia si concordano segretamente per spartirsi i possedimenti di Tolomeo Filopatore in Egitto e in Asia. Antioco III attacca il sud della Siria e Filippo V il Bosforo espandendosi poi verso Rodi e Pergamo che chiedono l'intervento di Roma. Atene giunse a dichiarare guerra alla Macedonia che devastava l'Attica; Roma dopo un ultimatum rifiutato da Filippo sbarca ad Apollonia con Sulpicio Galba a capo di due legioni di veterani. Roma contava su Atene, lega etolica, Pergamo e Rodi mentre Filippo sulla Beozia, Acarnania e Epiro. Scende in Grecia anche Quinzio Flaminino che consegue una serie di vittorie. La Lega achea si schiera con Roma e Filippo chiede di trattare, il Senato non accetta. Filippo fu isolato e tutti i greci passano dalla parte di Roma che riporta una vittoria definitiva a Cinoscefale nel 197. Durante i giochi istmici di Corinto nel 196 Flaminino proclama l'indipendenza delle città greche d'Europa e d'Asia.

Guerra siriaca. Antioco dopo aver conquistato territori a sud si spinge verso le città greche delle costa asiatica che chiedono aiuto a Roma. La Lega achea dichiara guerra ad Antioco e Roma entra in guerra dopo che una guarnigione romana fu massacrata a Delio; Filippo V si allea con Roma. Nel 191 Roma ottiene una grande vittoria in Grecia e la guerra si sposta in Asia. Dopo numerose vittorie via mare L. Scipione sconfigge Antioco nel 189. La pace di Apamea (188) fa ritirare Antioco dall'Asia Minore, gli fa pagare un'indennità di guerra, consegnare la flotta e restituire nemici di Roma tra cui Annibale che si suicida.

Terza guerra macedonica. Filippo inizia ad avere mire espansionistiche su Pergamo e sulla Tessaglia; alla morte di Filippo gli succede Perseo che si sposa con la figlia di Antioco e progetta una rinascita macedone. I romani iniziarono la guerra nel 171 e nel 168 Emilio Paolo vince a Pidna. La pace decise che la Macedonia fosse divisa in 4 repubbliche autonome bloccate militarmente. I proventi di guerra erano ingenti per Roma che abolisce il tributum straordinario a cui si ricorreva in tempi di guerra.

Quarta guerra macedonica. Nel 149 Andrisco spacciandosi per figlio di Perseo suscita una rivolta ma viene annientato da Metello nel 148 a Pidna. La Macedonia diventa provincia romana.

Guerra acaica. Nella Lega achea l'odio verso i romani divampò ma nel 146 Metello batte gli Achei e distrugge Corinto. Vengono imposti regimi oligarchici nelle città greche e lo scioglimento di tutte le leghe. La Grecia passava sotto il controllo del governatore della Macedonia. Nel 133 il regno di Pergamo viene lasciato ai romani che creano la provincia d'Asia nel 126.

Guerre servili. Gli schiavi condannati a esistenze disumane (nelle miniere e nella pastorizia) insorgono in Sicilia nel 136 sotto la guida di Euno che sollevò anche i prigionieri di guerra; nel 132 Roma ristabilisce l'ordine. La seconda guerra servile esplode nel 104 e Roma pone fine alla ribellione solo nel 101.

Guerre celtiberiche. Le popolazioni celtiberiche si opposero all'assoggettamento romano e insorgono rifacendosi a Viriato, un condottiero che seppe tener testa ai romani ma che fu vittima di un tradimento ordito a suo danno proprio da quest'ultimi. Nel 151 la rivolta è sedata. Nel 143 scoppierà un'altra rivolta sedata da Scipione Emiliano che rase al suolo Numanzia centro della rivolta e conquista le Baleari.

*Senatus consultum de Bacchanalibus: iniziativa di repressione verso i culti collettivi di Dioniso/Bacco nel 186 vengono vietati tutti i riti in territorio italiano.

Tentativi riformistici. Nel II secolo il divario tra ricchi e poveri si accentua, come anche il lusso e la corruzione. Per cercare di riequilibrare la situazione si ricorre alla colonizzazione: il terreno demaniale di Roma diventava privato se dato ai coloni o restava di proprietà pubblica ed era dato in appalto. Con le numerose vittorie Roma conquista moltissimi territori. Molti territori venivano assegnati ai veterani altri erano oggetto della occupatio: tenutari potenti che occupavano moltissimi terreni. Una prima legge agraria aveva limitata il fenomeno a 500 iugera ma non era rispettata. Tiberio Gracco esponente della nobilitas, due volte console e censore propose una legge agraria in cui non si potevano possedere più di 500 iugera di terreno pubblico più 250 iugera per ogni figlio; il terreno in eccesso rientrava allo stato che provvedeva a ridistribuirlo in lotti di 30 iugera a contadini che lo affittavano simbolicamente per lavorarlo (per evitare l'alienabilità). L'aristocrazia senatoria reagisce con durezza anche perchè Tiberio propone la legge direttamente al popolo senza passare dal Senato. Tiberio chiede poi di farsi eleggere per un secondo tribunato ma viene accusato di aspirare al regnum. Scipione Nasica chiama i senatori e il popolo per salvare la res publica e muove verso il Campidoglio dove si era rifugiato Tiberio, che verrà ucciso insieme ai suoi seguaci. La commissione agraria continua però il suo lavoro e inoltre viene votata l'iterazione del tribunato; nel 123 Gaio Gracco diventa tribuno della plebe e ribadisce la legge agraria. Per ingraziare la plebe urbana si fa una lex frumentaria con assegnazioni di grano a prezzo politico; inoltre per ottenere l'appoggio dei cavalieri con la lex iudiciaria dispose un album dei giudici per le quaestiones perpetuae composto da un terzo da senatori e per due terzi da cavalieri. Una lex de capite civis impone che se un magistrato condanna a morte un cittadino romano senza passare dall'assemblea popolare è soggetto a procedimento penale. Aveva anche in progetto di allargare la cittadinanza romana ai Latini, progetto che Livio Druso esponente dell'aristocrazia senatoria usò per aizzargli la plebe; Gaio perse così popolarità. Il Senato con il senatus consultum ultimum ordina lo sterminio dei graccani. La riforma agraria viene smantellata.
Gaio Mario procedette nel 107 con un arruolamento straordinario senza tener conto dei requisiti di censo: sarà la prima di una lunga serie di arruolamenti che favorirà i legami clientelari tra legionari e generali. In seguito Saturnino propose una legge per l'assegnazione di terre in Africa ai veterani di Mario: da allora l'assegnazione di terre ai veterani sarà una prassi comune. Saturnino ottiene un terzo tribunato e il suo amico Glaucia contro le disposizioni del Senato si presentò per il consolato; con un altro senatus consultum ultimum i due vengono uccisi.

Guerra giugurtina. La Numidia dopo Massinissa era passata al figlio Micipsa che alla morte la lascia ai tre figli: Giugurta, Aderbale e Iempsale. Giugurta uccide Iempsale e Aderbale scappa a Roma. Il Senato cerca di mediare proponendo una divisione del regno tra i due fratelli; Giugurta però non accetta e uccide Aderbale e un gran numero di mercanti italici. Nel 111 Roma dichiara guerra a Giugurta ma viene sconfitta più volte finchè viene eletto console per il 107 Gaio Mario che con la sua leva straordinaria sconfigge Giugurta.

Guerra contro Cimbri e Teutoni. Dal 113 al 104 tutti gli eserciti mandati contro queste popolazioni germaniche vennero sconfitti. La guerra viene affidata a Gaio Mario che, console per la quarta volta nel 102, sconfigge i Teutoni ad Aquae Sextiae (Aix en Provence) e nel 101, console per la quinta volta, sconfigge i Cimbri ai Campi Raudii, vicino a Vercelli. Gaio Mario ottenne queste vittorie grazie alla sua leva straordinaria e anche grazie alla scelta di un'unica insegna per le legioni romane, l'aquila, che dava un senso di identità e collegamento col loro generale.

Cittadinanza agli italici. Roma trovò nei popoli italici un grande aiuto per la sua politica espansionistica, essi però dovevano pagare il soldo ai loro contingenti militari e non partecipavano ai processi decisionali → profonda insofferenza tra i non cittadini esclusi dai benefici. La scomparsa della civitas sine suffragio aveva aggravato la situazione perchè aveva eliminato quella fascia intermedia verso la civitas vera e propria. Nel 125 Fulvio Flacco propose la cittadinanza a Latini e Italici ma venne respinto. Esempio clamoroso è quello di Fregellae che dopo essersi posta contro i romani venne distrutta; da allora i romani concedono la cittadinanza al latini che rivestono magistrature locali così che Roma si garantiva la fedeltà dei ceti dirigenti delle colonie latine. I cittadini romani non approvavano l'allargamento della cittadinanza: 1) i ceti elevati temevano ripercussioni sull'assetto politico-istituzionale; 2) la plebe urbana temeva di dover contendere alcuni diritti (come le frumentationes) con i nuovi cives.
Nel 95 Mucio Scevola e Licinio Crasso espellono da Roma tutti gli Italici che si fossero illegalmente inseriti nelle liste di censo. Nel 91 viene eletto tribuno Livio Druso, figlio del Druso che si era opposto a Gracco, cche presenta un programma riformistico:

  • legge frumentaria;
  • legge agraria, con la creazione di nuove colonie in Sicilia e in Italia;
  • legge giudiziaria, nuovi giudici nei tribunali eletti tra gli equites;
  • legge sulla cittadinanza romana agli Italici.

Le prime tre vengono votate ma Druso viene ucciso prima che si voti la quarta. Esplode la rivolta nel 90 in molte città italiche e ad Asculum viene ucciso il pretore e tutti i residenti romani. La guerra divampa a nord e a sud; i rivoltosi si organizzarono in un organismo federale costituendo nuove magistrature e assemblee. Roma invia due eserciti: 1) a nord Mario e Pompeo Strabone; 2) a sud Giulio Cesare e Cornelio Silla. I due eserciti però subiscono una serie di sconfitte; a Roma fu quindi approvata la lex Iulia che dava la cittadinanza ai Latini e a chi non si era ribellato e in seguito una serie di leggi che concedevano la cittadinanza ai soldati, alla Transpadana e a tutti coloro che si fossero presentati dal censore entro 60 giorni. La guerra infine si conclude nell'89 a nord e a sud nell'88.

Gli anni '80. I conservatori vogliono iscrivere i nuovi cives in solo 8 tribù, Sulpicio Rufo però, appoggiato da Mario e dai cavalieri, da tribuno della plebe concede una serie di leggi tra cui l'ascrizione dei nuovi cittadini a tutte le tribù e il richiamo in patria dei rivoltosi esiliati. A questo punto Silla con il suo esercito di veterani marcia su Roma e la conquista militarmente, fece abrogare le leggi sulpicie e assassinare Sulpicio; Mario e seguaci furono dichiarati nemici pubblici. Inoltre Silla fece votare una legge che prevedeva che qualunque proposta prima di diventare legge dovesse passare dal Senato; in seguito Silla parte per l'Oriente. Uno dei consoli, Cornelio Cinna, reintegra le leggi sulpicie scontrandosi col collega Gneo Ottavio che lo dichiara nemico pubblico e lo costringe a fuggire. Cinna però si lega subito a Mario, tornato dall'Africa e insieme puntano su Roma (seconda marcia) dove reprimono i sillani. Cinna e Mario diventano consoli per l'86 e dichiarano nemico pubblico Silla; Mario morì poco dopo e Cinna diede il via ad una politica di riappacificazione. Silla intanto prepara il ritorno a Roma dopo il successo della campagna mitridatica; Cinna prepara una flotta per fermarlo ma viene ucciso dai suoi stessi soldati per motivi oscuri. Il Senato decise di resistere a Silla e organizzò due eserciti con Crasso e Gneo Pompeo (figlio di Pompeo Strabone).
Nell'82 nonostante la resistenza Silla riesce ad entrare a Roma (terza marcia) e con un imperium prorogato promuove una epurazione degli oppositori con le liste di proscrizione chiuse poi nell'81. L'interrex Valerio Flacco assegna a Silla una dittatura. Il Senato viene accresciuto come anche i pretori; blocca le iscrizioni di nuovi cittadini ma lascia quelli già iscritti. Il tribunato della plebe viene depauperato con varie limitazioni. Grande colonizzazione dei veterani che disloca 120.000 coloni in undici nuove colonie. Silla nel 79 lascia la dittatura.

Dopo Silla. Nel 78 vengono eletti consoli Lepido e Catulo; Lepido marcia su Roma dove si affida un imperium straordinario a Pompeo che lo sconfigge. Il gladiatore Spartaco nel 73 promuove una rivolta di schiavi gladiatori a Capua creando poi un imponente esercito che verrà poi sconfitto da Crasso nel 71, anno in cui muore anche lo stesso Spartaco; gli altri seguaci vengono crocifissi lungo tutta la Via Appia.
Nel 70 vengono eletti consoli Pompeo e Crasso che aboliscono tutte le riforme sillane e riaprono le iscrizioni dei nuovi cives; viene di nuovo riformato l'album dei giudici divisi tra senatori, cavalieri e tribuni aerarii (ordine oscuro vicini ai cavalieri). Si accentua il problema della pirateria e si affida nuovamente a Pompeo un imperium straordinario che lo porta al pieno successo anche verso la guerra mitridatica.
Nel 63 Cicerone viene eletto console e deve fronteggiare l'avversario battuto: Sergio Catilina. Egli si presenta di nuovo alle elezioni del 62 facendo leva su un programma a favore degli inurbati poveri e su un iniziale appoggio di Crasso e Cesare. Di nuovo sconfitto Catilina inizia a richiamare un forza militare in Etruria composta da sillani e diseredati; la cospirazione viene scoperta e Cicerone attacca duramente Catilina ottenendo un senatus consultum ultimum che manda a morte tutti i capi della cospirazione. Catilina e il suo esercito vengono sconfitti a Pistoia.
Cesare inizia ad essere famoso nell'ambiente appoggiando Gabinio e Cicerone e avvicinandosi a Pompeo (entrambi infatti volevano una riforma agraria) e a Crasso che appoggiava i cavalieri. I tre decidono di fare un accordo segreto: primo triumvirato che prevedeva il consolato per Cesare e una legge agraria per i veterani di Pompeo.
Cesare promuove subito una legge agraria che assegnava territori ai veterani di Pompeo e ribadiva l'inalienabilità dei lotti per i primi 20 anni; in seguito Cesare ratifica i provvedimenti di Pompeo in Oriente e per i cavalieri di Crasso rimette un terzo della somma a loro dovuta. A Cesare viene assegnata come proconsole la Gallia Cisalpina, la Gallia Narbonense e l'Illiria per 5 anni con quattro legioni. I triumvirati appoggiano inoltre il tribunato di Clodio, che avvia un programma popolare che accresceva il potere della assemblea popolare; limitando la possibilità di ostruire le procedure legislative con gli auspicia; Clodio inoltre rinnova la legge frumentaria (distribuzione del grano gratis per i poveri). Con una nuova legge si proponeva l'esilio a chi avesse ucciso senza regolare processo un cittadino romano e si colpisce così Cicerone che viene esiliato e confiscato dei beni. Il popolo però esprime la sua solidarietà per Cicerone che viene fatto richiamare. Nel 57 una carestia provoca sommosse popolari e si da un nuovo imperium a Pompeo. Nel 56 vi è un ricompattamento dei triumviri a Lucca: gli accordi vedevano consoli Pompeo e Crasso e in seguito proconsoli per 5 anni Pompeo sulle due Spagne e Crasso in Siria, a Cesare viene prorogato di 5 anni l'incarico in Gallia con dieci legioni.
Pompeo grazie al suo imperium può restare lo stesso a Roma nonostante sia proconsole in Spagna. Crasso cercò la guerra contro i Parti ma fu sconfitto a Carre nel 53 restando lui stesso ucciso. Inizia lo scontro tra Clodio e Milone; Clodio resta ucciso e Pompeo viene nominato console senza collega. Per prima cosa si proroga il suo imperium per 5 anni ma nega la proroga alla campagna gallica di Cesare che reagisce. Viene proclamato un senatus consultum ultimum a Pompeo per salvare la repubblica.
Nel gennaio del 49 i legionari di Cesare passano il Rubicone; vince in Spagna e insegue Pompeo in Tessaglia dove viene sconfitto a Farsalo; Pompeo si rifugia in Egitto ma viene decapitato. Ad Alessandria vi era uno scontro tra Cleopatra e Tolomeo XIII per il trono, Cesare appoggia Cleopatra che vince nel 47 e gli dà un figlio, Tolomeo Cesare. La Numidia appoggia le ultime forze pompeiane ma viene sconfitta e resa provincia.

Dittatura di Cesare. Nel 49 Cesare ottiene una dittatura straordinaria, fu console per molti anni e dittatore perpetuo dal 44; inoltre ottenne la tribunicia potestas a vita; poteva decidere sulla pace e sulla guerra, era sovrano assoluto. Promosse un programma popularis con leggi che alleviavano i debiti e divenne famoso per la sua clementia nei confronti degli oppositori. Operò una larga colonizzazione per i veterani, sviluppo dell'edilizia urbana (per abbellire Roma ma anche per dare lavoro alla plebe urbana). Aumentò il Senato a 900 membri, i pretori a 14, i questori a 40. concede la cittadinanza a Transpadani e Cispadani; riforma il calendario. Era la chiara fine della repubblica, ci furono una serie di episodi di incoronazione. Un gruppo estremo di senatori legati alla libertas organizza la congiura che porterà alla morte Cesare nelle Idi di marzo del 44.

Ascesa di Ottaviano. Antonio aspira a prendere il posto di Cesare mentre i cesaricidi abbandonano la città; si misero in atto le disposizioni di Cesare, si organizzarono funerali e onori pubblici ma si vietava la dittatura e si votava un'amnistia per i cesaricidi. Il testamento di Cesare designava come erede Gaio Ottavio. Antonio si fa assegnare la Gallia Cisalpina e assedia Bruto a Modena. Cicerone attacca frontalmente Antonio e riesce a farlo dichiarare dal Senato nemico pubblico. Antonio viene sconfitto a Modena e scappa da Lepido. Ottaviano marcia su Roma attraversando nuovamente il Rubicone e si fa eleggere console col cugino, poi annulla l'amnistia e istituisce un tribunale speciale per punire gli uccisori di Cesare. Lepido, Antonio e Ottaviano risultano così uniti dalla comune mira contro i cesaricidi e si uniscono nel secondo triumvirato: Antonio era governatore della Gallia Cisalpina e Comata, Lepido della Narbonense e delle due Spagne, Ottaviano di Africa, Sicilia, Sardegna e Corsica. L'Oriente era da sottrarre a Cassio e Bruto. I triumviri potevano designare magistrati, promulgare editti e con le liste di proscrizione eliminano tutti gli anticesariani tra cui anche Cicerone che verrà decapitato.
Ottaviano e Antonio muovono verso la Grecia dove battono Cassio che si suicida e anche Bruto ne seguì la sorte. Le province orientali vengono ora affidate a Antonio che si assume la responsabilità della guerra contro i Parti. A Lepido viene affidata l'Africa e a Ottaviano le Spagne, Ottaviano rimane comunque in Italia ad assegnare terre ai veterani.
Il figlio di Pompeo, Sesto Pompeo, era al comando di una flotta e dopo le liste di proscrizione decise di bloccare gli approvvigionamenti alla città, lo scontro si placa quando Ottaviano sposa Scribonia parente di Sesto. Antonio si sposa con Ottavia, sorella di Ottaviano. Viene accordato a Sesto Pompeo il governo di Sicilia, Sardegna e Corsica; Ottaviano prende l'Occidente e Antonio l'Oriente. Ottaviano si separa da Scribonia e si riapre lo scontro con Sesto Pompeo. Agrippa, fedelissimo di Ottaviano, batte Sesto a Milazzo nel 36. Lepido esce di scena con la sola carica di pontefice massimo.
Antonio affascinato da Cleopatra ebbe da lei due gemelli; poi nel 36 avvia la campagna contro i Parti che iniziò con un insuccesso ma che arrivò poi alla vittoria nel 34 con una serie di assegnazioni di territori a Cleopatra e ai figli. Antonio ripudia Ottavia nel 32: un'umiliazione per Roma e per Ottaviano che decide di muovere contro Antonio e Cleopatra in nome dell'Italia contro l'Oriente “lussurioso e fedifrago”. Agrippa vince ad Azio, Antonio e Cleopatra si suicidano e l'Egitto diventa provincia romana.

Prima guerra mitridatica. Mitridate nel 112 avvia una politica espansionistica rovesciando tutti i sovrani filoromani della provincia d'Asia; il re del Ponto scatena l'odio contro i romani che in tutta la Grecia vengono uccisi (solo Rodi resta fedele a Roma). Il risentimento contro i romani è da ricercarsi nel pesante sfruttamento economico a cui era sottoposta la Grecia. Silla riesce a bloccare la rivolta nel 86 conquistando Atene. Mario e Cinna intanto scacciano Mitridate da Pergamo, il re sconfitto deve consegnare la flotta e pagare un'indennità di guerra.

Seconda guerra mitridatica. La morte del re di Bitinia consegnava di fatto il regno ai romani, ma Mitridate teme di perdere il controllo sugli stretti del Mar Nero e invade la Bitinia. L'esercito di Roma viene affidato a Lucullo che fa fuggire Mitridate in Armenia. Lucullo tenta di inseguirlo ma le truppe si rifiutano (egli aveva infatti proibito il saccheggio nelle città greche poiché già molto sfruttate). Il comando dell'esercito fu quindi affidato a Pompeo che nel 66 sconfigge Mitridate, riconquista la Siria, conquista Gerusalemme e la Giudea, il Ponto la Bitinia e la Cilicia furono poste sotto la provincia d'Asia. Mitridate si suicida e Pompeo torna a Roma con 20.000 talenti.

Conquista della Gallia Cisalpina. Cesare con reclutamenti indigeni riesce a potenziare le sue legioni; le vicende militari possono essere divise in due fasi principali:

  1. I fase (58-57): Cesare sconfigge gli Elvezi, i Belgi e i Nervi.
  2. II fase (56-51): inizia l'offensiva dei Galli sulla costa atlantica, sostenuti dai Britanni; Cesare riesce a vincere e si spinge fino al Tamigi sottomettendo anche i Britanni. A questo punto tutti i Galli si uniscono contro Roma sotto Vercingetorige che massacra tutti i romani a Cenabum; in seguito il capo dei Galli si rifugia ad Alesia aspettando i soccorsi ma i romani riescono a sconfiggerlo. Nel 51 viene creata la Gallia Comata e nel 50 tutta la Gallia era sottomessa.

Augusto. Dal 33 i poteri di Augusto si ampliano: imperium triumvirale, imperium consulare e imperium proconsulare oltre al comando delle truppe. Dal 19 ottiene un imperium completo: era sciolto dall'osservanza di molte leggi, poteva concludere trattati, raccomandare candidati e così via. Ottaviano aveva meritato il titolo di “Augusto” perchè aveva restituito al Senato e al popolo romano la res publica dopo le varie guerre civili. Dal 23 ottiene la tribunicia potestas che gli dava inviolabilità, credito morale e attività normativa. Dal 2 diventa pater patriae. Nel frattempo le definizioni degli istituti rimanevano le stesse ma erano totalmente prive di significato; le magistrature erano devitalizzate dai poteri di Augusto ma anche dai nova officia, i nuovi incarichi puramente burocratici. Ecco i cambiamenti principali:

  • i consoli vengono raddoppiati (potevano anche esserci più di due coppie in alcuni casi);
  • le assemblee popolari mantenevano una funzione legislativa ma tendevano all'esautoramento; inoltre Augusto concede un'autorizzazione imperiale ad alcuni giurisperiti che insieme al principe stesso svolgevano l'attività giurisprudenziale concentrata ora in poche mani;
  • i tribunali delle quaestiones perpetuae decadono a favore delle quaestiones extra ordines, in un primo tempo composti solo dai senatori;
  • il comizio centuriato perde totalmente l'attività elettiva che viene concessa prima a dieci centurie senatorie-equestri poi la destinatio passerà nelle mani del Senato;
  • il Senato sembra così guadagnare potere in campo legislativo, elettorale e giudiziario ma in realtà esso dipende totalmente dal principe che presiede ai processi, ai senatus consultum e elegge gli stessi senatori;
  • un nuovo ambiente dell'apparato burocratico è la corte di parenti e amici del principe.

Ormai in tutti i luoghi di Roma capeggiava la figura di Augusto e della sua famiglia, la domus; monete, documenti, monumenti,ecc avevano incisi invece che libertasLibertas Augusta” o invece di paxPax Augusta”. Viene istituito il crimen di lesa maiestas ad offese recate al principe (in quanto è espressione del popolo). L'importanza della domus rivestiva anche i possibili eredi al principato: Augusto adotta i nipoti ma muoiono prima di lui, così adotta il figliastro Claudio Tiberio e assicura una linea di successione giulia. Il periodo viene visto come una nuova era, viene istituito un nuovo calendario, Augusto aveva cambiato il volto del mondo. Inizia un grande coinvolgimento ideologico, patriottico e religioso; Roma aveva il dominio su tutto il popolo civilizzato. Numerose le rappresentazioni della vittoria di Azio e di quella sui Parti; Virgilio con l'Eneide esalta la gens Iulia.

Strutture sociali. Il Senato viene epurato, da 900 membri torna a 600 nei quali oltre ai senatori erano comprese le mogli e i figli maschi; inoltre i senatori dovevano avere un censo di almeno un milione di sesterzi (prima era di 400.000), il cursus rimase identico e anche i simboli rappresentativi dei senatori.
L'ordine equestre diventa la riserva di amministratori al servizio del principe con funzioni procuratorie e prefettizie; vengono aggiunte nuove etichette dei titoli (ad esempio perfectissimus per i cavalieri). I requisiti di censo erano fissati a 400.000 sesterzi.
I decurioni erano i membri dei senati locali, ex magistrati dei municipi, essi godevano di molte libertà e dovevano avere un censo di 100.000 sesterzi. Appena sotto ai decurioni stavano i liberti che erano addetti a Roma al culto dei Lari e del Genio di Augusto; col passare del tempo avranno notevoli restrizioni. In generale si afferma una distinzione sociale fra honestiores (i ceti superiori, ordine senatorio, equestre, decurionale e i veterani) e humiliores (i ceti bassi restanti). Importante la clientela che non si poggia più sulla promessa del voto poiché le cariche non sono più elettive, si fonda invece sul patrono che rivolgendosi ai propri pari che votano in Senato eleva socialmente il cliente.
Augusto punta sul ripristino delle funzioni repubblicane (reinventate e modificate) che portava ad una continuità con la res publica (opererà sempre attraverso leggi e norme già usate in precedenza).

Si dedica subito all'amministrazione di Roma dividendola in vici e regiones; i vici avevano un proprio magistrato che curava i compiti culturali e di polizia; il problema degli incendi e dell'acqua pulita venne preso in considerazione e concentrato nelle mani di Agrippa o dello stesso Augusto.
Inizia poi una proliferazione delle cariche attraverso i nova officia che in realtà riprendevano le vecchie magistrature: 1) le curatele urbis racchiudevano tutte le competenze che prima spettavano agli edili; 2) le prefetture racchiudevano uffici differenti. Entrambi erano eletti dall'imperatore e non avevano il limite dell'annualità, ottengono funzioni amministrative, di polizia o giudiziarie. Le varie cariche erano:

  • il praefectus urbis: veniva scelto tra i membri del Senato (tutti gli altri praefecti erano equites) ed era responsabile del mantenimento dell'ordine pubblico con funzioni giurisdizionali;
  • i praefecti praetorio: erano due, a capo delle nove coorti pretorie create da Augusto;
  • il praefectus vigilum: a capo delle sette coorti di vigili, presidiava le strade di notte per la difesa dai ladri e dagli incendi, ottiene compiti di giurisdizione civile;
  • il praefectus annonae: responsabile dell'approvvigionamento e del trasporto delle derrate alimentari;
  • i praefecti aerarii Saturni: addetti all'erario, tesoro e archivio del popolo romano (tenuto prima dai questori);
  • il curator aedium sacrarum et operum publicorum: responsabile della manutenzione e della costruzione degli edifici sacri e non;
  • il curator alvei Tiberis et cloacarum: controlla lo stato e la manutenzione del fiume;
  • il curator aquarum: incaricato alla sorveglianza degli aquedotti;
  • i curatores frumenti: incaricati delle frumentazioni;
  • i curatores viarum: responsabili della costruzione e manutenzione delle strade.

In seguito Augusto di occupa dell'amministrazione dell'Italia, ripartita in 11 regiones; l'organizzazione amministrativa resta quella vigente per le città, non vi saranno figure magistrali destinate all'amministrazione delle regioni. L'area rurale viene poi divisa in pagi (un tempo riservati solo all'area rurale intorno a Roma) in cui alcuni dei prefetti romani estendono i propri poteri (per esempio il praefectus annonae per il trasporto di alimenti).

Infine Augusto si occupa dell'amministrazione provinciale: le province non pacificate vengono affidate direttamente al principe (provinciae Caesaris) mentre quelle già pacificate erano le provinciae populi Romani. Quest'ultime venivano affidate a un proconsole, nominato dal Senato e in carica per un anno, affiancato da un questore. Il principe poteva comunque intervenire direttamente. Nelle provinciae Caesaris vi era un legato del principe, il legatus Augusti pro praetore, in carica per un tempo determinato dal principe; egli era a capo delle legioni che stazionavano permanentemente nelle province. Il principe poteva ridurne il potere impedendo al legato di tessere legami clientelari.
Caso particolare era l'Egitto considerata provincia personale dell'imperatore, poiché importante dal punto di visto della ricchezza del grano prodotto; era amministrata da un prefetto di rango equestre con imperium militare e da un idiologus responsabile dei beni imperiali.
Le città in provincia potevano essere di tre tipo:

  • città libere: avevano condizioni di libertà e autonomia riconosciuta fin dal principio da Roma;
  • città libere e federate: autonome dal governatore della provincia ma legate a Roma da un patto;
  • città stipendiarie: soggette al pagamento di tributi a Roma.

Riforma dell'esercito. Augusto rese l'esercito stanziale e permanente creando la figura del soldato di professione; le legione da 60 passarono a 28 ed erano formato da circa 5.500 uomini organizzati in fanteria e cavalleria. Augusto istituì anche l'aerarium militare per ricompensare i veterani al congedo con soldi o terre; i soldati peregrini venivano premiati con la cittadinanza romana. Istituisce anche le coorti pretorie dispiegate in tutta Italia e tre coorti urbane a Roma; crea anche il corpo dei vigili per risolvere il problema degli incendi. Vi era comunque una gerarchia di importanza nelle parate: le legioni al primo posto, poi truppe ausiliarie, coorti pretorie, coorti urbane e infine vigili. L'esercito ora non si rifaceva più ai singoli generali come accadeva in età repubblicana ma era al di sotto del solo e unico principe.
Grazie a questa efficiente macchina da guerra Augusto crea nuove province (Giudea, Galizia, Armenia); annessione di nuovi territori come il distretto germanico. Meno fortunato fu nella spedizione in Boemia dove andarono perse tre legioni nonostante una leva straordinaria, che non verranno più ricostituite per i costi elevati.

Tiberio (14-37). Erede di Augusto sia dal piano istituzionale (conferimento di poteri) sia da quello familiare (eredità di rango). Con Tiberio si giunge all'imperium maius che era sempre stato celato sotto il principio di auctoritas di Augusto. Tiberio è una figura ambigua che ebbe molta opposizione. Germanico, figlio adottivo, viene inviato in Asia per chiarire la situazione coi Parti e qui si scontra con Pisone, prolegato di Siria. Nel 19 Germanico muore per una malattia ma Pisone viene accusato di averlo avvelenato, si suicida prima della sentenza. Morto Germanico, Tiberio adotta i suoi due figli avuti con Agrippina: Nerone e Druso III. Iniziano però le mire di Seiano capo della guardia pretoria che fa condannare in esilio Agrippina e Nerone e si fa proclamare console, verrà ucciso poco dopo. Ne segue una politica di irrigidimento soprattutto nei confronti dei liberti; ma anche nei confronti delle altre religioni (reprime il culto di Iside e esilia i Giudei nel 19). [Ponzio Pilato, procuratore di Giudea, fa uccidere Gesù di Nazareth]. Tiberio muore nel 37 lasciando come eredi Tiberio Gemello e Caligola (figlio di Germanico).

Caligola (37-41). La successione al principato ormai non viene più motivata ma si rende esplicito il carattere dinastico; Caligola viene appoggiato dalla guardia pretoria e ha la meglio su Tiberio Gemello che si suicida. Caligola a causa di una malattia ha devianze psichiche che lo portano a compiere crudeltà e follie. Rivalutò i culti egizi e si auto-identificò egli stesso con diverse divinità facendosi rappresentare come un dio nelle statue; si inasprisce il rapporto con gli Ebrei che non accettavano questo comportamento. Disperse le finanze lasciategli da Tiberio in costosi spettacoli e iniziative edilizie. Una prima congiura contro di lui venne scoperta ma la seconda lo colpì.

Claudio (41-54). Claudio alla morte di Caligola era cinquantenne; fratello di Germanico era l'unico erede della domus Augusta. Una volta imperatore opera subito in sintonia col Senato; creando alcuni uffici specialistici centrali:

  • a rationibus: per gli affari finanziari;
  • a libellis: per gli affari giudiziari;
  • ab epistulis: per la corrispondenza di carattere istituzionale;
  • a studiis: per la cultura.

Questi uffici vengono affidati a liberti. Claudio inoltre si dedica con fervore ad opere pubbliche (rinnovato l'acquedotto di Roma, nuovo porto a nord del Tevere, ecc). Concede la cittadinanza a molti ma nel 49 espelle da Roma tutti gli Ebrei. Claudio rimasto vedovo da Messalina sposa Agrippina, figlia di Germanico (sua nipote) che aveva un figlio, Nerone, da un precedente matrimonio. Agrippina con astuzia fa sposare Nerone con la figlia di Claudio e Messalina, Ottavia, per garantire al figlio la successione. Nel 54 Claudio muore per una trama di corte promossa dalla stessa Agrippina.

Nerone (54-68). La guardia pretoria ora stanziata a Roma (già dai tempi di Tiberio), fa eleggere Nerone che sedicenne ha come consigliere Seneca. La sua politica si basa principalmente sull'epurazione dei possibili pretendenti al trono (gli altri figli di Claudio); la stessa madre Agrippina viene uccisa nel 59. Nel 62 Nerone ripudia Ottavia e sposa Poppea; Seneca si ritira nel privato. Ne segue una serie di congiure fallite, la più importante delle quali quella di Pisone appoggiato dal Senato; una volta scoperta si uccidono tutti i cospiratori e Seneca è costretto al suicidio sebbene non avesse partecipato. Servio Sulpicio Galba ottiene l'imperium e Nerone lasciato solo e dichiarato nemico pubblico si suicida. L'episodio dell'incendio del 64 venne attribuito alle manie incendiarie di Nerone che a sua volta lo attribuì ai cristiani, dei quali fece una strage. Dopo l'incendio Nerone progettò una lussuosa residenza imperiale, la Domus Aurea, e istituì i Neronia, spettacoli ludici grandiosi. Dopo una importante riforma monetaria, nel 66 viene infine sedata la rivolta dei Giudei. Grande importanza viene data ai culti orientali, soprattutto al mitraismo e ai culti egiziani.

Crisi del 69. Galba non viene appoggiato dai pretoriani e dall'esercito che invece si rivolge ad Otone, marito di Poppea, che era stato allontanato da Roma da Nerone. Nel gennaio del 69 si unisce ai pretoriani in rivolta, essi una volta ucciso Galba lo proclamano imperatore; contemporaneamente però alcune legioni in Germania proclamano imperatore Vitellio che sconfigge Otone, che si suicida dopo. Vitellio si dà al saccheggio dell'Italia ma viene ostacolato dal governatore di Siria e dal prefetto di Egitto che proclamano imperatore Flavio Vespasiano. Vitellio viene ucciso. È l'esempio della adozione al di fuori della domus e dell'importanza delle legioni che più del Senato decidono in maniera di principato.

Vespasiano (69-79). Viene enfatizzata l'idea del principe scelto dagli dei e con la lex de imperio Vespasiani sono stabilizzate le prerogative istituzionali dell'imperium del principe che può mettere in atto qualsiasi provvedimento ritenuto utile. L'imperium era totale. La politica di Vespasiano è quella di un ritorno all'ordine e di rifinanziamento dopo le dispersioni di Nerone: vengono create nuove tasse, recuperate terre pubbliche e svilito il denario. Vespasiano fu molto attivo anche per le opere pubbliche: viene ricostruito il Campidoglio, incendiato nel 69, e costruito il Colosseo. Allarga la cittadinanza e consolida i confini. Reprime un'altra rivolta giudaica che si conclude con un suicidio collettivo. In punto di morte ribadisce il principio ereditario del principato.

Tito (79-81). Si ricorda per l'intraprendenza nelle opere umanitarie in occasione della eruzione del Vesuvio nel 79, di un altro incendio a Roma e di una pestilenza. L'opera di ricostruzione e il rapporto buonissimo instaurato col Senato lo rendono molto popolare. Muore di morte naturale.

Domiziano (81-96). Meno amato per il suo farsi chiamare autocrate e dio; Domiziano imposta il passaggio ai cavalieri di funzioni prima destinate ai liberti (gli uffici creati da Claudio). Avvia inoltre una durissima politica moralistica con censura, severità e controlli. Importante quando fece smantellare buona parte dei vigneti nelle province per proteggere la produzione italica e per invogliare a coltivare cereali. In politica estera rivede la funzione del limes, il confine dell'imperium di Roma, custodito da truppe ausiliarie e da forti. Con una reazione tradizionalista colpì moltissimi personaggi illustri accusati di ateismo e costumi giudaici tra cui la stessa moglie. Una congiura di palazzo segna la fine della dinastia Flavia.

Nerva (96-98). Alla morte di Domiziano i senatori ne furono entusiasti e dopo aver distrutto tutte le sue statue acclamano imperatore Nerva, un uomo sulla sessantina scelto dal Senato per motivi opportunistici legati alla sua età e alla mancanza di figli. Nerva operò una politica di conciliazione, sospese le persecuzioni contro gli Ebrei e revoca gli esili. Attento alla politica finanziaria abbassò le imposte e assegnò terre. Continuò l'opera di moralizzazione della società vietando per esempio le nozze tra zio e nipoti. Il suo principato ebbe scarsa opposizione. Nerva fissa poi la sua successione adottando pubblicamente il governatore della Germania Superior, Traiano.

Traiano (98-117). Frutto della integrazione che i romani avevano operato con le province, Traiano è il primo princeps provinciale. Da lui fino a Marco Aurelio si arriva ad un clima di piena pacificazione col Senato. Traiano aumenta il numero delle procuratele; promuove investimenti in Italia, fonda nuove colonie, interviene nell'edilizia (fioritura urbanistica, creazione di due biblioteche, ecc) e interviene nel diritto privato tutelando maggiormente il cittadino. In politica estera intraprese le guerre daciche (viene istituita la provincia Dacia), le guerre d'Arabia (contro i Nabatei che ostacolavano il commercio) e le guerre partiche (per proteggere meglio la Siria). Paradossalmente si dimentica di scegliere un erede.

Adriano (117-138). Pronipote di Traiano viene acclamato imperatore dall'esercito, apparteneva ad una famiglia di emigranti in Spagna, amava molto Traiano e lo seguiva spesso nelle sue campagne. Concentra particolarmente il potere nelle sue mani; fa una serie di viaggi nell'impero per assicurarsi il limes e l'appoggio delle truppe; avvia un'opera di consolidamento più che di conquista. Istituisce il Consiglio imperiale, organismo permanente del potere centrale composto da senatori, cavalieri e giuristi. Il Senato non vede di buon occhio la sua politica non conquistatrice. Molto ammalato decise di adottare suo nipote acquisito Antonino, con l'obbligo per lui di adottare un bambino, Vero e un diciassettenne, il futuro Marco Aurelio.

Antonino Pio (138-161). Il suo operato è all'insegna della pace e della calma; alleggerisce la pressione fiscale, nella politica edilizia si limita alla manutenzione e al restauro, migliora la condizione degli schiavi e non incontra opposizioni. Il vallum viene spostato più a nord in Britannia e viene rafforzato il limes di Germania e Dacia.

Marco Aurelio (161-180) e Lucio Vero (161-169). Marco Aurelio vero e proprio erede di Antonino, decide di associare a sé con pari poteri il fratello adottivo Lucio Vero istituendo la diarchia. Marco Aurelio si interessa molto della filosofia; non approva il massacro di cristiani avvenuto a Lione ad opera di magistrati locali. Lucio morirà nel 169 e Marco nel 177 associa al potere Commodo. Marco divide l'Italia in distretti giudiziari affidati a 4 iuridici. Importanti le operazioni militari in Oriente con tre spedizioni vittoriose: 1) in Armenia; 2) nel regno dei Parti; 3) medica. Le legioni di ritorno dall'Oriente portarono però una pestilenza in Italia e nelle province (forse il vaiolo). Intanto la minaccia si sposta sul fronte renano-danubiano dove i Goti scendono dalla Scandinavia, Marco indice un reclutamento straordinario e passa da una politica difensiva ad una aggressiva. Mentre si raggiungevano accordi con le popolazioni barbare, Avidio Cassio, un generale, si fece proclamare imperatore diffondendo la notizia della falsa morte di Marco; scoperto l'inganno il Senato lo dichiara nemico pubblico e viene ucciso dalle sue stesse truppe. Nel 178 riprendono gli scontri sul fronte e Marco Aurelio muore.

Commodo (180-192). Figlio di Marco Aurelio, appena il padre muore blocca tutte le attività militari preferendo stabilire trattati con i vari popoli. Commodo regna spietatamente e in modo eccentrico risvegliando quel clima di congiure degli anni passati; la stessa sorella, Lucilla ordisce un complotto ai danni del fratello ma fu scoperta e uccisa. Commodo si appoggiava a pochi amici tra cui Cleandro; aspira al totale sovvertimento delle regolarità istituzionali (arriva ad eleggere ben 25 consoli) e sperpera il patrimonio in feste e giochi. Per potersi permettere questo stile di vita procede ad una serie di processi di alto tradimento solo per poter confiscare i beni di famiglie illustri. Introduce nuove divinità e esige il riconoscimento della sua divinità e della sua identificazione con Ercole; arriverà a rinominare Roma Commodiana. Una congiura di palazzo lo uccide nel dicembre del 192.

Settimio Severo (193-211). Alla morte di Commodo, Pertinace fu proclamato imperatore ma venne ucciso in una congiura; venne poi eletto Giuliano appoggiato da legioni. Con due pronunciamenti militari Giuliano viene ucciso e la contesa si sposta su Settimio Severo (nato a Leptis Magna in Africa) e Pescennio Nigro. Settimio ha la meglio ingraziandosi il Senato, cambiando le corti pretoriane e ottenendo il consenso della plebe. Nel 194 sconfigge Nigro e si autoadotta figlio di Marco Aurelio. Cesare Clodio Albino si proclama imperatore a Lione, che viene incendiata da Settimio mentre Albino si toglie la vita. La sua politica si fonda su:

  • spinto militarismo: rafforza il limes in vari territori, crea tre nuove legioni di cui una la stanzia a Roma, acquisisce la provincia di Mesopotamia, aumenta il soldo;
  • attenzione alla province: l'Egitto viene resa provincia normale, molte città ottengono un Senato locale e provvedimenti favorevoli riguardanti l'aspetto edilizio;
  • allargamento del ceto dirigente: la corte si accresce di molti aristocratici africani e di membri della famiglia dei Giuli di Emesa alla quale apparteneva la moglie Giulia Domna;
  • controllo sull'economia: incentivata la messa a coltura di terre incolte, introdotta un'imposta per il mantenimento dell'esercito, svilimento del metallo del denario;
  • centralità della cultura giuridica: i giuristi occupano la carica di prefetti del pretorio.

Muore raccomandando ai figli il rispetto degli eserciti.

Caracalla (211-217) e Geta (211-212). Alla morte di Settimio il regno si divideva nelle mani dei due figli Caracalla e Geta; essi si accordarono per una divisione dell'impero ma Caracalla fa uccidere il fratello. Caracalla, alla ricerca della gloria militare, si scontra con gli Alamanni e si infiltra nel regno dei Parti dove verrà ucciso. Riguardo alla politica interna aggravò la tassazione, aumentò il numero delle procuratele, innalzò lo stipendio dei soldati e con un editto del 212 prevedeva che tutti gli abitanti dell'impero diventassero cittadini romani (constitutio antoniniana).

Elagabalo (218-222). Macrino, prefetto del pretorio di rango equestre si proclama imperatore ma non riesce a guadagnarsi l'appoggio dell'esercito; isola Giulia Domna che si toglie la vita. Sua sorella Giulia Mesa individua per la successione il nipote Bassiano, sacerdote del dio Sole; spacciandolo per figlio illegittimo di Caracalla lo proclama imperatore e uccide Macrino. La sua politica antimilitare non lo rende popolare; inoltre si presenta come un imperatore sacerdote di matrice orientale portando a Roma nuove forme di religiosità non apprezzate (lui stesso sposa una vestale). Il suo comportamento fa tramare la stessa nonna e la zia che gli fanno adottare il cugino Severo Alessandro. I pretoriani lo appoggiano e uccidono Eliogabalo nel 222.

Severo Alessandro (222-235). Primo di una lunga serie di princeps giovanissimi, Severo si dissocia dall'operato di Eliogabalo e si mostra molto rispettoso della tradizione. Aiutato dal prefetto del pretorio Ulpiano, Severo rende la corte culturalmente molto fervida, allarga la partecipazione alle cariche, diminuisce le tasse. In politica estera è necessario un intervento sul limes orientale per le mire espansionistiche del re dell'Impero persiano, e sul limes germanico contro gli Alamanni; il suo intervenire pacificamente cercando di pagare i popoli nemici per ottenere la pace lo rendono nemico delle legioni che lo uccidono nel 235. Fino al 284 Roma non avrà continuità di governo e le legioni otterranno sempre più potere rivendicando il diritto di scegliere l'imperatore ponendo al margine anche le coorti pretorie di Roma.

Anarchia militare (235-284). Le legioni acclamano Massimino, di origine tracio-danubiana, caratterizzato da un forte attivismo militare ma considerato un “semibarbaro” in quanto non si era mai nemmeno recato a Roma. I latifondisti privati africani acclamano imperatore il proconsole d'Africa Gordiano, subito accettato dal Senato (238). Il figlio di Gordiano resta però ucciso e il padre si suicida; il Senato proclama Augusti Pupieno e Balbino ma la plebe urbana proclama Gordiano III. Massimino viene ucciso dalle sue stesse truppe ad Aquileia. Pupieno e Balbino vengono uccisi dai pretoriani che proclamano imperatore Gordiano III che resta ucciso durante un campagna asiatica contro il re persiano (celebre l'iscrizione trilingue di Shahapur, in medio-persiano, partico e greco).
Sale al potere Filippo l'Arabo, prefetto del pretorio che ottiene la pace in Mesopotamia e nel 248 celebra il millenario di Roma. Egli concentra le forze militari nell'area germanica affidandole a Messio Decio che viene eletto imperatore dalle truppe e sconfigge Filippo presso Verona nel 249. Decio rimase famoso per la sua prima vera persecuzione sistematica dei cristiani. Dopo la sua morte viene eletto Valeriano nel 253. Valeriano decise di dividere l'impero col figlio Gallieno a cui spettava l'Occidente. Gallieno riesce a sconfiggere i Franchi ma Valeriano viene fatto prigioniero in Oriente e reso schiavo. Iniziano a costituirsi realtà indipendenti come l'imperium Galliarum di Postumo e il regno in Oriente di Odenato: ammissione di necessità di deleghe del potere centrale. Gallieno inaugura una stagione di tolleranza religiosa e riforma le legioni affidandole a cavalieri e non più a senatori. Verrà ucciso in una congiura.
Sale al potere un congiurato, Claudio II, detto il Gotico perchè sconfisse i Goti, muore nel 270. A questo punto sale al potere Aureliano che riesce a sconfiggere Zenobia (regina di Palmira che si era estesa fino ad Alessandria) e l'imperium Galliarum. Riconsolidò il limes abbandonando però la Dacia; introduce il culto di Mitra (culto del Sol Invictus) e crea una nuova cinta muraria a Roma. Viene ucciso in una congiura nel 275.
Dopo i brevi regni di Tacito e Floriano, sale al potere Probo che sconfigge tutti i nemici di Roma con grande abilità militare; cade però in una congiura. Viene proclamato imperatore Caro che si associa ai due figli Carino e Numeriano che si ripartiscono i territori e ottengono iniziali vittorie sui Persiani; Caro e Numeriano muoiono e l'esercito acclama imperatore Diocleziano che, eliminato Carino, resta imperatore unico.

Diocleziano e la tetrarchia (284-305). Nel 286 si associa a Massimiano, responsabile della parte occidentale mentre Diocleziano di quella orientale, dove ottenne la pace con i Persiani e sconfisse i saraceni. Massimiano placò rivolte contadine e fronteggiò gli Alamanni. Nel 293 si instaura la tetrarchia: vengono nominati due Cesari per coadiuvare l'azione dei due Augusti, inoltre si istituiscono nuove capitali per facilitare le comunicazioni, ormai Roma era eccentrica rispetto ai teatri di guerra. La tetrarchia era formata da:

  • Diocleziano: che controlla Egitto e Oriente con capitale Nicomedia;
  • Galerio: che controlla i Balcani con capitale Sirmio;
  • Massimiano: controlla Italia, Africa e Spagna con capitale Milano;
  • Cloro: controlla Britannia e Gallia con capitale a Treviri.

Ognuno dei quattro scelse simbolicamente un dio che lo aveva investito (Diocleziano era il più potente perchè riceveva il globo direttamente da Giove, ma era solo una gerarchia simbolica, i quattro avevano uguali poteri).
Anche Galerio e Cloro ottengono significative vittorie militari (contro Persiani, Goti e Alamanni). Nel 305 Diocleziano e Massimiano abdicano in favore dei due Cesari che diventano Augusti, ma prima designano altri due Cesari: Daia per l'Oriente e Severo per l'Occidente (rompe la successione dinastica) davanti all'esercito per ottenere il consenso.
Alla morte di Cloro, le truppe proclamano Augusto il figlio Costantino (306), contemporaneamente le truppe di Massimiano proclamano imperatore il figlio Massenzio e in Africa Domizio Alessandro: si arriva alla compresenza di 7 imperatori. Diocleziano interviene proclamando Augusti Galerio e Licinio e Cesari Daia e Costantino. Nel 310 muore Massimiano e Massenzio si proclama imperatore sconfiggendo Domizio Alessandro. Intanto riprendono le persecuzioni contro i cristiani, sempre più pesanti.

Costantino (306-337). Costantino si faceva discendere da Claudio II il Gotico e si lega al culto accentratore del Sol invictus e di Apollo ottenendo sempre più potere. Nel 312 vince contro Massenzio al ponte Milvo; inizia il governo triarchico con Licinio e Daia. Nel 313 a Milano con un editto rende praticabile la religione cristiana al pari di tutte le altre. Licinio si scontra con Daia sconfiggendolo; si ripristina la diarchia con Costantino e Licinio. Costantino però ottiene sempre più potere e nel 324 diventa imperatore unico sconfiggendo Licinio ad Adrianopoli. Nel 330 inaugura la nuova capitale dell'impero: Costantinopoli, fondata a Bisanzio. La politica estera si basa su un consolidamento dei confini e con brevi scontri con le popolazioni confinanti. Dal 324 Costantino pone il monogramma di Cristo sulle sue insegne per chiarire la sua conversione. Restituisce alla Chiesa i beni confiscati, istituisce il riposo domenicano, riconosce l'immunità al clero, riconosce ai vescovi potere giudiziario; alla stesso tempo fu conciliante col paganesimo a cui vietò solo i sacrifici nel 323. Affermava che solo l'unità della Chiesa avrebbe portato pace all'impero.
Si sviluppa il donatismo (che perseguitava i cristiani che durante le persecuzioni si erano convertiti) e l'arianesimo (più semplificato) che risulterà sconfitto ma si diffonderà lo stesso. Infine diede vita ad un'intensa opera di moralizzazione. Morto nel 337 aveva designato Cesari i figli Costantino II, Costanzo II e Costante e il nipote Dalmazio.

Dinastia costantiniana (337-363). Dalmazio viene ucciso e l'impero diviso in tre parti:

  1. Costantino II ottiene le Gallie, Britannia e Spagna;
  2. Costante ottiene Italia e Africa;
  3. Costanzo II ottiene l'Oriente.

Nel 340 Costantino II muore e Costante si uccide durante una rivolta, favorendo l'ascesa dell'usurpatore Magnenzio. Rimane Costanzo II di fede ariana che instaura una dura linea antipagana e si associa al cugino Gallo che lo aiuta a sconfiggere Magnenzio nel 353. Costanzo II fa uccidere Gallo e nomina Cesare Giuliano che sconfigge gli Alamanni e viene proclamato imperatore dal suo esercito. Costanzo II nel viaggio per arrivare da Giuliano a deporlo muore. Giuliano torna al culto pagano e limita notevolmente i poteri della Chiesa (con un editto del 362 vieta ai cristiani di esercitare la professione di maestri di cultura classica). Muore nel 363 in Oriente lasciando l'Impero alla legioni.

Valentiniano (364-375) e Valente (364-378). Viene designato imperatore dall'esercito Valentiniano che associa il fratello Valente a cui spetta la parte orientale con capitale Costantinopoli, mentre a Valentiniano spetta l'Occidente con capitali Milano e Treviri. Valentiniano adottò una serie di misure che favorirono la plebe urbana e rispettò tutte le religioni presenti nell'Impero. I due imperatori devono affrontare la minaccia barbara: Valentiniano muore in Pannonia e Valente muore nella clamorosa sconfitta di Adranopoli nel 378 contro i Visigoti; l'esercito romano, considerato invincibile, era stato clamorosamente sconfitto. Un figlio di Valentiniano, Graziano era già stato nominato Augusto ancora bambino; l'altro figlio, Valentiniano II viene proclamato imperatore dalla truppe a soli 4 anni.

Graziano (375-383), Valentiniano II (375-392) e Teodosio (379-395). Graziano nomina Augusto un suo generale, Flavio Teodosio e gli affida l'Oriente nel 379. I tre imperatori avviano una politica di cristianizzazione dell'Impero e repressione del paganesimo; nel 381 il Cristianesimo è religione di stato. Continuano le incursioni dei barbari che portano all'uccisione di Graziano, il cui trono viene usurpato da Magno Massimo che portandosi contro Valentiniano II trova la morte nel 388. Lo stesso Valentiniano II viene però ucciso dal suo tutore che fece nominare imperatore Eugenio, favorevole al paganesimo. Teodosio lo sconfigge nel 394. Goti e Persiani rimangono i due principale nemici con cui Teodosio stipula diversi trattati e paci. Alla sua morte lascia il potere ai figli Arcadio (per l'Oriente) e Onorio (per l'Occidente) con tutore Stilicone, un generale vandalo. Si capisce come i barbari avessero ormai intrapreso l'ascesa sociale tramite la carriera militare. Era prassi comune ammettere barbari nei territori dell'impero come coloni per servirsi della loro forza e abilità militare (molti gruppi di Unni si stanziano in Tracia sotto Valente, spinti dai Goti). Teodosio poi col foedus del 382 dava ampie libertà di inserimento ai Goti.

Ultimi imperatori. Arcadio dichiara nemico Stilicone e nomina magister militum Alarico, che dopo aver rotto con Roma invade l'Italia ma viene battuto da Stilicone. In seguito ad una nuova invasione di popoli germanici, Stilicone, abbandonato da Onorio, viene ucciso a Ravenna, nuova capitale dell'impero. Alarico intanto saccheggia Roma nel 410 e prende in ostaggio Galla Placidia, sorella di Onorio. Alarico muore improvvisamente e Galla viene data in sposa al suo successore Ataulfo, che viene ucciso da una congiura nel 410. gli succede Vallia che riconsegna Galla Placidia a Onorio in cambio della creazione del primo regno indipendente “romano-barbarico” in Aquitania nel 418. Galla Placidia va in sposa a Flavio Costanzo proclamato coreggente di Onorio, il cui figlio Valentiniano III alla morte prematura dei due Augusti (Onorio e Costanzo) diventa imperatore ancora bambino guidato dalla madre e dal generale Ezio. Ezio concede la formazione di altri regni romano-barbarici ma si scontra col re degli Unni Attila che mirava a creare un impero barbarico. Nel 451 Attila viene sconfitto a Campi Catalaunici; invade però l'Italia ma sul Mincio si ritira. Intanto Valentiniano III rompe con Ezio e lo fa uccidere ma resta ucciso egli stesso da seguaci di Ezio (455).
Si avvia la dissoluzione dell'impero d'Occidente: diventa imperatore Petronio Massimo che viene ucciso durante il sacco di Roma dei Vandali nel 455 promosso da Genserico. Diventa imperatore Maioriano che verrà poi eliminato. Oreste, magister militum, si ribella all'imperatore Giulio Nepote e nomina il figlio Romolo detto Augustolo. Il barbaro Odoacre batte Oreste e depone Romolo, nel 476 si fa nominare imperatore d'Oriente e re d'Italia.

I regni romano-barbarici. I primi regni autorizzati dovevano rispettare le leggi dell'Impero e fornire servizio militare per Roma; anche dopo l'effettiva caduta dell'impero i barbari conservarono il più possibile le strutture amministrative romane integrandole con le loro tradizioni. Tra i regni più importanti: i Burgundi, i Franchi Salii con Clodoveo (dinastia dei Merovingi), i Visigoti in Spagna, i Vandali in Africa, gli Angli e i Sassoni in Britannia.
In Italia Odoacre ottenne il titolo di rex gentium; l'imperatore d'Oriente Zenone si accorda col re degli Ostrogoti, Teodorico che nel 493 uccide Odoacre. È un periodo fiorente in Italia con la presenza a corte di Cassiodoro e Boezio. Con la morte di Teodorico si arriva alla guerra greco-gotica vinta da Giustiniano nel 553; ma nel 568 l'Italia è invasa dai Longobardi. Molti i segni della continuità romana, tra cui il diritto e la religione cristiana che ormai unificava l'Europa.
In Oriente alla morte di Arcadio gli succede il figlio Teodosio II; fu con Giustiniano però che si risollevò un po' l'eredità di Roma con la conquista dell'Afrcia dai Vandali e dell'Italia dagli Ostrogoti. Inoltre importante il Corpus Iuris Civilis, una raccolta delle costituzioni imperiali, del diritto giurisprudenziale e manuali.

 

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