Prima guerra mondiale storia

 

 

 

Prima guerra mondiale storia

 

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Prima guerra mondiale sintesi

 

LA PRIMA GUERRA MONDIALE

 

TRIPLICE ALLEANZA : Germania, Austria, Italia

TRIPLICE INTESA      :  Francia , Inghilterra, Russia

 

  • La storia dei rapporti fra le potenze che corre fra la fine del 1800 e il 1914 sta a mostrare quanto carica di tensioni sia stata la situazione in Europa.
  • Il fatto che Austria e Germania abbiano avuto un atteggiamento particolarmente aggressivo, in questo periodo, e che abbia provocato lo scoppio della guerra mondiale è stato il risultato di continue disfatte diplomatiche accumulate negli anni.
  • La Germania, inoltre, era particolarmente ansiosa di confrontare la sua splendida macchina bellica di terra contro gli eserciti più deboli dell’Intesa
  • La scintilla, non in alcun modo la causa, che ha dato fuoco alle polveri scoppia a Sarajevo, in Bosnia il 28 giugno 1914 con l’assassinio dell’arciduca Francesco Ferdinando, erede al trono austro-ungarico e sua moglie. (Francesco Ferdinando era il più duro sostenitore delle mire aggressive dell’Austria nei confronti della Serbia)
  • In Austria l’accaduto provoca notevole sdegno e il fatto viene preso come spunto per liquidare la Serbia. La Germania dà a questo progetto tutto il suo appoggio.
  • Il casus belliviene trovato dall’Austria che lancia un ultimatum durissimo alla Serbia: se quest’ultima avesse accettato sarebbe diventata uno stato satellite dell’Austria.
  • Una proposta inglese di mediazione dell’Inghilterra viene seccamente respinta, l’Austria rifiuta ogni compromesso, mobilita il proprio esercito e il 28 luglio attacca.
  • Intanto la Russia, in appoggio alla Serbia, il 30 luglio proclama la mobilitazione generale.
  • La Germania, allora, interviene direttamente e il 31 luglio indirizza alla Russia un ultimatum: deve revocare immediatamente la mobilitazione. La Russia non risponde neppure.
  • Il 1° agosto la Germania dichiara guerra alla Russia
  • La Francia mobilita lo stesso giorno e il 3 agosto la Germania dichiara guerra alla Francia.
  • Sempre il 3 agosto l’Italia fa conoscere la sua posizione di neutralità giustificandola col fatto che la Triplice Alleanza ha scopo difensivo e non bellico.
  • La Gran Bretagna, resasi conto che una vittoria dell’Alleanza avrebbe portato un dominio incontrastato della Germania sull’Europa, decide di entrare in guerra e il 4 agosto dichiara guerra alla Germania.
  • LA PRIMA GUERRA MONDIALE DELLA STORIA ERA COMINCIATA
  • Scendono in campo eserciti immensi alimentati dalla potenza delle industrie belliche moderne e appoggiati da un apparato propagandistico forte come la stampa. Il conflitto dura dall’agosto 1914 al novembre 1918.
  • La Gran Bretagna, con la potenza della sua flotta, contro cui la Germania ha potuto ben poco, riesce a isolare sia Germania che Austria da tutti i rifornimenti di materie prime per l’industria bellica che di prodotti alimentari provenienti dai paesi extra europei. Inoltre ha messo a disposizione degli alleati ingenti capitali sotto forma di prestiti e tutte le risorse immense del suo impero.
  • Gli Stati Uniti, ormai divenuti la prima potenza industriale del mondo, sono stati portati a sostenere il campo antitedesco e anche il Giappone, che entra in guerra il 15 agosto 1914, è contro la Germania e si impadronisce dei possedimenti tedeschi in Cina.
  • Lo scopo della Germania è vincere la guerra, diventare una potenza mondiale e dominare un’Europa rimodellata sotto la sua egemonia. Non valuta, però, le forze che la Gran Bretagna è in grado di mobilitare nel mondo né la ricchezza di risorse del campo avversario.
  • L’imperialismo e il nazionalismo sono diventate ideologie di massa in grado di cementare fra loro categoria sociali fino ad allora in lotta di fronte a problemi di politica. Ogni paese scopre, così, nella guerra la sua missione storica.
  • In tal modo l’annientamento del nemico diventa un servigio al progresso e alla civiltà. Ogni governo fece credere alla propria opinione pubblica di essere vittima dell’aggressione da parte degli altri.
  • La guerra è così sentita come una liberazione.
  • I partiti socialisti di tutti i paesi europei, sino ad allora contrari ad ogni guerra, si mostrano ora a favore. Gli unici contrari sono i socialisti russi, i bolscevichi e il partito serbo ma sono casi isolati.
  • L’inizio della guerra pare confermare le previsioni tedesche: la Germania ha un esercito disciplinato comandato da un corpo ufficiali selezionato e dotato di artiglieria pesante senza eguali. L’Austria ha un esercito ben armato anche se soffriva della sua composizione multinazionale. La superiorità sembrava ovvia.
  • Sul campo opposto la Francia ha un esercito armato di artiglieria leggera superiore a quella tedesca, la Russia ha un esercito male armato e ufficiali con scarsa efficienza tecnica (ma la sua forza è il numero) e la Gran Bretagna ha un esercito di terra ridotto.
  • Tutti i maggiori stati contavano su un conflitto di breve durata. Il fatto è che la Germania contava di tenere l’Inghilterra fuori dal conflitto e di schiacciare la Francia e la Russia in 2 o 3 mesi basandosi sulla forza d’urto delle proprie armate.
  • Le previsioni tedesche, all’inizio della guerra, sembrano confermate.
  • Il 4 agosto l’esercito germanico penetra in Belgio e, dopo averlo travolto, punta su Parigi. Il 3 settembre il governo francese abbandona Parigi e si trasferisce a Bordeaux. L’esercito francese si distribuisce sulle sponde della Marna dove gli viene ordinata una resistenza ad oltranza.
  • Battaglia della Marna 6-12 settembre 1914 (vede impegnati 2 milioni di uomini) arresta lo slancio tedesco e permise una controffensiva francese. I risultati sono di enorme portata: non solo l’esercito francese evita la distruzione ma sfuma anche il piano tedesco di trasferirvi (in Francia) la gran parte delle forze germaniche.
  • Ha ora inizio la guerra di logoramento, segnata dalla costruzione di lunghe trincee.
  • A oriente i russi in agosto tentano una penetrazione in Prussia ma vengono duramente sconfitti nelle battaglie di Tannenberg 27-30 agosto e dei laghi Masuri 8-10 settembre. Ottengono, invece, successi contro gli austriaci che devono evacuare la Galizia. Le sconfitte russe, però, sono importanti in quanto costringono i tedeschi a muovere truppe dal fronte occidentale favorendo la resistenza francese.
  • Alla fine di ottobre, gli imperi centrali, riescono a far entrare in guerra la Turchia. Il fatto costringe l’esercito russo a dividere le forze su due fronti e permette agli imperi centrali di assumere il controllo degli Stretti.
  • Bloccati dalla battagli della Marna i tedeschi tentano di tagliare l’Inghilterra dalla Francia ma non riescono a spezzare la resistenza franco-britannica (battaglia delle Fiandre)
  • Alla fine del 1914 la battaglia sul fronte occidentale ha assunto carattere di battaglia di trincea lungo 800 km dalle Fiandre alla Svizzera. La situazione si stabilizza
  • Tedeschi e austriaci decidono, allora, si sferrare una massiccia offensiva alla Russia che risente in modo drammatico della mancanza di un’industria interna che rifornisca l’esercito di armi e munizioni. I russi vengono respinti fino alla Beresina.
  • Mentre veniva sferrata l’offensiva ai russi, l’Italia dichiara guerra all’Austria. Ma facciamo un passo indietro: dichiarando la sua neutralità, l’Italia, aveva messo in luce due fatti. Il primo era la labile alleanza con l’Austria (il Trentino era ancora sotto il dominio di Vienna) e il secondo che aveva una scarsa preparazione militare.
  • In generale le maggiori forze politiche italiane sono favorevoli alla neutralità: i liberali giolittiani proprio per l’inadeguatezza militare, molti settori dell’industria erano convinti che restando neutrali avrebbero fatto affari migliori, i socialisti esprimono il pensiero operaio e contadino contrario al conflitto, i cattolici sono in genere pacifisti. In più, dichiarando neutralità, l’Italia si era attenuta alla lettera al trattato della Triplice Alleanza (principio difensivo e non offensivo) e quando Germania e Austria dichiararono guerra non interpellarono minimamente l’Italia.
  • Gli unici favorevoli erano alcuni capi del sindacalismo rivoluzionario, i nazionalisti interventisti, ovvero Mussolini e i liberali anti-giolittiani.
  • Dal connubio tra anti-giolittiani e nazionalisti scaturisce una forza che, seppure limitata, riesce a trascinare l’Italia in guerra. Quindi il passaggio dalla neutralità all’intervento in guerra è stato deciso, al di fuori dell’opinione pubblica e del Parlamento, dal Governo con l’appoggio della Corona e dei nazionalisti.
  • Di fatto Salandra, capo del gabinetto, segue una politica di patteggiamenti tanto con gli stati centrali che con l’Intesa. Ma è la logica stessa degli interessi che spinge l’Italia nel campo dell’Intesa. L’Italia ha rivendicazioni verso l’Austria (Trento e Trieste).
  • Il 26 aprile 1915 viene firmato a Londra un trattato in base al quale l’Italia s’impegna a entrare in guerra entro un mese dalla firma. Il trattato, che rimarrà segreto all’opinione pubblica fino al 1917, sostanzialmente prevede:
      • l’annessione del Tirolo cisalpino fino al Brennero
      • l’annessione di Trento
      • Trieste e Gorizia
      • L’Istria fino al Quarnaro esclusa Fiume
      • La Dalmazia
      • Valona in Albania e il protettorato sull’Albania
      • Il Dodecaneso e parte del bottino da spartire dopo la distruzione dell’impero turco
      • Il bacino carbonifero di Adalia

 

  • In fine la Gran Bretagna concede crediti ingenti così, l’Italia, entra in guerra con un duplice obbiettivo: nazionale, per congiungere territori alla madre patria e uno imperialistico perché prevede la conquista di territori stranieri.
  • Il Governo manovra le manifestazioni di piazza che hanno il loro culmine in maggio, le cosiddette “radiose giornate di maggio”, per appoggiare un intervento già deciso. Funzione delle agitazioni era fare da contraltare alle opposizioni delle masse lavoratrici. Acclamati dai nazionalisti sono soprattutto i discorsi di D’Annunzio.
  • Il 23 maggio l’Italia indirizza un ultimatum all’Austria e il 24 entra i guerra contro questa.
  • Si è già detto che gli italiani entrano in guerra proprio mentre i russi subiscono gravi rovesci da parte degli austriaci. L’esercito italiano, sotto il comando supremo di Luigi Cadorna (figlio di Raffaele che aveva guidato le truppe a Porta Pia) gode di una notevole superiorità numerica e soprattutto non è stanco. Manca però di adeguata preparazione.
  • Cadorna ordina una serie di offensive nelle zone dell’Isonzo e del Carso tra la fine di giugno e l’inizio di dicembre del 1915 senza raggiungere alcun reale risultato nonostante il valore della fanteria.
  • Alla fine dell’anno il nostro esercito è in stato di semi collasso.
  • Sul fronte francese gli alleati non facevano passi avanti, i russi restano assediati nelle loro posizioni tra il Baltico e il Dniepr, mentre nei Balcani in ottobre 1915 la Bulgaria entra in guerra a fianco degli imperi centrali aggravando la posizione della Serbia che viene invasa.
  • Il 1915 si chiude nettamente a favore degli imperi centrali anche se gli effetti del blocco navale imposto dagli inglesi cominciava a farsi sentire in modo pesante. Le riserve dell’Intesa, in vista di una guerra lunga, erano decisamente superiori.
  • Il 1916 è contraddistinto da una serie di grandi offensive tedesche sul fronte occidentale, da un’inaspettata offensiva russa e dal tentativo dell’Austria di eliminare l’Italia. Nessuna di queste offensive, però, raggiunge l’obbiettivo di sfondare le linee nemiche arrivando a una vittoria sostanziale.
  • I tedeschi sono convinti di poter infliggere un colpo decisivo alla Francia e il 21 febbraio 1916 attaccano Verdun. I francesi riescono a tenere le linee fino a che, il 22 giugno, per alleggerire Verdun, francesi e inglesi sferrano un attacco durissimo sul fronte della Somme. Per la prima volta gli alleati impiegano carri armati. Il fronte della Somme salva così Verdun.
  • In seguito all’offensiva di Verdun, la Francia sollecita italiani e russi ad offensive per aiutarla. Inizia, così, sul fronte dell’Isonzo la quinta offensiva che, però, non consegue alcun obbiettivo. Anzi, il mancato successo italiano convince gli austriaci che è possibile sferrare un attacco decisivo all’Italia.
  • Il 15 maggio inizia la Strafexepidion (spedizione punitiva contro l’alleato traditore) tra il lago di Garda e il Brenta. Nel corso di questa offensiva gli austriaci catturano Cesare Battisti anche se quest’ultimo è suddito austriaco e quindi viene considerato più che un prigioniero: è considerato un traditore e viene impiccato.
  • Cadorna e Vittorio Emanuele III rivolgono un appello di soccorso allo Zar. I russi il 4 giugno passano all’attacco arrivando fino ai Carpazi meridionali. Un intervento delle truppe tedesche riesce parzialmente a contenere i russi ed evitare la capitolazione dell’Austria.
  • Il successo russo ha due conseguenze: la prima è che induce la Romania ad entrare in guerra a fianco dell’Intesa (agosto 1916) che non riesce, però, a resistere ai tedeschi e viene messa fuori combattimento a dicembre, la seconda, invece, consente all’esercito italiano di passare al contrattacco ad agosto e conquistare Gorizia.
  • La strafexspedition mette a nudo l’impreparazione dell’esercito italiano e ha come contraccolpo la caduta di Salandra. Viene sostituito da un ministero nazionale presieduto da Boselli (giugno 1916-ottobre 1917).
  • 28 agosto 1916 l’Italia dichiara guerra alla Germania.
  • In definitiva anche il 1916 si chiude senza risultati decisivi.
  • I governi di tutti i paesi sono entrati in guerra nella convinzione di una rapida conclusione. Invece, nell’impossibilità reciproca di distruggere gli avversari, gli eserciti si sono attestati su lunghissimi fronti che, a volte restano immobili per mesi e mesi.
  • Le armi, rispetto a quelle usate nelle ultime guerre dell’800, sono nuove e ancora più devastanti: fucili a ripetizione, cannoni, mitragliatrici e uso di gas. Nessuna di queste nuove armi, però, si rivela decisiva.
  • Il prolungarsi della guerra ha avuto decisive conseguenze sia sul piano economico sia su quello politico. Per rifornire gli eserciti l’industria viene mobilitata in modo imponente ma, data la scarsità di manodopera maschile, vengono largamente impiegate le donne. Così la produzione per l’esercito, in tutti i paesi, è fonte di ampissimi profitti per le grandi industrie la cui ricchezza contrasta con la miseria delle masse.
  • Le carneficine senza vittoria né per l’uno né per l’altro mutano profondamente l’orientamento degli spiriti verso la guerra e il suo significato: l’ondata di patriottismo si tramuta nella più amara delle delusioni. Tutti i soldati desiderano ardentemente la fine, al più presto, dello spaventoso massacro.
  • Significative manifestazioni di questo orientamento si hanno sia nel 1915 sia nel 1916 con due conferenze che aspirano a una “pace senza annessioni e senza indennità”. Una specie di ritorno allo status quo ante.
  • Nel dicembre del 1916, Guglielmo II, imperatore di Germania, prende un’iniziativa spettacolare: fa un’offerta di pace. Si tratta di una manovra a scopo propagandistico volta a contrastare l’immagine della Germania come responsabile della guerra. L’Intesa la respinge e afferma che non c’è soluzione se non una vittoria totale sugli imperi centrali. I tedeschi, allora, si propongono di spezzare il blocco navale inglese con una guerra sottomarina illimitata. Ovvero i tedeschi avrebbero colpito senza preavviso tutte le navi, anche quelle dei paesi neutrali.
  • Una simile decisione suona come una minaccia nei confronti degli USA, principale fornitore della Gran Bretagna e della Francia. Infatti la guerra sottomarina illimitata provoca l’ingresso in guerra degli stati Uniti (6 aprile 1917).
  • L’ingresso degli USA ha straordinariamente rafforzato l’Intesa sia finanziariamente che militarmente. Il presidente Wilson dichiara che bisogna mettere fine ai governi autoritari degli imperi centrali anche se, in effetti, gli interessi americani erano non proprio ideologici ma pratici. La guerra sottomarina minacciava i commerci statunitensi coi paesi dell’Intesa e una vittoria tedesca avrebbe rafforzato il capitalismo germanico.
  • L’ingresso degli USA ha un grande valore per l’Intesa anche perché avviene proprio mentre la Russia sta cedendo. La Russia zarista cade sotto il peso della sua arretratezza economica e dei contrasti sociali e politici interni.
  • Nel marzo 1917, a Pietrogrado, scoppia la rivoluzione che provoca la caduta dello varismo e la proclamazione della repubblica. L’esercito russo va rapidamente disgregandosi.
  • I tedeschi, con la guerra sottomarina, sono convinti di poter mettere in ginocchio gli inglesi in pochi mesi ma tale guerra non raggiunge i suoi obbiettivi.
  • In Germania, presa nella morsa del blocco navale, l’opposizione delle masse operaie alla guerra va rapidamente crescendo. Tuttavia, i generali tedeschi, inebriati dal cedimento russo, contano di mettere fuori campo  Francia e Gran Bretagna prima che gli effetti dell’intervento americano si facciano sentire in modo efficace.
  • L’Europa è ridotta ad un immenso mattatoio.
  • In questa situazione, così altamente drammatica, con la rivoluzione russa alle porte, papa Benedetto XV compie un gesto clamoroso: Il 1° agosto 1917 invia una nota ai capi degli stati in guerra in cui deplora “l’inutile strage” e avanza concerete proposte di pace.
  • All’interno dei vari paesi in guerra, in effetti, nel corso del 1917 si fa sentire imponente l’ondata pacifista: le truppe francesi sono stremate e vi sono ammutinamenti e ribellioni e a questo generale malcontento la Francia risponde nel modo più duro (spietate repressioni); in Italia il pacifismo fa passi da gigante anche perché la condotta della guerra del Generale Cadorna, palesemente ispirata al totale disinteresse per la vita degli uomini e dei soldati, suscita un serpeggiante spirito di rivolta.
  • Nonostante l’ingresso in guerra della Grecia nell’estate del 1917 a fianco dell’Intesa, in ottobre l’esercito italiano va incontro ad una bruciante sconfitta: quella sul fronte di Caporetto che sembra segnare la definitiva sconfitta. Le perdite italiane di quei giorni sono di circa 40.000 uomini e circa 280.000 sono fatti prigionieri dagli austro-tedeschi.
  • Cadorna parla di viltà dei nostri soldati ma la disfatta di Caporetto ha comunque ripercussioni violente sul comando supremo: Cadorna viene sostituito dal Gen. Diaz più attento alla psicologia e ai bisogni dei soldati.
  • Ritiratosi sul Monte Grappa, l’esercito italiano, anche aiutato da limitati sostegni franco-britannici oppone una resistenza che non è spezzata. Per sopperire alle numerose perdite di uomini, comunque, si arriva all’arruolamento dei ragazzi del 99. Gli austro-tedeschi sono fermati e devono iniziare il ripiegamento.
  • Il 1917 è in definitiva l’anno in cui le potenze decidono di lottare fino in fondo per la vittoria finale.
  • E’ anche l’anno in cui in Russia (febbraio) finisce lo zarismo. I bolscevichi conquistano il potere nell’ottobre di quell’anno e la loro posizione è chiarissima: la Russia deve uscire da un conflitto che il popolo non vuole. Trattano la pace con i tedeschi che viene firmata il 3 marzo 1918 a Brest-Litovsk.
  • La pace della Russia provoca, a sua volta, quella della Romania il 7 maggio 1918.
  • L’assenza di Russia e Romania permette ai tedeschi di volgere tutte le proprie forze contro il fronte occidentale sferrando attacchi che portano a una serie di brillanti vittorie parziali. Eppure il fronte occidentale non cede e, nel frattempo, gli americani, accelerano l’invio di truppe.
  • I tedeschi sferrano l’ultimo colpo sul fronte della Marna. E’ questa la “seconda battaglia della Marna” dopo quella del 1914. I tedeschi, però, sono esausti ciò permette una controffensiva generale. Francesi, inglesi e americani possono ora contare una superiorità schiacciante di mezzi che infliggerà ai tedeschi una durissima sconfitta che è stata definita “la giornata nera” dell’esercito tedesco. A seguito di ciò Guglielmo II prende in considerazione la possibilità di trattative di pace.
  • Gli alleati, ormai forti della loro superiorità, pretendono la capitolazione totale degli imperi centrali, condizioni che la Germania non intende accettare. La situazione tedesca, però, è ulteriormente aggravata dalle condizioni critiche dei suoi alleati: impero austro-ungarico, Turchia e Bulgaria che capitolerà il 26 settembre 1918. I tedeschi non sono più in condizione di resistere e retrocedendo disciplinatamente sgomberano il nord della Francia e il Belgio occidentale.
  • Mentre la Germania si dibatte in piena crisi interna (si cerca di far abdicare Guglielmo II in quanto Wilson ha una particolare avversione per l’imperatore e il suo sistema politico autoritario, per cercare di avere più opportunità in eventuali trattative di pace… Ma ovviamente Guglielmo II non abdica), la Turchia firma l’armistizio il 31 ottobre 1918 con le potenze alleate e l’Austria si dissolve: a Praga i nazionalisti proclamano la repubblica cecoslovacca, a Zagabria viene costituito la stato iugoslavo e gli ungheresi danno vita a una repubblica indipendente.
  • Il colpo decisivo all’impero ormai in sfacelo viene dato, però, dall’esercito italiano. Il 24 ottobre il gen. Diaz ordina l’offensiva generale e a Vittorio Veneto gli austriaci subiscono la disfatta definitiva.
  • Sotto la pressione della catastrofe militare anche la Germania si sgretola: l’8 novembre a Monaco viene proclamata la repubblica e il 9 anche a Berlino. I socialdemocratici danno vita ad un governo provvisorio presieduto da Ebert e nella notte fra il 9 e il 10 novembre Guglielmo II fugge in Olanda.
  • L’11 novembre 1918 una delegazione tedesca FIRMA L’ARMISTIZIO CON GLI ALLEATI. Pochi giorni prima, il 3 novembre, l’Austria aveva firmato l’armistizio con l’Italia. L’imperatore Carlo abdica dal trono d’Austria e Ungheria e in Austria viene proclamata la repubblica.
  • E’ COSI’ FINITA LA PRIMA GUERRA MONDIALE: il bilancio fra i combattenti era di circa 9 milioni di morti e 20 milioni di feriti gravi e mutilati.
  • L’8 gennaio 1919 il presidente Wilson indica i 14 punti su cui avrebbe dovuto fondarsi la ricostruzione del mondo dopo la fine del conflitto.
      1. Abolizione della diplomazia segreta così da permettere un pubblico controllo sugli accordi internazionali.
      2. Libertà dei mari 
      3. Libertà dei rapporti commerciali
      4. Riduzione degli armamenti all’estremo limite compatibile con la sicurezza interna dei paesi
      5. Politica coloniale più illuminata tenendo conto dei diritti delle popolazioni
      6. Rispetto delle decisioni della Russia in materia politica ed evacuazione dai suoi territori
      7. Restaurazione della piena sovranità del Belgio
      8. Restituzione dell’Alsazia e della Lorena da parte della Prussia ai francesi
      9. Rettifica delle frontiere italiane secondo i principi di nazionalità
      10. Sviluppo autonomo dei popoli dell’Austria-Ungheria
      11. Riconoscimento dei diritti della Romania, Serbia e Montenegro e garanzie per la loro indipendenza politica e economica
      12. Autonomia delle zone non turche dell’impero Ottomano e apertura dei Dardanelli alle navi di tutti i paesi
      13. Creazione di uno stato polacco indipendente
      14. Creazione di una società delle nazioni
  • Wilson era, comunque, portavoce consapevole degli interessi degli Stati Uniti: se queste regole fossero state introdotte avrebbero sancito, in modo spontaneo e naturale, la superiorità e il massimo sviluppo per gli USA.
  • Il 18 gennaio 1919 si apre a Parigi la conferenza di pace: appaiono subito evidenti i contrasti tra gli obiettivi delle potenze vincitrici.
  • I francesi vogliono che la Germania finanzi la ricostruzione del paese distrutto dai lunghi anni di guerra, i capitalisti francesi vogliono espandere la propria influenza in Africa, in Asia e nei territori dell’ex impero turco
  • Gli inglesi, che hanno già raggiunto i loro obiettivi di distruzione della flotta tedesca e loro conseguente eliminazione come concorrenti sui mercati internazionali, si sentono appagati
  • Anche gli USA sono ormai soddisfatti
  • Il trattato di pace, redatto tra Francia, Inghilterra, USA e Italia è firmato il 28 giugno 1919 a Versaille (dove nel 1871 i prussiani hanno proclamato l’impero germanico)
  • La Germania è accusata di essere la vera e unica responsabile della guerra e le clausole principali che le vengono imposte sono:
      1. Riduzione delle forze armate a soli 100.000 uomini
      2. Abolizione del servizio di leva
      3. Riduzione della flotta a un’entità trascurabile per esigenze di difesa costiera
      4. Smilitarizzazione della zona del Reno
      5. Perdita di tutte le colonie e divieto di nuovi acquisti
  • Le perdite territoriali tedesche sono:
      1. Restituzione dell’Alsazia e della Lorena
      2. Cessione di tutte le colonie
  • Le perdite economiche tedesche sono:
      1. Consegna ai vincitori della gran parte della flotta commerciale
      2. Forniture di enormi quantità di carbone per 10 anni
      3. Cessione alla Francia e al Belgio di grandi quantità di bestiame
      4. 132 miliardi di marchi oro a titolo risarcimento danni
      5. Occupazione per 15 anni della riva sinistra del Reno a garanzia del rispetto delle clausole succitate.
  • La pace tra l’Intesa e l’Austria viene invece firmata il 10 settembre 1919 a Saint-Germain, presso Parigi:
      1. L’impero austro-ungarico non esiste più, perde immensi territori (la nuova Austria si ritroverà con un ottavo del territorio originario)
      2. Si formano i nuovi stati di Cecoslovacchia e Iugoslavia
      3. Si ingrandiscono Polonia e Romania
      4. Il Trentino fino al Brennero e l’Istria vanno all’Italia
      5. Si scinde l’Ungheria
  • Il trattato di Trianon, il 4 giugno 1920, fissa le condizioni di pace con l’Ungheria:
      1. I suoi territori perduti vanno alla Cecoslovacchia, Iugoslavia e Romania
      2. E’ condannata a pesanti riparazioni di guerra e a limitare drasticamente le proprie forze armate
  • Il trattato di Neuilly, il 27 novembre 1919, fissa le condizioni con la Bulgaria:
      1. Cessione della Tracia alla Grecia
      2. Cessione della Dobrugia alla Romania
      3. Cessione della Macedonia alla Iugoslavia
  • Assai complessa la pace con la Turchia firmato a Sevres il 10 agosto 1920:
      1. Alla Gran Bretagna va il controllo dell’Iraq e della Palestina
      2. Alla Francia va la Siria
      3. La regione di Smirne va ai greci
      4. Gli stretti, aperti a tutte le navi, cadono sotto controllo britannico
  • Il 28 aprile 1919 nasce la SOCIETA’ DELLE NAZIONI:
      1. Cooperazione fra le nazioni
      2. Non ricorso alla guerra
      3. Relazioni internazionali fondate sui principi di giustizia
      4. Rispetto del diritto internazionale
  • La Società delle Nazioni è così composta:
    • Assemblea a cui partecipano tutti i paesi membri
    • Un consiglio di 9 stati di cui 5 permanenti
    • In caso di contrasti si sarebbe ricorso a una mediazione o a un arbitrato
    • Nessun paese membro avrebbe dovuto ricorrere alla guerra.

 

Fonte: http://www.scicom.altervista.org/storia%20contemporanea/Ginsborg.doc

Autore del testo: non indicato nel documento di origine

 

Prima guerra mondiale storia

 

La prima guerra mondiale

 

Le cause della guerra

Cause politiche

Cause economiche

Cause militari

Cause culturali

Revanchismo francese verso i tedeschi

La rivalità economica e relativa alle colonie tra Gran Bretagna e Germania

La politica militarista delle grandi potenze.

Il diffondersi dell’ideologia nazionalista

Rivalità austro-russa nei Balcani

La necessità, da parte delle grandi potenze di rifornirsi di materie prime e di trovare sbocchi per le loro merci in modo da favorire lo sviluppo commerciale.

La corsa agli armamenti degli stati europei industrializzati.

Le tesi razziste sulla necessità di salvaguardare l’identità nazionale.

Il malcontento delle varie nazionalità all’interno dell’impero austro-ungarico

 

 

L’applicazione del darwinismo alle relazioni internazionali

irredentismi: Italia per Trento e Trieste; la Serbia: per la Bosnia Erzegovina

 

 

 

La crisi dell’impero ottomano

 

 

Gli atteggiamenti favorevoli alla guerra diffusi tra i giovani

La presenza di due blocchi militari contrapposti: la Triplice Intesa e la Triplice alleanza.

 

 

 

 

Primo anno, 1914: dalla guerra lampo alla guerra di posizione

  • attentato di Sarajevo

 

  • mobilitazione russa e dichiarazione di guerra da parte della Germania à scattano i sistemi di alleanza
  • strategia tedesca basata sulla sorpresa à piano Schlieffen (attraversamento del Belgio e del Lussemburgo)
  • l’invasione del Belgio  causa l’inaspettata resistenza del Belgio stesso e l’intervento inglese
  • rapida reazione franco-inglese che mostrano capacità di riorganizzazione degli eserciti à la rapida avanzata tedesca viene bloccata sul fiume Marna, dove si attesta il fronte,
  • l’uso di nuove armi (mitragliatrici automatiche e artiglieria) rende inutili e cruenti i tradizionali attacchi di fanteria, mentre diventano indispensabili i sistemi di difesa: vengono predisposte le trincee.
  • le difficoltà dei tedeschi nel condurre a buon fine l’attacco a occidente è dovuto anche all’aprirsi del fronte orientale, contro i russi (che vengono sconfitti a Tannenberg e ai Laghi Masuri); anche qui si giunge rapidamente ad una guerra di posizione
  • la trasformazione della guerra in una guerra di posizione è dovuta al fallimento del piano Schlieffen ed alla incapacità di elaborare concezioni strategiche nuove: tutti pensano solo ad una rapida guerra di movimento, basata sulla manovra offensiva
  • entrano in guerra la Turchia (con gli Imperi centrali; si aprono i fronti in Medio Oriente; vicende del colonnello Lawrence) e il Giappone (con l’Intesa)
  • Forze schierate: Germania, Austria, Turchia e Bulgaria contro numerose altre potenze; neutrali: Spagna, Svizzera, Paesi scandinavi.

 

Gli schieramenti durante la prima guerra mondiale


Intesa

Imperi centrali

Francia, Inghilterra, Russia
Belgio
Serbia
Montenegro
Giappone
Italia
Romania
Portogallo
Grecia
Stati Uniti

Germania, Austria
Turchia
Bulgaria

Il conflitto si estese agli imperi coloniali delle potenze coinvolte e si ebbero battaglie importanti in
Medio Oriente (attaccati i territori sotto la dominazione ottomana: Mesopotamia, Palestina), Africa (attaccati Camerun, ex colonia tedesca ora sotto Francia e Inghilterra; e Togo, possedimento tedesco) e Oceania (attaccati dal Giappone i possedimenti tedeschi nel Pacifico).
Paesi neutrali

Spagna, Svizzera, Paesi scandinavi

 

Secondo anno, 1915: un anno complessivamente favorevole agli imperi centrali.

L’intervento italiano è l’unico punto a favore dell’Intesa

  • la trasformazione della guerra lampo in guerra di logoramento fa diventare molto importante riuscire a tirare dalla propria parte i paesi neutrali, che con il loro apporto avrebbero potuto aumentare la capacità di resistenza dei due blocchi, affrettare il logoramento del nemico e rovesciare la situazione
  • entra in guerra la Bulgaria e determina il crollo della Serbia
  • l’Intesa continua a subire sconfitte (sconfitta della Russia), suo unico punto a favore è l’intervento dell’Italia
  • Neutralisti e interventisti
  • La maggioranza del Paese è neutralista, ma per l’entrata in guerra sono determinanti la posizione del governo, quella del re e le manifestazioni di piazza:  il governo firma segretamente il Patto di Londra; il re lo avallo contro la volontà del Parlamento; le le manifestazioni di piazza (le “radiose giornate”) spingono l’opinione pubblica verso la guerra.

Come si arrivò alla decisione a favore dell’intervento e alla stipulazione del Patto di Londra?
Il paese era diviso ed erano forti le perplessità sull’intervento italiano (impreparazione militare; scarsi risultati ottenibili). Il governo era in mano a Salandra, succeduto a Giolitti, ed era espressione degli interessi della destra, dei nazionalisti e degli industriali.
Dopo aver intavolato trattative con entrambi i blocchi, si decise ad un certo punto di intervenire a fianco dell’Intesa, che prometteva all’Italia le terre irredente ed anche il dominio su territori non italiani (Dalmazia, Valona, Dodecaneso, colonie tedesche in Africa), cosa che accontentava anche le mire imperialistiche del Paese.
Salandra firmò segretamente il Patto di Londra e quando la notizia venne resa nota, l'opposizione insorse, chiedendo le dimissioni del governo Salandra, che di fatti le presentò. Intanto le manifestazioni di piazza degli interventisti si fecero sempre più minacciose. Il re  - che in base allo Statuto albertino decideva l’entrata in guerra  – mostrò di essere favorevole all’operato di Salandra respingendone le dimissioni e approvando così il Patto di Londra e l'intervento militare. C’è chi ha parlato di una specie di colpo di Stato perché i vertici presero una decisione che andava contro la volontà del Parlamento e della maggioranza del Paese.

  • anche la guerra sul fronte italiano (che ha la forma di una “S”, dal passo dello Stelvio alle foci dell’Isonzo; Carso, Piave, Tagliamento) si trasforma rapidamente in guerra di posizione; esercito male armato, disorganizzato e comandato dall’autoritario generale L. Cadorna.

 

Gli schieramenti in Italia, prima dello scoppio del conflitto


Neutralisti

Interventisti

  • Giolittiani (l’Italia restando neutrale avrebbe potuto trattare con l’Austria, che non aveva interesse all’intervento dell’ex-alleato, e ottenere le terre irredente)
  • la maggioranza del Parlamento (che appoggiava Giolitti)
  • la maggioranza della popolazione
  • Cattolici (motivi morali; non vogliono combattere potenza cattolica come l’Austria)
  • Socialisti (la guerra è provocata dagli interessi delle borghesie imperialistiche); c’è anche Mussolini, che dirige “L’Avanti”, ma che presto passa su posizioni opposte; espulso dal partito, fonda “Il Popolo d’Italia”, schierato per l’intervento
  • parte degli industriali (trarre vantaggi rifornendo entrambi i blocchi belligeranti)

 

  • Liberali di Destra (Salandra e Sonnino: la guerra come occasione per dare una svolta autoritaria allo stato soffocando le crescenti tensioni sociali)
  • Nazionalisti di Destra, nelle file dei quali confluivano studenti universitari, il futurista Marinetti (“Noi vogliamo glorificare la guerra - sola igiene del mondo - il militarismo, il patriottismo, il gesto distruttore del liberatori, le belle idee per cui si muore e il disprezzo della donna”), il poeta D’Annunzio, che organizzarono rumorose manifestazioni di piazza a favore dell’intervento.
  • Interventisti di sinistra (Salvemini, Bissolati, Mussolini), direttore de “Il Popolo d’Italia”): la guerra a fianco dei Paesi democratici dell’Intesa contro i regimi autoritari
  • Sindacalisti rivoluzionari (Corridoni: la guerra avrebbe scardinato l’ordine capitalista e preparato la rivoluzione socialista)
  • Irredentisti (Battisti, Chiesa, Sauro)
  • parte degli industriali (liberarsi dell’eccessiva presenza del capitale tedesco nell’industria italiana e cogliere l’occasione per svilupparsi economicamente e crescere nel prestigio internazionale)

 

Terzo anno di guerra 1916: Verdun, la Strafe Expedition e l’inizio della grande stanchezza

 

  • Gigantesco attacco a Verdun, sferrato dalla Germania dopo aver sconfitto la Russia a oriente; gli anglo-francesi aprono un nuovo fronte sulla Somme per alleggerire quello di Verdun
  • L’Austria scatena la Strafeexpedition contro l’Italia, ma viene bloccata dagli italiani che si impossessano di Gorizia
  • La prospettiva di un lungo conflitto ed il problema dei rifornimenti:
  • La guerra navale della Germania contro il blocco navale inglese che impediva il rifornimento dai porti tedeschi; battaglia dello Jutland; nessun risultato decisivo per i tedeschi
  • La Romania, entrata in guerra a fianco dell’Intesa, viene sconfitta e diventa fonte di approvvigionamento alimentare e petrolifero
  • La prospettiva di una lunga durata della guerra, porta gli imperi centrali a intensificare al guerra sottomarina, per bloccare i rifornimenti ai nemici
  • I sottomarini e le nuove armi usate nella guerra: artiglieria automatica, grandi cannoni (grosse Bertha); armi chimiche; aerei; telecomunicazioni e mezzi motorizzati; carri armati
  • Comincia a diffondersi in tutti i paesi un sentimento di stanchezza e di insofferenza verso la guerra, che si rafforza soprattutto l’anno dopo. I socialisti pubblicano il Manifesto di Kienthal (1916) contro la guerra: “Due anni di guerra mondiale! Di rovine, di massacri, di reazione… Malgrado le ecatombi su tutti i fronti nessun risultato decisivo: né vincitori, né vinti; o piuttosto tutti vinti, cioè tutti dissanguati, rovinati, esausti.”

 

Quarto anno di guerra 1917: la grande stanchezza; Russia e USA

 

  • Si arresta per sfinimento la battaglia della Somme
  • Aprile 1917: ingresso in guerra degli USA (guerra sottomarina e affondamento del Lusitania; tutelare prestiti all’Intesa; tutelare democrazia)
  • Ottobre 1917: defezione della Russia, dove scoppia la rivoluzione
  • conseguenze sul fronte occidentale, cui viene dedicato maggiore impegno da parte degli austro-tedeschi: Caporetto
  • sconfitta dovuta a errori tattici dei comandi à sostituzione di Cadorna con Diaz
  • dovuta anche al clima di sfiducia e disagio, comuni a tutti gli Stati belligeranti, diffuso al fronte e nel Paese (vd. punto successivo).
  • conseguenze sul morale delle truppe, presso le quali si accentua la stanchezza per il logorante e prolungato conflitto di posizione. Cause di questa stanchezza
  • La trincea protagonista della prima guerra mondiale: mancanza di igiene; presenza di cadaveri; panico e attacchi nervosi (“singhiozzo convulsivo”) durante i bombardamenti
  • Anche le condizioni dei civili, con il protrarsi della guerra andarono peggiorando. I civili infatti erano coinvolti nella guerra come i soldati al fronte:  si parla di “fronte interno” per indicare le persone che lavoravano nelle fabbriche per soddisfare le necessità del conflitto.
  • Sviluppo dell’industria pesante e rafforzamento dei poteri dello Stato che esercita un forte controllo sulla produzione facendo venir meno i princìpi liberali (es. il socialismo di guerra in Germania)
  • si rafforzano i poteri esecutivo e militare (formazione di gabinetti di guerra);
  • la propaganda e la censura si esercitano sui cittadini sospettati di disfattismo (il cui rischio cresceva con il protrarsi del conflitto)
  • Tutto ciò porta ad una insofferenza per la guerra di logoramento, che si manifesta in diserzioni, simulazioni di malattie, fughe, insubordinazione e nella nascita di un movimento di opinione contrario alla guerra: l’”inutile strage”; i manifesti di Zimmerwald(1915) e di Kienthal (1916), che condannano la guerra e richiedono una pace “senza annessioni e senza indennità”

 

Quinto anno di guerra 1918:  la conclusione del conflitto

  • Con la pace durissima di Brest-Litovsk (“senza annessioni e senza indennità”), con la quale la Russia perdeva circa un quarto dei suoi territori europei, Lenin riuscì comunque a salvare il nuovo stato socialista e a dimostrare al mondo che la guerra imperialistica si poteva trasformare in rivoluzione: le masse impegnate nella guerra l’avevano infatti interrotta per rovesciare con una rivoluzione lo zarismo e dar vita ad uno stato socialista.

Per rispondere alla sfida di Lenin, e per arginare il pericolo del disfattismo rivoluzionario, gli stati dell’Intesa dovettero a loro volta accentuare il carattere ideologico della guerra, presentandola sempre più come una lotta condotta per la democrazia e per la libertà, rispetto ai princìpi cardine della diplomazia prebellica, secondo la quale gli Stati lottavano anzitutto per ingrandirsi e difendere la propria potenza, come dimostrava anzitutto la Germania.
Il nuovo anno di guerra si apre perciò con il famoso messaggio di Wilson, i 14 punti, che avrebbero dovuto servire di base per le trattative di pace (ristabilire la libertà delle nazioni violata dai tedeschi; restituzioni territoriali; autodecisione dei popoli; istituzione della Società delle Nazioni per savaguardare la pace internazionale).

  • E’ questo il momento più difficile per le forze in campo: la Germania vuole sferrare un estremo tentativo di rivincita sul fronte occidentale, prima che arrivino le forze americane in Europa: è la battaglia del Kaiser, detta così perché vi partecipa lo stesso imperatore. Più tardi vi sarà una seconda battaglia della Marna, che si risolse per i tedeschi in una continua ma lenta ritirata.
  • Ma gli inglesi e i francesi sanno organizzarsi per rispondere all’offensiva ed in ciò avrà un ruolo determinate la decisione di affidare ad un unico comando interalleato (sotto la guida del generale Foch) la difesa.
  • Intanto, in Mesopotamia e Palestina, l’esercito inglese, appoggiato dalla rivolta araba (incitata dagli agenti segreti dell’Intesa contro il dominio turco dietro la prospettiva di conquistare l’indipendenza e l’autonomia al termine del conflitto), riesce a travolgere la resistenza turca. Emerge il colonnello inglese Thomas E. Lawrence, detto Lawrence d’Arabia, uno dei più accesi sostenitori dell’indipendenza araba e che si batté per la creazione di un grande regno arabo in Medio Oriente.

Francia e Inghilterra non rispetteranno i patti alla fine della guerra e si spartiranno il Medio Oriente; la dichiarazione Balfour creerà inoltre forte risentimento negli Arabi.

  • Un colpo molto importante contro gli imperi centrali venne sferrato dall’Italia nella battaglia di Vittorio Veneto, con la quale venne compensata la sconfitta di Caporetto.
  • 4 novembre: armistizio di Villa Giusti (Padova) tra Italia e Austria
  • 11 novembre: armistizio di Réthondes tra Germania e Intesa.

 

Trattati di pace

  • Trattato di Versailles (con la Germania)

La Germania deve cedere

  • alla Francia Alsazia e Lorena;
  • alla Polonia, ricostituita in Stato indipendente, la Posnania, la Slesia e una striscia di territorio, il cosiddetto “Corridoio polacco” che divide in due la Germania, fino a Danzica, dichiarata città libera
  • tutte le sue colonie, in gran parte a Inghilterra e Francia

Inoltre deve:

  • pagare enormi riparazioni per i danni arrecati agli stati dell’intesa
  • consegnare la flotta all’Inghilterra
  • lasciare che per 15 anni la Società delle Nazioni governi il bacino carbonifero della Saar (a oriente della Lorena), con diritto alla Francia di godere delle sue miniere, dopo il qual termine un plebiscito avrebbe deciso dell’assegnazione del territorio alla Francia o alla Germania.
  • Trattato di Sèvres (con la Turchia)
  • La Turchia venne ridotta all’Anatolia
  • La Siria venne assegnata sotto forma di mandato alla Francia
  • Mesopotamia e Palestina, sempre sotto forma di mandati vennero assegnati all’Inghilterra.
  • L’Armenia e l’Arabia furono dichiarate indipendenti
  • Trattato di Saint-Germain (con l’Austria-Ungheria)
  • l’Austria-Ungheria viene smembrata in Austria, Ungheria e Cecoslovacchia
  • i territori italiani (Trentino, Alto Adige e Venezia Giulia) vengono ceduti all’Italia
  • i territori slavi (Croazia, Slavonia, Bosnia, Jugoslavia) vengono ceduti alla Serbia e ne nasce un nuovo stato, la Jugoslavia

Nuova situazione che esce dai Trattati:

  • trionfa quasi dappertutto la democrazia
  • l’Inghilterra riacquista parzialmente quel primato economico che le era stato insidiato dalla Germania
  • la Francia riacquista in Europa il primato militare che la Germania le aveva sottratto dopo la guerra del 1870
  • la Germania perse il Europa il primato politico ed economico che stava conquistandosi a scapito dell’Inghilterra, e uscì dalla guerra fortemente penalizzata,
  • L’Italia, distrutta l’Austria-Ungheria raggiunse quasi del tutto i suoi confini naturali. Tuttavia non fu del tutto soddisfatta nelle sue aspettative (anche perché al momento di stipulare il patto non era previsto il crollo dell’impero Austro-Ungarico: con il suo crollo le cose cambiavano e non si poteva accontentare del tutto l’Italia) e si diffuse il mito della “vittoria mutilata”.

Principali problemi dopo la guerra:

  • Inflazione
  • Rifornimenti di materie prime
  • Riconversione dall’economia di guerra a quella di pace

 

ALTRI PARTICOLARI DA RICORDARE:

  • Successi dell'aviazione italiana: l'eroe Francesco Baracca, caduto in battaglia.
  • Successi della marina: nel dic.1917 due MAS (motoscafi-anti-sommergibili) avevano affondato nel porto di Trieste la corazzata Wien e danneggiato gravemente la Budapest.
  • 11 febbraio 1918: D'Annunzio con tre MAS, entrati nella baia di Buccari presso Fiume, dove sostavano unità militari e mercantili austriache, riuscirono ad affondare un piroscafo (beffa di Buccari).
  • Giugno 1918 : Luigi Rizzo affondò la corazzata di S. Stefano e ne danneggiò gravemente altre due presso l'isola di Premuda.
  • 9 agosto 1918: volo solo dimostrativo di D’Annunzio su Vienna, col quale l’Italia avrebbe affermato “la sua potenza incontrastata sul cielo della capitale nemica”.
  • 1° novembre 1918 : Paolucci e Rossetti, entrati nel porto di Pola, fecero saltare con una mina la corazzata austriaca Viribus unitis.

 

Cartina: L’Europa prima e dopo la Prima guerra mondiale.

Il cambiamento della carta politica dell’Europa dopo la Prima Guerra Mondiale è molto rilevante.

  • Si dissolvono ben quattro imperi (tedesco, austriaco, ottomano e russo), dai quali nascono dei nuovi stati:
  • Dalla dissoluzione degli imperi russo (27),  tedesco (11) e austriaco (13) nascono: Finlandia (5), Estonia (6), Lettonia (7), Lituania (8), e parte della  Polonia
  • Dalla dissoluzione degli imperi tedesco (11) e austriaco (13) nascono Cecoslovacchia (20), Jugoslavia (22), Polonia (10) e Ungheria (21) che si divide dall’Austria).
  • Dalla dissoluzione dell’impero ottomano (ridotto all’Anatolia, 28) nascono:
  • Siria e Libano,, che vengono affidati dalla Società delle Nazioni all’amministrazione della Francia, sotto forma di mandati
  • Palestina, Iran e Iraq (Mesopotamia), affidati come mandati all’Inghilterra.
  • La Germania (10 à 11,9) è la nazione che subisce le minori amputazioni territoriali. Il “corridoio polacco” che l’attraversa sarà però fonte di grandi tensioni nel periodo successivo.
  • L’Austria (13 à 19) risulta invece molto ridotta dal punto di vista territoriale.
  • L’Italia acquista Trento, Trieste, l’Istria, la Dalmazia, la base di Valona in Albania.

L’Italia dopo la Prima Guerra Mondiale

 

Patto di Londra:
terre promesse all’Italia in caso di vittoria
 

Terre ottenute

dopo la 1^ guerra mondiale

Sviluppi 

dopo la 2^ guerra mondiale

Trentino

 

Sud Tirolo (o Alto Adige).

 

Trieste
(già colonia romana, poi sotto i barbari e poi sotto i veneziani, sotto la casa d’Austria a partire dalla fine del 1300 circa)

Nel ‘45 viene occupata per quaranta giorni dalle truppe jugoslave di Tito, col proposito di annettersela. La tengono fino all’arrivo degli angloamericani.

Ne nasce una controversia internazionale che porta alla divisione del territorio circostante Trieste in: zona A (inclusa Trieste) sotto gli angloamericani; zona B sotto gli jugoslavi.

Nel ‘54 si giunge a un accordo definitivo, con cui Trieste torna all’Italia

Gorizia
(città di origine romana, ma sotto la casa d’Austria a partire dal 1500)

La città viene divisa tra Italia e Jugoslavia (che ne ha acquistato i sobborghi orientali).

Istria

Le autorità militari italiane che assunsero il controllo delle province slave (Istria, Dalmazia) le trattarono come terre di conquista, sciogliendo di forza le amministrazioni locali, sopprimendo i giornali, deportando i resistenti e vietando le bandiere nazionali.

Occupata dai partigiani jugoslavi di Tito durante la seconda guerra mondiale, passò alla Jugoslavia nel 1947.

Dalmazia
(Dalmazia = fascia costiera, dai monti Velebit al lago di Scutari)

Ma nel 1920, col trattato di Rapallo, la Dalmazia verrà lasciata alla Jugoslavia, eccetto la città di Zara.

 

Città e porto di Valona in Albania “con un adeguato entroterra”

 

Occupazione italiana dal 1914 al 1920.

Protettorato italiano sull’Albania nel 1917. Indipendente dal 1920, l’Albania risentì comunque dell’influenza italiana: divenuta nel 1920 una repubblica sotto la presidenza di Amed Zogu. Ma questi nel 1938 si proclamò re instaurando un regime dittatoriale. Nel 1939 divenne parte dell’impero italiano. Durante la guerra si formò la resistenza sotto Enver Hoxha e nel 1946 divenne una “repubblica popolare” gravitante nell’orbita sovietica.

Città e porto  di Adalia (Antalya) in Turchia.

No

 

Arcipelago del Dodecaneso (la cui isola più importante è Rodi)

No

Col trattato di Losanna del 1923 (un trattato che sostituiva quello di Sèvres) vengono riconosciute all’Italia le isole del Dodecaneso, già conquistate in occasione della guerra contro la Libia nel 1911-12. Il D. venne restituito alla Grecia nel 1947.

Parte delle colonie tedesche in Africa, in caso di spartizione

No
Si ottengono solo piccole concessioni ai confini delle colonie africane già possedute (Giarabub, un pezzo di Oltregiuba e una rettifica del confine libico-tunisino).

Questo avviene perché Orlando e Sonnino abbandonarono la Conferenza di Versailles per protesta e le decisioni vennero prese in loro assenza. L’Italia, potenza importante per la sua neutralità nei giochi militari che vi erano prima della sua entrata in guerra, a guerra conclusa era diventata una potenza di secondo rango quale effettivamente era.

 

 

 

 

 

 

 

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1914: dalla guerra lampo alla guerra di posizione

  • attentato di Sarajevo
  • mobilitazione russa e dichiarazione di guerra da parte della Germania à scattano i sistemi di alleanza
  • strategia tedesca basata sulla sorpresa à piano Schlieffen (attraversamento del Belgio e del Lussemburgo)
  • l’invasione del Belgio  causa l’inaspettata resistenza del Belgio stesso e l’intervento inglese
  • rapida reazione franco-inglese che mostrano capacità di riorganizzazione degli eserciti à la rapida avanzata tedesca viene bloccata sul fiume Marna, dove si attesta il fronte,
  • l’uso di nuove armi (mitragliatrici automatiche e artiglieria) rende inutili e cruenti i tradizionali attacchi di fanteria, mentre diventano indispensabili i sistemi di difesa: vengono predisposte le trincee.
  • le difficoltà dei tedeschi nel condurre a buon fine l’attacco a occidente è dovuto anche all’aprirsi del fronte orientale, contro i russi (che vengono sconfitti a Tannenberg e ai Laghi Masuri); anche qui si giunge rapidamente ad una guerra di posizione
  • la trasformazione della guerra in una guerra di posizione è dovuta al fallimento del piano Schlieffen ed alla incapacità di elaborare concezioni strategiche nuove: tutti pensano solo ad una rapida guerra di movimento, basata sulla manovra offensiva
  • entrano in guerra la Turchia (con gli Imperi centrali; si aprono i fronti in Medio Oriente; vicende del colonnello Lawrence) e il Giappone (con l’Intesa)
  • Forze schierate: Germania, Austria, Turchia e Bulgaria contro numerose altre potenze; neutrali: Spagna, Svizzera, Paesi scandinavi.

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Il 1915: un anno complessivamente favorevole agli imperi centrali. L’intervento italiano è l’unico punto a favore dell’Intesa

  • la trasformazione della guerra lampo in guerra di logoramento fa diventare molto importante riuscire a tirare dalla propria parte i paesi neutrali, che con il loro apporto avrebbero potuto aumentare la capacità di resistenza dei due blocchi, affrettare il logoramento del nemico e rovesciare la situazione
  • entra in guerra la Bulgaria e determina il crollo della Serbia
  • l’Intesa continua a subire sconfitte (sconfitta della Russia), suo unico punto a favore è l’intervento dell’Italia
  • Neutralisti e interventisti
  • La maggioranza del Paese è neutralista, ma per l’entrata in guerra sono determinanti la posizione del governo, quella del re e le manifestazioni di piazza:  il governo firma segretamente il Patto di Londra; il re lo avallo contro la volontà del Parlamento; le le manifestazioni di piazza (le “radiose giornate”) spingono l’opinione pubblica verso la guerra.
  • anche la guerra sul fronte italiano (che ha la forma di una “S”, dal passo dello Stelvio alle foci dell’Isonzo; Carso, Piave, Tagliamento) si trasforma rapidamente in guerra di posizione; esercito male armato, disorganizzato e comandato dall’autoritario generale L. Cadorna.

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Il 1916: Verdun, Strafexpedition, guerra navale e sottomarina

  • Gigantesco attacco a Verdun, sferrato dalla Germania dopo aver sconfitto la Russia a oriente; gli anglo-francesi aprono un nuovo fronte sulla Somme per alleggerire quello di Verdun
  • L’Austria scatena la Strafeexpedition contro l’Italia, ma viene bloccata dagli italiani che si impossessano di Gorizia
  • La prospettiva di un lungo conflitto ed il problema dei rifornimenti:
  • La guerra navale della Germania contro il blocco navale inglese che impediva il rifornimento dai porti tedeschi; battaglia dello Jutland; nessun risultato decisivo per i tedeschi
  • La Romania, entrata in guerra a fianco dell’Intesa, viene sconfitta e diventa fonte di approvvigionamento alimentare e petrolifero
  • La prospettiva di una lunga durata della guerra, porta gli imperi centrali a intensificare al guerra sottomarina, per bloccare i rifornimenti ai nemici
  • I sottomarini e le nuove armi usate nella guerra: artiglieria automatica, grandi cannoni (grosse Bertha); armi chimiche; aerei; telecomunicazioni e mezzi motorizzati; carri armati

 

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Il 1917: la defezione russa e l’ingresso degli Usa nel conflitto; la stanchezza per la guerra

  • Si arresta per sfinimento la battaglia della Somme
  • In tutti i paesi si diffonde la stanchezza per la guerra: l’”inutile strage”
  • Aprile 1917: ingresso in guerra degli USA (guerra sottomarina e affondamento del Lusitania; tutelare prestiti all’Intesa; tutelare democrazia)
  • Ottobre 1917: defezione della Russia, dove scoppia la rivoluzione
  • conseguenze sul fronte occidentale, cui viene dedicato maggiore impegno da parte degli austro-tedeschi: Caporetto
  • sconfitta dovuta a errori tattici dei comandi à sostituzione di Cadorna con Diaz
  • dovuta anche al clima di sfiducia e disagio, comuni a tutti gli Stati belligeranti, diffuso al fronte e nel Paese (vd. punto successivo).
  • conseguenze sul morale delle truppe, presso le quali si accentua la stanchezza per il logorante e prolungato conflitto di posizione. Cause di questa stanchezza
  • La trincea protagonista della prima guerra mondiale: mancanza di igiene; presenza di cadaveri; panico e attacchi nervosi (“singhiozzo convulsivo”) durante i bombardamenti
  • Anche le condizioni dei civili, con il protrarsi della guerra andarono peggiorando. I civili infatti erano coinvolti nella guerra come i soldati al fronte:  si parla di “fronte interno” per indicare le persone che lavoravano nelle fabbriche per soddisfare le necessità del conflitto.
  • Sviluppo dell’industria pesante e rafforzamento dei poteri dello Stato che esercita un forte controllo sulla produzione facendo venir meno i princìpi liberali (es. il socialismo di guerra in Germania)
  • si rafforzano i poteri esecutivo e militare (formazione di gabinetti di guerra);
  • la propaganda e la censura si esercitano sui cittadini sospettati di disfattismo (il cui rischio cresceva con il protrarsi del conflitto)
  • Tutto ciò porta ad una insofferenza per la guerra di logoramento, che si manifesta in diserzioni, simulazioni di malattie, fughe, insubordinazione e nella nascita di un movimento di opinione contrario alla guerra: l’”inutile strage”; i manifesti di Zimmerwald(1915) e di Kienthal (1916), che condannano la guerra e richiedono una pace “senza annessioni e senza indennità”

 

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Schema riassuntivo: Il 1918: la conclusione del conflitto.

  • Brest-Litowsk. La posizione di Lenin (trasformare la guerra in rivoluzione) accentua il carattere ideologico del conflitto à i 14 punti di Wilson
  • Sforzo supremo, ma vano, della Germania, prima che arrivino le truppe Usa sul suolo europeo (Battaglia del Kaiser)
  • Parallelo sforzo supremo delle potenze dell’Intesa che si affidano a un comando interalleato
  • Avventura di Lawrence in Oriente
  • Vittoria italiana a Vittorio Veneto, che riscatta la sconfitta di Caporetto

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La sconfitta fu dovuta essenzialmente ad errori tattici dei comandi italiani, in particolare del generale Luigi Cadorna (i Cadorna – Raffaele, Luigi, Raffaele –, famiglia di militari italiani, li troviamo in varie vicende italiane: Raffaele1, Risorgimento, presa di Roma, 1870; Luigi, 1^ GM,  Caporetto; Raffaele2, 2^ GM, 1944-45, Corpo volontari della libertà)
In seguito al pericolo corso dal paese in questa circostanza, si crea tra i partiti “l’unione sacra” e paradossalmente i soldati ritrovano motivazione in una guerra che è diventata di difesa del paese dalle truppe che lo invadono;
Cadorna viene sostituito con Diaz: 1) trattamento più umano della truppa, 2) miglioramento della strategia e 3) uso della propaganda per motivare i soldati (promessa di terre ai contadini e stimolo a percepire la guerra come guerra ideologica, ovvero guerra democratica contro l’autoritarismo degli imperi centrali).

Il mandato, secondo un articolo del Patto della Società delle Nazioni, consiste nel riconoscere alcuni territori come “provvisoriamente indipendenti, purchè i consigli e gli aiuti di un mandatario guidino la loro amministrazione fino a che saranno capaci di condursi da sé”.

Il mandato, secondo un articolo del Patto della Società delle Nazioni, consiste nel riconoscere alcuni territori come “provvisoriamente indipendenti, purchè i consigli e gli aiuti di un mandatario guidino la loro amministrazione fino a che saranno capaci di condursi da sé”.

Nel contesto delle vicende slave si inserisce anche la questione di Fiume che si comprende alla luce del fatto che nel dopoguerra è cambiata sostanzialmente la geopolitica della zona ai confini orientali dell’Italia.
La città di Fiume (in Croazia) non rientrava tra le annessioni previste dal Patto di Londra perché si pensava che dovesse restare come sbocco al mare per un impero austro-ungarico che sarebbe uscito ridimensionato dalla guerra. Il crollo di quest’ultimo fece cambiare la situazione: non si volle che Fiume fosse annessa alla Jugoslavia e perciò l’Italia la rivendicò. Nell’ottenere Fiume, la Jugoslavia ebbe però dalla sua parte le potenze internazionali:

  • L’America di Wilson, che – consapevole della debolezza italiana che non poteva fare a meno degli aiuti economici e finanziari degli Stati Uniti – optò per la cessione di Fiume alla Jugoslavia, in modo che questa potesse avere uno sbocco al mare in quella zona dell’Adriatico;
  • Francia e Inghilterra che volevano impedire un predominio dell’Italia nell’Adriatico.

La città venne dapprima presieduta da truppe interalleate; e poiché scoppiarono dei disordini, gli Alleati stabilirono di allontanare le truppe italiane dalla città.

  • Questo fatto suscitò tra i nostri nazionalisti un vero e proprio scoppio d’indignazione e D’Annunzio iniziò la famosa marcia di Ronchi, con cui entrò a Fiume e vi proclamò un governo provvisorio per circa un anno (1919).
  • La questione di Fiume fu poi ripresa con il Trattato di Rapallo (Giolitti, 1920) che la riconosceva come città indipendente
  • Con il Trattato di Roma (Mussolini, 1924) Fiume veniva in parte annessa all’Italia
  • Caduto il fascismo, dopo la II guerra mondiale, Fiume tornò alla Jugoslavia.

 

 

Fonte: http://digidownload.libero.it/davide.cantoni/Filosofia%20e%20storia/Storia%20CONTEMPORANEA.zip

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